Festa patronale di Maria SS. del Soccorso con la “Processione del Paradiso”
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A San Severo, in Provincia di Foggia, ha avuto luogo, in data 22 ottobre 2011, la processione di San Severino abate che è partita poco dopo le ore 18:30 dall’omonima chiesa, al termine della Santa Messa solenne presieduta dal vescovo della locale diocesi mons. Lucio A. Renna. Tale evento religioso si è posto alla conclusione dell’anno giubilare severiniano (23 ottobre 2010 – 23 ottobre 2011), indetto in questa città dell’Alto Tavoliere in occasione del XVI centenario della nascita del santo stesso, avvenuta nel 410 d. C.
Insieme alla Madonna del Soccorso (di cui si tiene la festa patronale principale nei giorni attorno alla terza domenica di maggio) e a San Severo Vescovo (festeggiato il 25 settembre), San Severino abate è il patrono della città principale dell’Alto Tavoliere. Qui il santo abate, vissuto tra il 410 e l’8 gennaio 482 d. C., viene festeggiato due volte: l’ 8 gennaio (giorno della sua festa da calendario) e il sabato precedente la quarta domenica di ottobre (festa dell’apparizione).
L’apparizione a cui faceva riferimento la processione di ieri sera è quella che S. Severino attuò nel 1528 nei confronti dei soldati imperiali spagnoli. Costoro, prima dell’apparizione del santo abate, volevano distruggere la città di San Severo che si era data ai francesi capeggiati dal generale Lautrec (morto da poco tempo), ma furono costretti a ritirarsi a causa della resistenza della popolazione. Ai militari spagnoli intenti a tornare all’attacco della città S. Severino abate apparve nottetempo sulle mura cittadine come un luminoso cavaliere a cavallo, con la bandiera rossa nella mano sinistra ed una spada nell’altra mentre era a capo di un esercito agguerrito.
I soldati spagnoli rimasero terrorizzati e al mattino seguente raccontarono l’accaduto ad alcuni ignari sanseveresi che si trovavano di passaggio in campagna presso il Monastero di S. Bernardino, presso cui i militari erano rimasti accasciati a causa di questo prodigio. Di qui maturò la convinzione di tutti che San Severino abate avesse protetto la città di San Severo ed i suoi abitanti dalla furiosa vendetta imperiale spagnola.
I sanseveresi allora tornarono a ringraziare il santo abate nella chiesa a lui dedicata, allora Chiesa Madre della città, e a conferma del miracoloso evento trovarono sulla tovaglia dell’altar maggiore le orme del cavallo su cui il santo era apparso.
Da allora nel giorno della sua festa (8 gennaio) i sanseveresi offrono a S. Severino abate 100 libbre di cera, e sempre dal 1528 si adottò lo stemma comunale con San Severino a cavallo al di sopra della città murata mentre tiene nella mano destra la bandiera rossa e distende la mano sinistra a protezione della sottostante città. Nello stesso atteggiamento, però in piedi e non a cavallo, S. Severino è ritratto nella statua che si conserva sull’altar maggiore della sua chiesa e che viene portata in processione.
La processione del 22 ottobre 2011 è stata introdotta dalla sfilata del corteo storico della stessa parrocchia con i suoi figuranti in abiti del XVI secolo [foto 1, 2, 3, 4], dei quali gli ultimi portavano le chiavi della città [foto 5]. A questi hanno fatto seguito i confratelli di San Severo vescovo che portavano la mozzetta rossa e ovviamente quelli di San Severino abate con la mozzetta gialla. Questi ultimi procedevano portando a spalla dapprima la cassa contenente le reliquie del santo festeggiato (appositamente pervenuta, per il giubileo severiniano, dall’omonima Basilica di Frattamaggiore nella città pugliese che l’ha ospitata per tre giorni) e poi la statua del medesimo [foto 6, 7 e 8]..
Durante il percorso processionale c’è stata l’accensione di due batterie rionali con la corsa dei fujenti a brevissima distanza dalle esplosioni. Questa particolare tradizione sanseverese raggiunge il suo apice nella processione della Madonna del Soccorso (intorno alla terza domenica di maggio), quando invece tutti i rioni della città allestiscono le loro batterie nelle strade adiacenti al percorso processionale, gareggiando tra di loro. Tali batterie, una volta accese, sono affiancate mentre esplodono dai fujenti che, sprezzanti del pericolo, corrono a brevissima distanza da esse.
Tornando alla processione di San Severino abate, quando questa giungeva ormai al termine, e prima del rientro nella rispettiva chiesa, c’è stato l’incendio del campanile della medesima [foto 9 e 10], uno spettacolo pirotecnico a conclusione del tutto.
Il presente fotoreportage, realizzato dall’arch. Michele Nardella di San Giovanni Rotondo (FG), si compone della presente descrizione illustrata dalle sottostanti dieci immagini.
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Commenti (2)
Marcello Di Sarno (Redazione) scrive:
Affascinanti i costumi e la processione le suo complesso…solo che sarei più contento se eliminassero i fuochi d’artificio. Lo so che sono una presenza tradizionale, ma penso che se ne possa fare a meno per il bene dei nostri amici a 4 zampe (che impazziscono per il rumore) e per la pericolosità dei luoghi in cui vengono prodotti.
Michele Nardella scrive:
A San Severo eliminare le batterie ed i fuochi d’artificio è praticamente impossibile in quanto suoi abitanti ci tengono moltissimo. Già si è tentato in passato di eliminare i fuochi, ma a ciò i sanseveresi si sono ribellati con forza e ne sono derivati disordini. Saluti