One Billion Rising a Firenze

Nel mondo, saranno un miliardo le donne vittime di maltrattamenti, abusi, violenze fisiche e psicologiche. Un miliardo! Una su tre! Statistiche da capogiro… e un forte senso di vergogna verso quella che si fa fatica a chiamare “Umanità”. Ma se altrettante donne che all’”Umanità” ci credono ancora lanciassero un segnale preciso, forte e gioioso? Il corpo che reagisce muovendosi, e muovendosi danza, e danzando rivoluziona? Il flashmob “One Billion Rising” ha fatto tremare il pavimento del mondo unendo un miliardo di donne in un’unica coreografia mondiale. E Firenze non è stata a guardare, sprigionando calore, energia, sorrisi e occhi vivi, tra frullati di bolle e labbra giganti. Perché le vittime silenziose di questa piaga non devono essere dimenticate.

Nikolajewka

Così come non vanno dimenticati i piccoli grandi avvenimenti che si perdono nelle pieghe del mantello della Storia. A qualcuno suggerisce qualcosa questa parola: Nikolajewka? È un nome da documentario che evoca Seconda Guerra Mondiale, freddo di Russia, un eroico generale italiano che su un carro armato sfonda una linea dell’Armata Rossa e fa ripiegare le sue truppe verso l’Italia, prima che il gelo micidiale si chiudesse su di loro… a San Giovanni Lupatoto 70 anni dopo rimangono vecchie scarpe e lettere di giovani soldati… le ultime. E un monumento ai caduti. E la dignità e fierezza della memoria.

Museo del Sottosuolo a Napoli

Una piccola memoria, ancora lasciata dalla guerra più sanguinosa, rifulge anche in uno dei punti più nascosti di Napoli.
Tra le tante similitudini che hanno cercato di dipingere la città partenopea non ci sembra sacrilego paragonarla anche ad un’enorme soffitta, uno scantinato, un bugigattolo dove la Storia ha ammassato e continua ad ammassare cataste di sé. Una città millenaria che porta pressate sulla pelle testimonianze di epoche diversissime, offrendo uno straordinario colpo d’occhio di suggestioni, che fermentano e prendono vita grazie al vitalismo dei suoi cittadini. E alla Napoli visibile, quella dei vicoli, della linea del mare e della magnificenza di palazzi, chiese e monumenti, fa da contrappeso una Napoli invisibile, sedimentata nei secoli ma altrettanto suggestiva. Così capita che un antico acquedotto sotterraneo sia diventato ricovero e rifugio di tanta gente durante l’ultimo conflitto mondiale, quando i bombardamenti tentarono di sbriciolare uomini, cose e resistenze. Ora quelle tracce di vita persistente tornano a galla come bolle d’aria, dando luogo ad un museo del sottosuolo da visitare, contemplare e percepire. Perché anche qui, come in ogni pietra della città porosa, si sente vibrare un’anima.

La danza del Drago a Prato

Altre epoche… altri anni andati… un altro anno che viene!
A Prato si è svolto il capodanno cinese sotto le fiammanti spoglie dell’emblematico dragone! Il nobile mostro, antagonista feroce di mille favole e leggende, ha inaugurato l’Anno del Serpente in quello che è stato un momento di grande partecipazione e condivisione, sia per i pratesi che per la comunità cinese, da tempo enclave stabile del tessuto della città laniera; culture diversissime tra di loro che tendono ad integrarsi attraverso il rispetto e la curiosità, rimuovendo le inevitabili diffidenze.

Chiesa addobbata con agrumi a Vico del Gargano

A proposito di favole, passo a raccontarvene una “gustosa” e colorata: c’era una volta un posto nascosto sopra un verde promontorio che si allarga nel mare, dove una volta all’anno le facciate delle case e i balconi si riempiono per magia di limoni e arance profumatissime, colorando di tinte vivaci il paesello in onore del Santo Protettore, che protegge sia il lavoro nei campi, sia – e soprattutto – gli innamorati. Per arrivare alla statua del Santo in piazza si può passare nel “vicolo del bacio”… e si dice che il succo di questi agrumi in quei giorni diventi filtro d’amore… Ok, non è una favola, è Vico del Gargano in occasione di San Valentino: un luogo talmente reale da essere fantastico.

Infiorata di Noto

Quando anche essere fantastici non basta, Noto esagera e come da tradizione srotola il suo più bel tappeto regale: un’infiorata che taglia in due il centro storico e saluta la primavera. Come varia l’inclinazione dei raggi solari, la lussureggiante e barocca città si comporta da tavolozza, rimandando le sue migliori sfumature.

 
© Riproduzione Riservata
 

Nessun commento

Lascia un Commento