Nel Museo della Fotografia del Politecnico di Bari, il 21 marzo 2016, giorno della primaverauniversita che ha coinvolto tutte le università italiane, si è inaugurata la mostra fotografica di Vincenzo Castella.

Nelle 24 immagini dell’Area Metropolitana di Bari, che fanno parte della pubblicazione ”Metropoli Terra di Bari – tradizione e innovazione – 2009 – Piano Strategico BA2015”, sono fotografate le città di Andria, Bari, Bitonto, Gioia del Colle, Giovinazzo e Polignano a Mare.

Vincenzo Castella ha osservato e “bloccato” nei suoi scatti le città della terra di Bari viste dall’alto, posizionandosi sul faro di San Girolamo a Bari, sui campanili delle chiese, sui terrazzi e sui balconi di palazzi pubblici e privati per evidenziarne la mappatura, il tessuto urbanistico, l’evolversi del territorio con i suoi cambiamenti degli ultimi anni dove le architetture di epoche diverse si amalgamano e si contrastano tra loro, sia nei dettagli sia nelle vedute d’insieme.

Scrive Vincenzo Castella: ”…Gli uomini non si accorgono di tutte le immagini contenute nella città e non si accorgono completamente di quello che (in se stesse) sta accadendo”.

La mostra è accompagnata da un testo del direttore artistico del Museo delle Fotografia del Politecnico di Bari Pio Meledandri, che spiega: “Gli scatti rappresentano l’analisi visiva di un grande Fotografo operata su un territorio in divenire, un insieme vivo di elementi, di particolari, di contrasti, una miscela che si trasforma e trasforma la nostra percezione degli oggetti e dello spazio, in un modo per noi consapevole e inconsapevole al tempo stesso.

Non appena ho parlato a Vincenzo Castella di questo progetto, durante l’estate del 2008, ne è stato entusiasta.
A settembre dello stesso anno siamo andati insieme su per terrazzi di abitazioni che ne sovrastavano altre, per scale logore di campanili di chiese, evitando batacchi, reti metalliche e tiranti di acciaio, per “guardare” dall’alto i paesaggi deittici delle città, a riconoscere i segni delle affinità, delle mescolanze e delle dispersioni di identità.

L’artista misura la città che si disegna, autodefinendosi, alle luci uniformi. La luce provoca deboli ombre, forme intersecate di cromatismi che sempre più si assomigliano, di volumi e di simboli che si ripetono e si moltiplicano. Insomma viste da lontano le città spesso si somigliano nelle loro analogie, come tanti multipli che si sviluppano e crescono in autonomia”.

Info:
Museo della Fotografia – Politecnico di Bari
Ogni mercoledì dalle ore 10 alle ore 13 e dalle 16.30 alle 19.

 
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Commenti (2)


  1. Una visione urbanistica e mediterranea dei nostri paesi . :-)

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