I migliori fotoreportage di novembre
Tanta “letteratura antologica” e qualche ricorrenza di calendario non proprio solare dipingono novembre come un mese tetro, cerniera tra un ottobre “vino e castagne” e la gaiezza natalizia di dicembre. Eppure l’undicesimo mese dell’anno è un ottimo alleato per le migliori scampagnate: non fa né troppo caldo, né troppo freddo; il foliage regala spettacolari scenografie naturali e la luce autunnale rimanda i colori più brillanti e nitidi. Devono pensarla così anche i nostri Fotoreporter, che ci suggeriscono questo mese luoghi da percorrere zaino (e reflex) in spalla. Cominciamo dalla nella frazione di Borgo Faiti nel comune di Latina, dove si trova il parco museo della Piana delle Orme, dedicato a oltre cinquant’anni di storia italiana del Novecento. Il parco si sviluppa in un’area di oltre 30000 mq su di un terreno ricavato dalle bonifiche pontine. L’ideatore di questo luogo è stato l’imprenditore agricolo Mariano De Pascalis, che dopo anni di raccolta di materiale agricolo, bellico e ludico, ha fondato il museo nel 1997. La visita nel parco museo si svolge per settori: nel primo settore si può vedere com’è iniziata la bonifica delle paludi pontine, i mezzi agricoli impegnati, la vita nei campi, gli attrezzi manuali, gli abiti da lavoro dei contadini e altri oggetti della vita quotidiana di quel periodo. Nel secondo settore dedicato alle guerre del Novecento, si possono osservare le attrezzature usate sia nella prima sia nella seconda guerra mondiale, i camion, i carri armati, i cannoni, l’abbigliamento militare, il tutto posizionato ad arte come in una scena di un film.
E se non è un luogo da film anche il meraviglioso borgo di Dolceacqua! Il nome è già di per sé un’ode (si pensa che sia stato ispirato dal torrente Nervina le che scorre placidamente accanto), poi si resta abbagliati dallo splendore di un gioiello medievale a metà tra il mare e la montagna. Il paese ha origini romane e nel tempo ha conservato la sua originaria bellezza. Dalle appassionate parole dell’autore del fotoreportage: “Entrando nel paese lo sguardo si fissa sul ponte un arco di pietre tipico del medioevo, che fa da cornice al Castello, situato sulla parte più alta del paese come a proteggerlo dalle incursioni nemiche. Attraversando il ponte, ci si immerge nei vicoli nei carrugi del paese, dove il silenzio la fa da padrone, i locali ed i negozi sembrano non essere cambiati nel tempo e tutto sembra rimasto fermo a quel tempo che cavalli e cavalieri attraversavano il paese per raggiungere la vicina via del sale, la Provenza e il mar ligure. Le stradine acciottolate, percorrono tutto il paese fino ad arrivare al Castello”. Ma altre sorprese attendono il “viandante” sensibile che si attarda a contemplare Dolceacqua, come fece il pittore Monet alla fine dell’Ottocento.
Se invece appartenete a quel genere di escursionista più “ruspante”, che va a nozze quando riesce ad unire alla piacevole passeggiata un momento di ragguardevole ristoro, perché non concedersi una sana photowalk fra i vigneti del Brunello? Brunello, com’è noto, è il secondo nome di Montalcino. Il Castello Banfi organizza proprio di queste passeggiate fotografiche a ingresso limitato (gratuito) dove è stato possibile fare un giro i filari di vite ed ammirare il signorile maniero, che spicca sui dolci declivi della Val d’Orcia, terra generosa di olio e di vino. Sia benedetta la Toscana!
Quest’ultimo pensiero deve essere venuto in mente perfino al Santo Padre, dato che ha scelto di recarsi, proprio in questo periodo, a Prato. Papa Francesco torna nella città laniera ben 30 anni dopo la visita di Giovanni Paolo, rendendo orgogliosa una gran folla di pratesi, che sin dalle prime ore del mattino si è raccolta lungo tutto il percorso dallo Stadio Lungobisenzio a Piazza Duomo. La giornata del pontefice è trascorsa a ritmo serrato, toccando i vari punti cruciali della città: Piazza San Marco, dove ha salutato i malati e i disabili; Piazza Santa Maria delle Carceri, colma di giovani reduci dalla veglia di preghiera, fino a raggiungere Piazza Duomo gremita da una folla festante. Dopo aver ricevuto il saluto da tutte le più alte cariche cittadine, si è recato all’interno della Cattedrale di Santo Stefano per rendere omaggio alla Sacra Cintola della Madonna e poi, dal pulpito di Donatello, ha pronunciato il suo discorso alla piazza. Bergoglio ha tuonato, com’è nel suo ruolo e nel suo stile, contro la corruzione e lo sfruttamento del lavoro nero; tema questo molto sentito a Prato, data la composizione del suo tessuto sociale, urbanistico e produttivo. Tutta la città si è stretta attorno alle parole e all’energia positiva di questo umile, ma risoluto, servo di Dio.
Immaginate una coperta di lana, della grandezza di circa un metro quadro. Immaginate che sia diviso in quattro quadrati con temi diversi, ricamati tra loro con un filo rosso. Immaginate anche che questa lana sia molto colorata, ogni quadrante un turbine di tinte vivaci. Ora prendete una città: Brescia. Prendete nello specifico uno dei suoi cuori pulsanti: Piazza Vittoria. Quella coperta che avete con voi, stendetela a terra. E vedrete che a quella coperta se ne aggiungeranno altre, ricamate da donne bresciane. E poi altre ancora, ricamate da altre donne della provincia. E altre ancora, ricamate da altre donne d’Italia, d’Europa, del mondo. Quella piccola coperta è diventata adesso una enorme coperta, stesa su tutta la piazza, che dà un senso di calore e protezione. Quelle coperte di lana ora diventano voci, voci che crescono, sempre più unite nell’affermare un deciso NO! Contro la violenza che tutte le donne del mondo sono costrette ogni giorno a subire solo per il fatto di nascere donna in questo mondo. Questo è il progetto “Viva Vittoria”, creato appositamente per la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, nato circa nove mesi fa per iniziativa di cinque donne bresciane: Cristina Begni, Silvia Lumini Patrizia Fratus, Simona Romele e Cristina Ghidini. Quello che questa esemplare iniziativa vuol far passare è un messaggio, molto semplice nella forma quanto complicato e doloroso nell’applicazione: una donna maltrattata si sente una donna sola contro tutto e tutti, ma non è così. Si può trovare il coraggio di denunciare. Di ribellarsi. Di tornare a vivere.
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Commenti (3)
Diana Cocco (Senior) scrive:
marivodo (Senior) scrive:
Bravo Luciano Auguri
MAURY54 scrive:
Con un pò di ritardo.
Grazie Luciano, i tuoi commenti, danno un tocco in più ai nostri “lavori”
Buon 2016 a tutti