Orecchiette a mano, antico mestiere
A Bari, più precisamente nel borgo antico, resiste ancora un vecchio mestiere che veniva tramandato da madre a figlia: la produzione della pasta fresca, fatta in casa.
Delle “piccole imprese familiari”, residuano poche massaie che producono la “pasta a mano”; dopo aver assolto le fatiche della casa utilizzando una tavola in legno (la spianatoia) amalgamano semola, acqua e sale e poi spianano l’impasto; fatto questo imprimono le varie forme al panetto ottenuto: “schiaffoni”, “fusilli” ma soprattutto “orecchiette”.
Passeggiare nelle vie del borgo antico è anche vedere la pasta color oro, fatta a mano e stesa al sole ed al vento, su spianatoie di legno coperte da veli, proprio davanti alle abitazioni delle “produttrici” che intenzionalmente vogliono attirare l’attenzione dei viandanti, curiosi ed affamati che sanno di poter assaggiare un prodotto genuino fatto solo di semola ed acqua.
Una domenica mattina, di buon’ora, alla ricerca di antiche tradizioni, nei vicoli e corti di “Barivecchia”, in Strada Arco Basso, ho incontrato Angela, 56 anni, che – senza problemi di mettersi in posa davanti alla mia cam – mi ha raccontato con fierezza di produrre la “pasta a mano” dall’età di 8 anni.
Le hanno tramandato il mestiere la mamma e la nonna. Gran parte della sua produzione di orecchiette, normali o integrali e di svariate misure, Angela la vende a prezzo di € 5 al chilo e, orgogliosa di essere oggetto della mia attenzione, mi ha permesso di scattarle queste foto mentre era intenta nel suo “lavoro”, spiegandomi dettagliatamente i vari passaggi.
Obbligatorio è stato chiederle anche la ricetta per le orecchiette.
Ingredienti per quattro persone: 400 grammi di farina di grano duro, acqua tiepida e sale.
Aggiungere l’acqua tiepida sulla farina versata a fontana sulla spianatoia e aggiungere un po’ di sale.
Dopo aver lavorato gli ingredienti per dieci minuti fino a quando all’interno si saranno formate delle bollicine (si dovrà ottenere una pasta piuttosto soda e liscia), si copre il panetto con un panno umido e si lascia riposare per mezz’ora.
Si strappa una piccola quantità di massa per poi farla rotolare sotto il palmo delle mani, sino a trasformarla in un bastoncino, a sua volta spezzettato realizzando tanti piccoli gnocchi (quanto l’unghia di un mignolo); utilizzando la punta rotonda di un coltello ed esercitando una leggera pressione ogni gnocchetto viene schiacciato e trafilato o meglio ancora trascinato: di qui il loro nome in vernacolo “strascinat”.
Questa magistrale tecnica fa si che la pasta costituente l’originario gnocco, curvandosi e rovesciandosi all’indietro, produca sull’altro lato una gobbetta ben accentuata, tipica della orecchietta. Terminata l’azione meccanica, lasciare asciugare le orecchiette, possibilmente con la gobbetta verso l’alto, per almeno qualche ora prima di cuocerle.
Categorie: Antichi Mestieri e Botteghe Artigiane.
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peiro:
Bel reportage Diana, grande partecipazione di Donne. Saluti...
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peiro:
bel reportage, grande partecipazione di donne, ciao Diana...
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Diana Cocco:
Ciao Giovanni...
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peiro:
Grazie Diana...
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Diana Cocco:
Già, sentiremo...
Commenti (9)
Rossella De Amici scrive:
Bravissima Diana, un argomento molto interessante e appetitoso, che simpatica la signora!
Io non mi cimento, sono uno strazio in cucina
PAOLA ADAMI scrive:
arte culinaria molto interessante, ma anch’io come Rossella sono un po’ negsata
MARIO1964 scrive:
Slurp !!!
lindor scrive:
interessantissimo! l’estate scorsa in Puglia assistetti anch’io ad una “lezione di orecchiette” … mi sono portata a casa la farina ed ho provato a farle… difficilissimo strascinarle con il coltello… l’ho fatto fare a mio marito con i suoi due pollicioni erano buone comunque… la semola pugliese è ottima!
Stefyb67 scrive:
Beh, ragazze/i, noi non ci proviamo, però se le fa qualcuno che le sa fare, le mangiamo volentieri, vero?
Cosimo Altomare scrive:
Gli “strascinati” da me a Molfetta si fanno in casa regolarmente e questa usanza non è per niente in disuso. Naturalmente col ragù o con le rape. Personalmente li preferisco con le rape, acciughe e peperoncino
Momi scrive:
Molto interessante, una vera arte
peiro scrive:
weiii ragazzi!!!, qua stiamo parlando di cucina pugliese,famosa nel mondo!
grande diana.
Diana Cocco (Senior) scrive:
che dirvi? non mi aspettavo tanti “graditi” commenti
io personalemnte non mi ci sono mai cimentata – sono africana io hihhhhahhiiiiii
però chi viene a casa mia le troverà…ormai conosco Angela e le vado a comperare da lei…..@ Mino…anch’io le preferisco con le rape, acciuga e un po’ di olio santo….. buona domenica a tutti
@ mariuuuzzzz tu ne sai qualcosa delle orecchiette di Angela, vero?
oggi domencia mangerò orecchiette col ragù