La storia di Marcella, ragazza diversamente abile costretta a rinunciare a usufruire della stazione della Circumvesuviana di Trecase perché è stata chiusa e murata la rampa col montascale, riporta alla ribalta il problema delle barriere architettoniche nella città oplontina e in tutto il territorio vesuviano.

“Il problema maggiore è che ancora troppe poche persone denunciano le difficoltà che devono affrontare quotidianamente” – afferma Adelaide Lara, presidente dell’associazione Arci – ‘Nei giardini che nessuno sa’ che da anni opera al fianco delle persone diversamente abili -. Parlando coi nostri ragazzi, molti dei quali con difficoltà motorie, viene fuori uno scoramento generale e molti rinunciano a far sentire la propria voce perché pensano che ogni tentativo di far valere i propri diritti sia inutile e vano. Basta pensare che quando, anni addietro, facemmo abbattere le barriere che vietavano l’accesso sì ai motorini, ma anche alle carrozzelle dei disabili nella villa comunale, trovammo chi contestò il nostro gesto e ci criticò pubblicamente!”

E’ giusto dire che molto, negli ultimi tempi, è stato fatto in città per ridurre i disagi delle persone che devono per forza di cose spostarsi sulla sedia a rotelle: marciapiedi con scivoli, aree di sosta riservate, oltre che numerose iniziative ricreative organizzate dall’assessorato alle Politiche Sociali con l’ausilio di associazioni di volontariato.

Resta, purtroppo, da arginare la cultura, ancora toppo diffusa, del “far finta di non aver visto”: quella che spinge molti a parcheggiare l’automobile nelle aree di sosta riservate alle persone con handicap o in prossimità degli scivoli, o a esibire falsi permessi di sosta pur di usufruire di un servizio destinato ad altri.

 
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