Incontro all’alba del Venerdì Santo
Alle ore 6 del mattino del 3 aprile 2015, Venerdì Santo, a San Severo, città principale...
Questo fotoreportage intende far conoscere ai lettori di “notizie.comuni-italiani.it” le vicende storiche e le caratteristiche architettoniche ed artistiche di un gioiello del Barocco meridionale, situato nel centro storico di San Severo (FG), che è la Chiesa di Santa Maria della Pietà, nota anche come Chiesa dei Morti. In quest’ultima denominazione della suddetta chiesa, che è un monumento nazionale, si trova la ragione di pubblicare il presente fotoreportage proprio oggi, nel giorno della Commemorazione dei Defunti.
Le origini della chiesa risalgono ad un fatto prodigioso verificatosi nel 1557 all’interno dello Spedale del Sacro Monte della Pietà, che era un ospizio per i pellegrini diretti al Santuario di S. Michele di Monte Sant’Angelo oppure alla Basilica di San Nicola a Bari. Tale edificio, costruito sul luogo dove c’è ora la chiesa, fu reso già inagibile e pericolante da un terremoto verificatosi nel 1542, tuttavia fu ugualmente frequentato da alcuni pellegrini che si davano anche al gioco d’azzardo.
Nel 1557 uno di questi, avendo perso tutto, accoltellò rabbiosamente l’affresco della Madonna della Pietà, che si trovava all’interno dell’ospizio fatiscente. Dal viso della vergine affrescata, in corrispondenza dei fendenti, stillò del sangue vivo e coloro che furono testimoni dell’accaduto fuggirono per la paura. Uno di questi pellegrini, dopo circa un ventennio, tornò a San Severo e raccontò il prodigioso evento ai magistrati. Quando tra le macerie venne estratto l’affresco della Madonna della Pietà, dal volto della Vergine fuoriuscì ancora del sangue e perciò si decise di costruire, al posto delle rovine dello Spedale del Sacro Monte della Pietà, una chiesa in onore della vergine affrescata che avrebbe trovato una dignitosissima sistemazione sull’altare maggiore, in modo da eternare ai posteri il ricordo del suo prodigio.
Nel 1688 si verificò un terremoto che interruppe bruscamente i lavori di ampliamento della chiesa iniziati nel 1682. La ricostruzione di questo edificio sacro subì anch’essa un’interruzione a causa delle insufficenti offerte dei fedeli, ma tale situazione critica ebbe definitivamente fine nel 1707 quando la chiesa fu affidata alla congregazione dei Morti, per mezzo di uno strumento notarile appositamente redatto e firmato proprio davanti all’altare maggiore della ricostruenda chiesa, quello col prodigioso affresco.
Tale congregazione fu detta anche dei Nobili, dato che annoverava tra i suoi confratelli diversi membri del ceto nobile e colto sanseverese. Fondata nella seconda metà del XVI secolo ed eretta canonicamente nel 1693, la congregazione dei Morti o dei Nobili, che era aggregata all’arciconfraternita romana del Suffragio, fissò inizialmente la sua sede nella Cappella di S. Giuseppe (suo patrono) la quale era ricavata in un vano al pianterreno del campanile della Chiesa Parrocchiale di S. Severino abate.
Ottenuto il regio assenso nel 1758, nel XIX secolo tale congregazione ebbe pure il titolo più privilegiato di Arciconfraternita e nel contempo mutò il nome in Arciconfraternita dell’Orazione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Il precedente emblema (un cranio con due femori incrociati al di sopra di un libro), fu sostituito con quello dell’omonima arciconfraternita di Roma (un ovale contenente in basso, tra due clessidre, tre collinette, di cui quella centrale e più alta reca infissa una croce a cui si sovrappone il teschio con i femori incorciati).
Tornando alle vicende costruttive della Chiesa di S. Maria della Pietà o dei Morti, va anche ricordato che in virtù dello strumento notarile del 1707 i confratelli si impegnarono fattivamente a racimolare le risorse finanziarie per completare i lavori di ricostruzione della chiesa che esternamente si conclusero nel 1713, come ricordano le epigrafi dei suoi due portali (della facciata e del fianco sinistro), mentre all’interno i lavori terminarono nel 1722, anno in cui la congregazione dei Morti vi si trasferì dalla Cappella di S. Giuseppe, tornata a disposizione del clero della Chiesa Parrocchiale di S. Severino, di cui la Chiesa di S. Maria della Pietà è una grancia.
Solo così tale congregazione potè finalmente dedicarsi non solo alle opere assistenziali, liturgiche e devozionali, ma anche ad un elaborato programma di decorazione artistica della chiesa, la cui esecuzione la rese un capolavoro del Barocco sanseverese.
La Chiesa di S. Maria della Pietà o dei Morti presenta una semplice facciata imbiancata a coronamento orizzontale sulla quale si apre al centro, sotto la finestra, il portale con l’epigrafe ed il timpano spezzato che include una riproduzione dell’affresco miracoloso della Madonna della Pietà entro una cornice sormontata dall’emblema della congregazione dei Morti. La facciata prospetta su Via S. Giuseppe ed è fiancheggiata sulla destra da un curioso campanile a vela con piramidi che ospita due campane.
Osservando il fianco sinistro della chiesa dal Largo Carmine, si nota un analogo portale murato e la cupola con lanternino che ricopre il presbiterio. Questa è rivestita da maioliche bianche, gialle e verdi, e poggia su un tamburo ottagonale che presenta colonne binate sui lati obliqui.
All’interno la chiesa presenta un’unica navata con l’arco trionfale (sostenuto da paraste rivestite da marmi commessi ed adorno di cornici a stucco) e la balaustra (in marmi pregiati ed intarsiati) che dividono il presbiterio, sormontato dalla cupola riccamente stuccata, dalla parte riservata ai fedeli.
Le pareti laterali della chiesa sono scandite da arcate cieche adorne di paraste rivestite da marmi commessi e da cornici. Sotto ed al centro di tali arcate sono situati tre altari marmorei per lato. Sul lato sinistro, a partire dall’ingresso, si susseguono:
- l’altare con la statua di S. Apollonia (XIX sec.);
- l’altare con la statua di S. Filippo Benizi (XIX sec.) opera del napoletano Giuseppe Catello;
- l’altare con la settecentesca statua lignea dell’Addolorata, realizzata dallo scultore sanseverese Sebastiano Marrocco, che viene portata in processione dai confratelli il Venerdì Santo.
Sul lato destro, a partire dal presbiterio, si susseguono:
- l’altare con la settecentesca statua S. Giuseppe (patrono dell’Arciconfraternita), realizzata dallo scultore sanseverese Sebastiano Marrocco;
- l’altare con l’ottocentesca statua dell’Immacolata, opera del napoletano Giuseppe Catello;
- l’altare col simulacro dell’Angelo Custode, anch’esso opera ottocentesca del Catello.
Al di sopra delle arcate con gli altari e nella controfacciata si alternano alle finestre i dipinti di Aurelio Gentilotti che hanno per tema le Storie di Gesù e Maria e che sono delimitati da sfarzose cornici barocche di scuola vaccariana che si ritrovano anche attorno alle finestre e lungo la curvatura degli archi.
La volta della navata tra la controfacciata e l’arco trionfale attualmente presenta cassettoni dipinti con al centro la tela raffigurante la Vergine e le Anime del Purgatorio, dipinta nel 1910 dal pittore sanseverese G. Cavallo.
Invece il pavimento barocco (1762), commissionato dal prefetto Francescopaolo Orsi, è un autentico capolavoro dei fratelli Pietro e Gregorio Palmieri di Pescocostanzo (AQ) e reca al centro l’emblema dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte di N.S.G.C., a cui è affidata la chiesa.
Lo stesso pavimento si estende anche nel presbiterio che sulla parete di fondo è dominato dall’elaboratissima ed imponente macchina dell’altare maggiore (1771-1772), realizzata con marmi policromi dal napoletano Michele Salemme su probabile progetto di Gennaro Sanmartino. Al centro di tutto l’apparato scultoreo è il prodigioso affresco della Madonna della Pietà, sormontato da un baldacchino ad ombrello, sorretto da putti in volo.
Sempre nel presbiterio, a sinistra dell’altar maggiore troviamo un altarino marmoreo che custodisce un reliquiario ligneo e dorato con le spoglie di S. Adeodato martire, mentre a destra una veranda lignea, che separa la chiesa dal coro, è sormontata da un’elaboratissima cantoria lignea settecentesca contenente l’organo di Fulvio d’Onofrio che nel 1873 sostituì quello originario di Gennaro Bradetta.
Il coro di S. Maria della Pietà, da sempre riservato ai confratelli a cui è affidata la chiesa, consiste in un vano rettangolare ortogonale alla chiesa e presenta gli stalli in legno di noce dal disegno piuttosto sobrio.
Al di sotto del complesso ecclesiastico è inoltre presente il cimitero dell’Arciconfraternita.
Il presente fotoreportage, realizzato dall’arch. Michele Nardella di S. Giovanni Rotondo (FG), oltre che della descrizione, è composto dalle sottostanti 10 immagini che hanno per oggetto rispettivamente: la facciata (foto 1), la cupola (foto 2), il portale della facciata (foto 3), quello del fianco sinistro (foto 4), l’interno (foto 5), la macchina dell’altar maggiore (foto 6), l’affresco prodigioso della Madonna della Pietà (foto 7), l’ingresso al coro sormontato dalla cantoria con l’organo (foto n.8), il pavimento barocco con l’emblema dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte di N.S.G.C. (foto 9), ed il suo manifesto con l’immagine dell’Addolorata che si venera nella stessa chiesa (foto 10).
Si ringraziano l’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte di N.S.G.C. ed il suo priore Giovanni De Felice per l’autorizzazione gentilmente concessami per fotografare e descrivere questa chiesa sanseverese.
Alle ore 6 del mattino del 3 aprile 2015, Venerdì Santo, a San Severo, città principale...
5 aprile 2015 22:40 / Commenta
22 mag, 2017
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Commenti (2)
Marcello Di Sarno (Redazione) scrive:
Un eccellente e originale lavoro di descrizione architettonica impreziosita da aneddoti storici che offre al lettore un prezioso documento. Grazie, Michele!
Michele Nardella scrive:
Ho redatto questo fotoreportage con vera passione e sono contento che venga apprezzato dai lettori. Saluti