Sant’Efis era la festa in cui il popolo sardo indossava l’abito migliore. Oggi il Primo maggio lo fa ancora come sagra del costume, di quel modo di vestire sgargiante che tristemente ha lasciato il posto a delle grigie e anonime uniformi borghesi.

Non perdiamo questa grande esibizione del meglio del passato che il popolo sardo mostra al forestiero nella bianca Cagliari che ricorda Efisio soldato romano convertito al cristianesimo nel viaggio verso la Sardegna.
Qui sopravisse alle torture imposte dall’imperatore Diocleziano finché venne decapitato a Nora nel 305 d.C. dove i cagliaritani portano la statua lignea in processione ogni anno il 1° maggio riconoscenti per la carestia e la peste scampate, partendo dalla chiesa di Stampace eretta sul carcere romano.

Già questi giorni nel quartiere di Stampace fervono i preparativi, si veste la statua lignea e si prepara il cocchio, si addobbano i balconi lungo le vie della processione attendendo nelle prime ore dell’alba del 1° maggio i sardi che giungono da ogni parte dell’isola.
Dai paesi vicini molti giungono con is traccas, carri trainati da buoi carichi di ogni ben di Dio e seguiti da fiumi di adulti e bambini in costume. Dai paesi più lontani giungono con i mezzi ma i più audaci a cavallo spesso con le loro spose in costume.

Il Cocchio dorato viene difeso dai miliziani a cavallo, giunto davanti al bianco municipio il Santo riceve il saluto dalle sirene delle navi in porto, continua e fa tappa nella chiesetta di Giorgino presso il villaggio pescatori ad ovest della città.
Qui si cambia cocchio e il Santo vestirà meno sontuosamente per continuare verso Nora da dove tornerà all’imbrunire del 4 maggio. La lunga processione è accompagnata dal suono de is launeddas (cornamusa sarda costituita da tre canne senza il sacco) e dal canto de is goccius.

Non conosco safari fotografico che appaghi più di questa festa: mille sono i colori, mille le forme, le impalpabili trasparenze dei veli da sposa al sole di maggio. Il rosso tramonto sulle saline nel rientro del 4 maggio a Cagliari, il candore della spiaggia di Nora, sa ramadura: fitta pioggia di petali di mille colori vibrati dal vento.

Gioisce pure chi ama i ritratti con gote di pesca ed occhi neri delle donne isolane e rughe marcate e fronti lucide dei cavalieri bruciati dal sole. Per ultimo le donne di Tempio consetono grandi gioie agli amanti del bianco e nero con il solo rosa delle gotte. Abbiamo ancora una settimana di tempo per organizzarci. A si biri a San’Efis: arrivederci alla sagra di Sant’Efisio.

 
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Commenti (2)


  1. Anche stavolta all’anteprima sono presenti tutte le foto e alla pubblicazione ne mancano tre. Che cosa sbaglio?

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