A Bari, sabato 9 e domenica 10 ottobre 2021, nel Teatro Duse, direttore artistico Mia Fanelli, è stato interpretato il personaggio di Artemisia Gentileschi, la pittora, la più grande pittrice del 1600, dimenticata ma riportata alla luce nel 1916 dallo storico dell’arte Roberto Longhi con il suo saggio Gentileschi padre e figlia.

Il monologo teatrale su Artemisia Gentileschi è stato scritto ed interpretato da Monica Angiuli con la regia di Lino De Venuto, regista, attore e autore teatrale. Nel monologo la vita di Artemisia è raccontata come l’incontro inanimato tra questa grande pittrice del 1600 ed una donna in visita ad una mostra dedicata all’artista. Le loro anime si incontrano, sono vicine ma non si vedono. Mentre la donna si addormenta, Artemisia prende vita, rivive i momenti più importanti del suo passato e scopre cose che la riguardano, post mortem Suam.
Il padre Orazio Gentileschi, pittore toscano che con la sua famiglia si era trasferito a vivere a Roma, riconosce in Artemisia grandi attitudini e qualità artistiche e acconsente ad Agostino Tassi, detto lo ”smargiasso”, che si era proposto, di insegnarle la prospettiva architettonica e paesaggistica. In seguito all’efferato stupro di Agostino Tassi, Artemisia sarà considerata anche donna di facili costumi, subirà gravi soprusi dalla gente del tempo e sarà torturata, col metodo della Sibilla (pur essendo vittima) in tribunale.

A questo punto l’attrice Monica Angiuli con la sua drammaturgia inizia la storia di Artemisia Gentileschi che poi diventerà icona del femminismo del nostro tempo. Il monologo è impreziosito di proiezioni e sonorizzazioni sulle pareti interne del teatro realizzate da Gino Portoghese. Hanno partecipato come personaggi video l’attrice Cristina Angiuli nel ruolo di Tuzia Medaglia e l’attore Michele Santomassimo nel ruolo di Agostino Tassi. Le voci registrate erano di Leo Lestingi, Anna Maria Damato, Aldo Fornarelli, Lino De Venuto e la stessa Monica Angiuli. Per l’audio e per le luci Maurizio Sarubbi.

Monica Angiuli, attrice, autrice del testo ma anche pittrice dopo aver terminato la sua brillante performance si è rivolta al pubblico per ricordare il momento storico che stanno vivendo le donne afghane con queste parole: ”In questi due giorni di spettacolo su Artemisia Gentileschi, pittrice seicentesca, donna impavida, talentuosa che lottò con tutta se stessa per i suoi diritti civili, il mio umile pensiero è corso alle donne afghane. Io vivo del mio lavoro di artista che mi consente di esprimere le mie più intime emozioni. So fare questo nella vita. Mi è incomprensibile immaginare la mia esistenza al di fuori del teatro e della pittura. Dedico la mia fortuna, nella condizione di individuo libero, e il mio monologo teatrale, a queste donne, oltraggiate nella persona e nell’anima. A loro, con tutto il mio cuore, giunga questa energia.”.

 
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