Vittorio Feltri in un suo recente editoriale cita Torre Annunziata come terreno fertile per il radicamento della camorra, in quanto sinonimo di miseria, disoccupazione, cattiva amministrazione, debolezza sociale, rassegnazione e mancanza di coraggio. L’articolo è permeato da un malcelato razzismo che scalfisce i valori costituzionali di uguaglianza, rispetto, solidarietà, scrupolosamente trasmessi dalla Scuola alle giovani generazioni; impone però una approfondita riflessione, perché è l’ennesima volta che personaggi affermati indicano Torre come esempio di mafiosità.
Limitarsi a reagire orgogliosi e indignati sarebbe semplicistico ed improduttivo. Bisogna piuttosto domandarsi perché Torre nell’immaginario collettivo è diventata l’equivalente di mafia. Forse perché i suoi buchi neri, ampiamente pubblicizzati dai mass media, sono tanti e tali da non essere nemmeno equilibrati dalle sue stelle, troppo poche e magari costrette ad emigrare per esprimere il loro talento.
Ma proviamo ad esaminare le accuse di Feltri alla nostra città, che innanzitutto sarebbe affetta dalla “miseria”. Sicuramente il giornalista ha complessivamente esagerato, ma non possiamo negare che Torre sia una città povera: una città ricca non ha quartieri come il Quadrilatero, tante saracinesche abbassate, strade in condizioni pietose. Il tasso di “disoccupazione” è veramente alto. La “cattiva amministrazione” è palese a partire dalla raccolta differenziata dei rifiuti. La “debolezza sociale” è altrettanto evidente.
La “rassegnazione” e la “mancanza di coraggio” meritano qualche parola in più. Ho l’impressione che il direttore del Giornale, in linea di massima, abbia ragione, ma noi gli diamo torto perché, vivendola, non ci rendiamo conto delle reali condizioni della città; perché siamo un popolo che si abitua a tutto, si “rassegna” appunto, si adagia sul chi me lo fa fare e, se qualcuno ha il “coraggio” di agire, tenta di annientarlo come cointeressato, carrierista, pazzo, sognatore.
Forse sbaglio ma in questi ultimi anni è cambiata una sola cosa: l’efficace intervento di Magistratura e Forze dell’Ordine, guarda caso dirette da forestieri. Per il resto: la politica si ciba solo di poltrone, poltroncine e megaprogetti mai realizzati; l’imprenditoria non coglie al volo la crisi della camorra per estendere l’economia legale; professionisti e commercianti sono prigionieri dei loro affari, di cui lamentano la flessione per il crollo dei redditi criminali; le organizzazioni dei lavoratori languono con pigrizia nei loro distacchi sindacali; la Scuola accetta supinamente dirigenti che non assicurano una presenza costante; la Chiesa stessa appare remissiva, mentre potrebbe condannare pubblicamente i camorristi, come cruenti peccatori, e assumere il ruolo di aggregatore sociale attorno ad un serio progetto per una svolta di mentalità e per una concreta azione di rinnovamento… Si potrebbe continuare, ma il concetto è chiaro, ovviamente con le dovute eccezioni per ciascuna categoria.
Allora è tutto perduto? No, affatto! C’è la Torre onesta e laboriosa, ci sono associazioni, imprenditori, professionisti, lavoratori, sportivi, preti, adulti e ragazzi impegnati… Le energie positive sono numerose, ma attualmente sono ignorate, più che valorizzate. Ci sono anche politici preparati ed onesti ora penalizzati nella corsa elettorale a causa del clientelismo imperante… Manca però il “coraggio”, di unirsi, di assumersi la responsabilità di liberare la città dall’etichetta di “antimateria” sociale, di dimostrare che Torre può diventare come Como.

 
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