Pochi giorni fa gli studenti dell’Isa De Chirico hanno presentato un loro documentario sulla Strage di Sant’Alessandro del 1984. La pregevole opera è il ritratto della città attuale, la perenne lotta fra la vita e la morte, cadaveri disseminati fra cui ogni tanto può sbocciare un fiore.

Da un paio d’anni per fortuna il sangue non sgorga più a fiotti, ma all’osservatore attento non può sfuggire il subdolo “stragismo” che tuttora invade i vicoli e il Canalone. Forse sbaglio, ma vedo aleggiare su Torre una cappa che soffoca, fino allo strangolamento, il talento, il presente, il futuro, i sogni dei nostri ragazzi.

Chi sono questi “stragisti di anime”? Tutti quelli che hanno la responsabilità di guidare la città, in particolare coloro che hanno costituito un gruppo di potere che unisce settori della politica, della classe dirigente, della Chiesa: hanno deciso che Torre merita solo ed esclusivamente assistenzialismo ed hanno abbandonato ogni piano di sviluppo. L’assistenzialismo provoca clientelismo e immobilismo, i peggiori nemici che una città possa vantare.

La Magistratura e le Forze dell’Ordine hanno ridimensionato la piaga camorristica, con la loro penetrante attività di repressione, mentre le istituzioni centrali e periferiche sono ancora assenti sul piano della prevenzione, della creazione di posti di lavoro, di strutture sociali di sostegno alla famiglia, alla scuola, ai ragazzi.

Nell’impedire il ritorno del crimine organizzato, nel combattere il clientelismo, nel diffondere una cultura di crescita, può svolgere un ruolo determinante la società civile, che si sta risvegliando dopo anni di torpore: si moltiplicano intatti le iniziative degli associazioni già esistenti, dai Salesiani al Circolo Professionisti e Artisti, alla sezione Cultura del Circolo Oplonti a…, ma soprattutto le più giovani Radio Nuove Voci, Caffè Letterario, Amaci, le scuole sportive… colorano di nuovo i nostri muri.

Scarseggia però la cultura del fare, la capacità di tradurre le parole in fatti. La stessa esperienza della “Barca dei Saperi” comincia a soffrire di mancanza di carburante. Il Gruppo è nato nell’assoluta indipendenza da partiti e istituzioni, nella dichiarata esclusione di sbocchi elettorali, con l’essenziale partecipazione degli studenti, ma, pur avendo svolto una funzione seria e costante, ha scoperto di non disporre delle energie sufficienti per attuare le decisioni adottate nelle pur affollate assemblee pubbliche.

Le persone per discutere ci sono, e vanno ringraziate per la loro disponibilità, ma solo pochissimi si ritrovano al momento di agire. Occorre un ampio movimento non solo di coscienze, ma di coscienze attive, che facciano, sappiano fare. A Torre siamo pieni di idee e progetti, ma quasi nessuno è diventato realtà.

Ecco perché lancio un appello a tutti gli abitanti del territorio che abbiano voglia di dedicare qualche ora alla settimana alla comunità. Mi rivolgo innanzitutto agli studenti, ai giovani, non solo per la loro voglia di vivere e cambiare, ma anche perché hanno dimostrato di essere la parte migliore della società: negli ultimi quindici anni, a livello scolastico e associativo, hanno prodotto almeno il 90 % dei saperi della nostra zona, fra l’indifferenza e l’immobilismo di noi adulti, presi dai nostri egoismi e dai nostri traffici.

Ragazzi, adulti, vi chiedo ancora uno sforzo! La Primavera di Torre è iniziata!

 
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