Radio NuoveVoci: gli speaker pronti ad autotassarsi pur di continuare la loro missione radiofonica alla luce della legge Romano sulle web radio.

Quello che appare il vero fiore all’occhiello della città oplontina, la web radio NuoveVoci,  rischierebbe di chiudere i battenti se ad animarla non fossero un gruppo di ragazzi mossi da un istancabile entusiasmo e dalla sana voglia di farcela a tutti i costi.

Il decreto del ministro Paolo Romani sui servizi media audiovisivi, che prevede tutta una serie di norme sulle web Tv e le web radio, metterà in crisi il ramo del settore comunicazione che, nell’era informatizzata di internet, sta spopolando sul web con migliaia di emittenti che, soprattutto a livello locale, sono diventate una potente risorsa per il territorio.

Un provvedimento – ancora allo studio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che si dovrà esprimere il prossimo 25 novembre – indirizzato principalmente ai nuovi gestori dei siti web con servizi televisivi o radiofonici che non dovrebbe riguardare le piccole realtà di internet, ma solo le emittenti che svolgono un’attività assimilabile a quella delle altre piattaforme. Nello specifico a quelle con una programmazione settimanale maggiore di 24 ore, anche se in due regolamenti sono state cambiate le cose.

E, data la confusione e ancora ruota intorno alla questione, non si placano le polemiche che hanno raggiunto anche il Parlamento.

Nello specifico, si impone alle emittenti web di presentare una dichiarazione di inizio attività e di versare all’autorità competente una somma che varia dai 750 ai 1500 euro. Cifre assurde per chi lavora nelle web radio che, per la maggior parte, sono portate avanti da associazioni senza fini di lucro e che si reggono soltanto grazie all’impegno di volontari e giovani interessati a far sentire la propria voce e a vivere un’esperienza comunitaria.

“Quella della Agcom è una presa di posizione forte: regolamentare web-radio e web-tv. In rete sono in tanti che si stanno mobilitando in chiave polemica verso questa nuova fase dell’etere ma, sinceramente, non si tratta di un passo completamente sbagliato. Da un lato, infatti, si attesta l’importanza che queste realtà hanno raggiunto in questi ultimi anni; dall’altro occorre tenere presente che con la dichiarazione di inizio attività si entra a far parte, in qualche modo, anche in una sfera imprenditoriale che a volte è necessaria se si vuole garantire longevità a questi progetti e non semplice occasionalità” – commentano i responsabili della web radio oplontina.

“Sicuramente è un provvedimento a danno di chi, di punto in bianco, vorrà cominciare ad approcciarsi con questo nuovo mondo della comunicazione e che troverà dinanzi un ostacolo che potrà sembrare insormontabile. Non bisogna dimenticare però che in rete c’è chi ha approfittato di questi mezzi per campagne elettorali o diffamazioni libere da qualsiasi controllo delle authority – continuano – Qualcosa andava fatto, forse si è sbagliato il criterio di catalogazione meramente suddiviso in web-radio e web-tv lineari e non. Dietro questi due termini esistono milioni di microrealtà che andrebbero regolamentate in maniera diversa e con oneri burocratici e fiscali meno gravosi”.

“Per quanto riguarda Radio Nuovevoci – aggiungono – questo provvedimento non ci spaventa più di tanto: continueremo a fare radio, più di prima e meglio di prima. Non ci preoccupa autotassarci, del resto è quello che facciamo da quattro anni per portare avanti questo nostro sogno che ogni anno coinvolge centinaia di nuovi giovani del territorio.”



 
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Commenti (1)


  1. Per le diffamazioni ci sono già delle apposite leggi con cui difendersi,
    creare questi nuovi balzelli e adempimenti burocratici è del tutto incomprensibile, si dovrebbe andare piuttosto verso la direzione di incentivare tali attività, non creare inutili ostacoli!

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