Ci sono angoli della città di Napoli che, di volta in volta, fanno scoprire realtà sconosciute nel loro incanto, ma, soprattutto, esemplari unici per il loro valore storico.
È quello che accade nel Museo del Sottosuolo, presso la cui sede, domenica 10 febbraio, si è svolta una “mattinata culturale”, frutto della fattiva collaborazione delle Associazioni Culturali Terramia e La Macchina del Tempo.

E proprio, come in una vera e propria macchina del tempo, si è partiti alla scoperta di una cavità che, nata come acquedotto dell’antica Neapolis, racconta la quotidianità del popolo napoletano durante la seconda guerra mondiale.

A pochi metri dalla superficie, ci si immerge, scalino dopo scalino, in suggestivi e immensi spazi, allestiti con lucerne ad olio, pipe in terracotta utilizzate da cavamonti e pozzari, cocci di anfore impiegati per prelevare l’acqua dalle cisterne, frammenti di mattonelle napoletane, piatti, macchina per cucire e, quanto altro facesse parte del quotidiano: tutti reperti di scavo, privi di spiccato valore artistico, ma carichi di fascino, intrisi di storia, ricolmi di “racconti di vita”.
Percorrendo i vari ambienti, si avverte il respiro di una vita passata ma ancora perennemente presente, una vita percepibile attraverso le scritte, i disegni sui muri, segni incisi da chi viveva in questo luogo e da cui si leggono testimonianze di religiosità, di ironia, di usi e costumi, ma anche di angoscia e dolore da parte di chi abitava nel cuore della terra.

È un viaggio a ritroso nella storia, un viaggio che racconta di superstizioni, di fede, di storia, di emozioni, di paura. Paura per i bombardamenti, emozioni di dolore per le morti di quella tragedia, una tragedia che, tuttavia, portava a reagire per restare vivi e ad opporsi a quell’ammasso di macerie, a quei lanci di bombe che causavano morti e distruzione nella città “della superficie”, la città parallela a quella “del sottosuolo” e, nel contempo, lacerazione dell’anima di coloro che restavano e vivevano nell’altra città parallela , quella “del sottosuolo”.

Inevitabilmente il connubio tra le due “diverse Napoli”: la Napoli del sottosuolo parallela alla Napoli della superficie, era forte, allora, come ora.
Due città parallele: una Napoli visibile, quella urbana, ed una Napoli invisibile, quella del sottosuolo. Un mondo sotterraneo sviluppatosi parallelamente a quello urbano incrociando vicende storiche e leggendarie e unite da un forte legame: la “Napoli del sottosuolo”, silenziosa, buia e la “Napoli della superficie”, caotica, abbagliante, dirompente, entrambi così apparentemente distinte, entrambi così pienamente accomunate dalla stessa vitalità, dalla stessa memoria, una memoria che, emerge, preponderante, dal silenzio del sottosuolo.

È un’immersione in un mondo che fa parte di sé stessi, della propria storia, delle proprie radici, in un mondo che non è solo un luogo fisico, quanto bensì un luogo dell’anima e della memoria.

Le foto, riguardanti ambienti del Museo del Sottosuolo, sono state scattate durante la “mattinata culturale” promossa dalle Associazioni Culturali Terramia e La Macchina del Tempo.
Sono in programma nuove iniziative culturali concordate da dette Associazioni.

 
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Commenti (5)


  1. Un museo che ben conosco… come descriverlo meglio? Leggendo il fotoreportage mi è sembrato di percorrere di nuovo quei cunicoli.


  2. Grazie Rosy per l’apprezzamento :)
    Percorrere quei cunicoli è straordinario, è come sentire ancora la vita che si viveva e che, inevitabilmente, fa parte di ognuno di noi.

    A presto, ciao ;)


  3. che interessante reportage – brava e ottime foto viste le condizioni di luce


  4. Grazie Diana, solo ora leggo il tuo commento.
    A presto :)
    Maria

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