I migliori fotoreportage di ottobre
Venezia, come Venere, nasce dal mare, vive sul mare e il mare, un giorno, se la riprenderà. La Serenissima ne era la regina incontrastata e le sue imbarcazioni lambivano le più lontane coste conosciute. Ne è passata di acqua sotto le migliaia di ponti dei calli e il capoluogo veneto si ritrova museificata nel suo ristagnante presente e perennemente offesa dagli inchini delle maxi-crociere nel bacino di San Marco. Nello spirito di rilanciare l’immagine di una Venezia d’eccellenza, la Venice Hospitality Challenge coinvolge in una regata otto grandi yacht, ciascuno abbinato ad uno degli hotel più in vista della centro lagunare. Immersi in un’atmosfera che ricorda molto quella che si respira al Palio di Siena, i lussuosi panfili hanno rinverdito, in gara, la vocazione marittima del luogo, come moderni paladini pronti a domare i flutti e a cavalcare il vento.
La colonna vertebrale della nazione si è formata durante il periodo medievale e il pensiero subito rimanda alla frammentazione in comuni dell’Italia centro-settentrionale; in effetti l’età “di mezzo” non passa tradizionalmente per i borghi e i castelli Mezzogiorno. Per riappropriarsi del suo ruolo, parte di una storia parallela e complementare, a Napoli quest’anno è stata organizzata una manifestazione, di sapore essenzialmente rinascimentale, per rievocare i tempi in cui la città partenopea era capitale del Regno delle Due Sicilie. Un grande corteo storico, partito dal Maschio Angioino e passando per piazza del Plebiscito, ha sfilato lungo via Toledo, via Medina, piazza Municipio per rientrare poi nel cortile del Castello. Il corteo comprendeva la sfilata di dame, tamburini, sbandieratori, armigeri e di sette cavalieri rappresentanti i sette Sedili (istituzioni amministrative dell’epoca) che componevano il Consiglio di Napoli nell’epoca aragonese. La rievocazione si è poi conclusa con una grande giostra di cavalieri all’ippodromo di Agnano.
Ben venga ogni iniziativa che ricordi quanto la storia di Napoli sia estremamente complessa; una stratificazione di epoche diverse con un groviglio di radici sotto il tufo, prima che la semplicistica contemporaneità affoghi tutto in un eterno presente.
“Chi dimentica il proprio passato non ha futuro”, saggezza di popolo. Per questo è ancora più meritevole il lavoro di recupero della memoria dei lavori antichi, realizzato da un pugno di amici fotografi di Valvasone Arzene, quando il paese era ancora arricchito dalla presenza di botteghe artigiane che avrebbero chiuso i battenti da lì a poco. Dalle parole dell’autore:
“A quel tempo c’erano ancora mestieri che profumavano di manualità: il bottaio (botàr), il casaro, il calzolaio (cjaliàr), il fabbro (favri), il mugnaio (mulinàr), il falegname (marangon) e il contadino (contadìn) sono foto di quel tempo, alcuni protagonisti non ci sono più neanche come persone che possano raccontare il loro lavoro, lavori che in questo modo oramai non fa più nessuno.
Ho completato la serie di foto con due scatti che rievocano ormai lavori di quei tempi, ma eseguiti ai giorni nostri nelle rievocazioni storiche dove , con nostalgia, vengono rappresentati, così vi propongo anche l’arrotino (gùa) e l’impagliatore (impajador di cjadreis).”
Valvasone ed Arzene si sono fusi insieme in un unico comune; che sia un preludio al ritorno di forme di lavoro più a misura d’uomo e di società? L’artigiano ha l’arte nelle mani e un rapporto viscerale con la propria terra.
Altri devoti alla fotografia raccontano attraverso le immagini i propri luoghi. “Segni di Terra”, sulla stessa falsariga, è il titolo della mostra allestita presso la nuova sede della Camera di Commercio Industria Artigianato ed Agricoltura di Foggia. Organizzata e curata dal circolo fotoamatoriale “Foto Cine Club Foggia”, attivo sul territorio sin dal 1969, la vetrina espone 44 scatti d’autore che illustrano artisticamente uno dei territori più interessanti del Sud Italia. La Capitanata, con i paesaggi agrari del Tavoliere e dei Monti Dauni; quelli costieri del Gargano e dei laghi di Lesina e di Varano; dalle manifestazioni religiose in onore di San Michele Arcangelo, patrono della Provincia di Foggia, ai riti della Settimana Santa di alcuni suoi comuni, dai prodotti della terra e del mare alle specialità tipiche della cucina locale.
Rimaniamo in Puglia per assistere al rito della benedizione degli animali fuori la Parrocchia di Santa Fara a Bari, in occasione della festa di San Francesco d’Assisi, santo protettore appunto degli animali. Momenti del genere ci ricordano che siamo chiamati, dal tempo della Genesi, a prenderci cura e responsabilità degli animali, come fossero i nostri fratelli minori. Loro, gli animali, sapranno ricambiarci nell’affetto, come e più di tanti uomini senzienti Se ancora non siete convinti, assistete ad una dimostrazione delle Unità Cinofile da Soccorso: ne uscirete con il cuore cambiato.
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Commenti (1)
Diana Cocco (Senior) scrive: