I migliori fotoreportage di dicembre
Potete scommetterci che Roma nun farà la stupida stasera, se ci pensano ad animarla gli Stornellatori Romani. Questo gruppo propone genuini spettacoli all’insegna della romanità più verace, con scene allegre, beffarde, rissose e passionali. In scena donne prorompenti e uomini di presenza, con la sfacciataggine tipica del trasteverino DOC coevo del Rugantino. L’accento è ovviamente posto sulle famosissime canzoni popolari, conosciute in tutta Italia grazie a interpreti della romanità del calibro di Claudio Villa, Gabriella Ferri, Nino Manfredi. L’eccellente cura dei costumi e degli ambienti trasporta immediatamente gli spettatori ai tempi della Roma papalina, seduti in una locanda con i coltelli conficcati sotto il tavolaccio.
Il torrone è un dolce blasonato; non a caso si presenta con qualche mese d’anticipo rispetto alla tradizionale pasticceria che occuperà le nostre tavole ora che si avvicina il Natale. A Cremona, patria delle sue nobili origini, è garantita una corposa scorpacciata durante una simpaticissima manifestazione di artisti di strada. All’ombra dell’austero Torrazzo si esibiscono giocolieri, equilibristi, mimi, intrecciatori di palloncini, musicisti… tutti rigorosamente “randagi” e a cappello. “Sgranocchiare” eventi del genere fa bene al cuore e non mette in pericolo i denti.
Anche Foggia rende omaggio al suo cavalleresco passato contaminando il presepe vivente con il Medioevo. Ci si ritrova così catapultati in pieno XIII secolo, all’epoca del “fanciullo di Puglia” (puer Apuliae) Federico II, coltissimo imperatore che ha sempre prediletto il Tacco d’Italia imprimendo strabilianti segni del suo passaggio. Vengono così rievocati nella rappresentazione della Natività la corte imperiale, l’antico mercato, sfilate di cavalieri ed esibizioni di danze orientali, retaggio di quel sangue svevo-saraceno che da secoli fluisce nelle arterie del capoluogo dauno.
Un altro presepe di rilievo, di impianto tradizionale, viene allestito nella Pieve di San Pietro a Lecore di Signa. Si tratta di un brulicante presepe meccanico costruito con oltre 200 scatole di gelato, assemblato con pazienza per due mesi. Dedicato quest’anno alla Madonna di Lourdes, invita il visitatore a lanciare uno sguardo oltre la nebbia delle proprie vicissitudini quotidiane, che intorbidiscono anima, pensieri e comportamenti. Anche se sconfortati, non serve a nulla lasciarsi andare; e basta trovare la volontà di alzare la testa per scorgere, oltre quella mefitica coltre di grigio, la luce misericordiosa di Dio.
A Natale cala inevitabilmente quel pizzico di dolce malinconia… quando iniziamo a sentirci di nuovo bambini, anche se bambini non lo siamo più da un pezzo. Prima possedevamo occhi e cuore semplici e, nel calore della famiglia, si aspettava qualcosa di magico che sarebbe sceso dal cielo nel freddo della notte. Gesù Bambino… o quel simpatico signore vestito di rosso carico di regali. L’eterna favola di Natale è rappresentata a Prato in una mostra organizzata a favore dei bambini più sfortunati, affetti da disabilità; sono presenti fumetti, installazioni e illustrazioni ad opera di artisti di diverso calibro (fino al leggendario Bruno Munari). L’ispirazione di un lungo sogno dickensiano, a lieto fine.
Come a lieto fine è il sogno di un bambino di Caltanissetta, che ci ha creduto per anni con impegno, forza e tenacia. Il piccolo Alfonso Torregrossa a 4 anni fu fulminato da un’esibizione di arti marziali; una folgorazione irrimediabile, tale da spingerlo, con grande volontà e all’insaputa dei genitori, ad andare ad allenarsi a Palermo il pomeriggio dopo la scuola. Fu l’inizio della sua gavetta nel mondo dello ju jitsu, costellata da allenamenti massacranti affrontati con spirito di sacrificio e dedizione, seguendo i più stretti dettami del Bushido. Una lunga strada che lo ha portato ad essere proclamato Soke, capo scuola ufficiale della sua disciplina.
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peiro:
Bel reportage Diana, grande partecipazione di Donne. Saluti...
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