“Ricordare Raffaele Pastore, giovane imprenditore ucciso dalla camorra quattordici anni fa perché si rifiutò di pagare il pizzo, per una nuova stagione di cultura e legalità”: recita così l’invito al convegno organizzato dall’Assessorato alla Politiche Sociali del comune di Torre Annunziata.

Un incontro che si svolgerà a Palazzo Criscuolo, martedì 23 novembre, alle ore 16:00, per ricordare chi non si è piegato alla criminalità organizzata e, anziché la politica del silenzio ha scelto quella della denuncia.

Raffaele Pastore, un piccolo commerciante di mangimi, fu ammazzato il 23 novembre del 1996, dopo che si era rifiutato di ritirare una denuncia sporta per racket contro un camorrista.

Aveva  35 anni quando, quella tragica sera, due uomini con il volto coperto da passamontagna entrarono nel negozio e spararono contro lui e l’anziana madre, che riportò soltanto alcune ferite alle braccia. La pistola calibro 7,65 usata dai due killer lasciò per terra dieci bossoli, a testimonianza di quella enorme tragedia, l’ennesima, che si era appena consumata nella città oplontina.

“Un lavoro pulito eseguito da killer professionisti. I sicari non pronunciano una parola. Il loro messaggio è affidato ad una pistola calibro 7,65. Un passante carica i due feriti sulla sua auto e raggiunge l’ ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Antonietta Auricchio è stata ferita alle braccia. Non è grave. Il figlio muore poco dopo l’ arrivo in ospedale. Scattano subito le indagini. Si recupera il fascicolo aperto nel ‘ 94 quando Pastore – sposato con due figli di sette e due anni – bussò alla porta della polizia per denunciare un tentativo di estorsione. All’ epoca, Torre Annunziata era il regno incontrastato del boss Valentino Gionta, il camorrista accusato di essere il mandante dell’ omicidio del giornalista Giancarlo Siani, ucciso 11 anni fa. Fu proprio un uomo di Gionta a minacciare Pastore: “Se vuoi stare tranquillo devi darci 50 milioni”. Il commerciante non si arrese davanti a questo ultimatum e si rivolse alla polizia. Grazie alle sue indicazioni, fu arrestato Filippo Gallo di 32 anni”: riportò il quotidiano la Repubblica all’indomani dell’omicidio.

E martedì, in memoria di quella giovane vita spezzata, la città ricorda un suo figlio, ucciso per rompere il muro di omertà che, troppo spesso, viene eretto intorno alla questione racket e usura.
“La cultura per sconfiggere la Camorra”, è questa il titolo del convegno a cui parteciperanno la moglie del commerciante, Beatrice Pastore, le autorità locali e i responsabili delle associazioni ALILACCO SOS, Libera e Casa della Solidarietà.

 
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