Il 28 agosto a Cagliari si festeggiava Sant’Agostino e Videolina, emittente locale, riferisce nel suo TG “del distacco e del poco affetto dei cagliaritani” per questo Santo (http://www.videolina.it/video/servizi/31417/agostino-ospite-scomodo-cagliari-snobba-il-gigante-della-fede.html). Penso che l’affetto per un uomo di pensiero come Agostino, un filosofo e teologo che ha vissuto le controversie dottrinali manichee, donatiste e pelagiane nel fermento dell’arianesimo, del priscillianesimo, marcionismo e giudaismo, lasciandoci ben 60 volumi traboccanti di sapienza ispirata dallo Spirito, non può essere popolare ma di pochi eletti e dotti.

Nasce a Tagaste in Numidia nel 354, si converte nell’386, viene battezzato nel 387, ordinato sacerdote nel 391 e consacrato Vescovo nel 395, muore ad Ippona il 28 agosto del 430 durante l’assedio dei Vandali di Genserico. Il movimento donatista è in declino, mentre il pelagianesimo si fa vigoroso più sulla linea del dibattito che dell’eresia e l’arianesimo perde l’originalità speculativa ma non la forza di perseguitare i cattolici coinvolgendo più politicamente che religiosamente i re Vandali in terra d’Africa.
Agostino cittadino romano di razza berbera vive questi confronti religiosi e culturali e fa una scelta a favore del cattolicesimo.

Per capire il legame di Agostino e Cagliari dobbiamo risalire al V secolo, a Unneiro, a Trasamondo, ad Ario.
Ario, prete di Antiochia, sosteneva che Cristo era figlio di Dio, ma non Dio e che Maria non era “teotokos” ovvero Madre di Dio ma solo Madre di Cristo uomo. Gli Ariani vinti sul piano dottrinale, non si piegarono e mossero calunnie contro i Cattolici: le ragioni erano più politiche che religiose essendo i Re Vandali di dottrina ariana.

I Cattolici, per ordine dei Re Vandali, per sopravvivere dovevano convertirsi all’arianesimo entro 4 mesi. I Vescovi “ribelli” venivano decapitati e in parte esiliati in Sardegna già dal re Unnerico nel 484, ricordiamo: S. Bertorio venerato a Samatzai, S. Amatore a Gesico, S.Liberato a Escolca, S Gemignano a Samassi, S. Sperate a S. Sperate tutti di origine nord-africana.

Dal 504 il Re Trasamondo li esiliava ponendoli su fragilissime imbarcazioni nella speranza che colassero a picco. Uno dei primi e più illustri fu Fulgenzio di Ruspe che approdò a Cagliari “alto rappresentante del Supremo Agostino” come lo chiama Jaques Bénigne Bossuet nel 17° secolo. Fulgenzio con i suoi scritti e lettere, lette persino da Dante e da Pascal, risolveva le problematiche di carattere teologico e con le sue omelie quotidiane si accattivava la simpatia della nobiltà Cagliaritana.

Molti Cattolici esiliati approdarono nelle coste meridionali e orientali della Sicilia per poi raggiungere l’Egitto ma Eulalio, Vescovo di Siracusa, consigliò loro di andare a Roma e rivolgersi al Papa perché la dottrina ariana in Egitto era ancora più diffusa. Dal 498 al 514 il Papa era Simmaco di Simaxis in provincia di Oristano, secondo Papa sardo dopo il cagliaritano Sant’Ilario.

Fu lui ad invitare gli esuli africani a rifugiarsi in Sardegna confortandoli con lettere consolatorie e procurando loro denaro e vesti. Essi raggiunsero Cagliari e si distribuirono in tutta l’isola dando inizio ad un’intensa opera di evangelizzazione seguendo la regola di Sant’Agostino e costituendo a Cagliari un centro monastico di grande rilievo sotto la guida di Fulgenzio di Ruspe. Il culto di Sant’Agostino si diffuse in tutta la Sardegna.

Ancora oggi toponimi e chiese sono a lui intitolate: a Sassari, Alghero, Austis, Banari, Belvì, Pauli Arbarei… territorio di Abbasanta… Territorio di Sant’Agostino vecchio ad Alghero; a Cagliari oltre la “cripta” e la Chiesa nuova “intra Moenia”…. Il bastione di Sant’Agostino…..il molo di Sant’agostino…..via Sant’Agostino….

Pertanto la venerazione, il pensiero, la teologia, la filosofia di Agostino si diffuse e si radicò fortemente in Sardegna anche se nel periodo Bizantino, i secoli bui dell’alto medioevo, dal 553 circa al 1089, poiché Agostino non faceva parte del culto dei santi greci, la tradizione Agostiniana si affievolì sinché non rientrò la chiesa romana come chiesa base nel riportare il culto dei nostri Santi compreso Agostino.

Parrebbe che una volta arrivati a Cagliari i Vescovi esuli abbiano collocato la reliquia di Agostino e di molti altri Martiri presso la Basilica di San Saturnino. Successivamente i Vescovi, a livello dell’attuale n°12 del Largo Carlo Felice, presso delle grotte naturali creano un Cenobio dove custodiscono per 200 anni il Corpo di Agostino.

Ma nel 704 Liutprando, re dei Longobardi, tratta con i Saraceni che avevano occupato l’isola per la venerata reliquia e, ottenutala con lo sborso di un’ingente somma di danaro, la trasporta a Pavia dove tutt’ora riposa nella Chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro. Nel 1842 una reliquia di S Agostino fu concessa alla Chiesa di Bona, l’antica Ippona e solo dopo 13 secoli, per interessamento dell’attuale Rettore Don Vincenzo Fois, un piccolo frammento delle ossa del Santo viene donata alla Chiesa di via Baylle in Cagliari che dal 1979 rivive un nuovo impulso nel culto del Santo.

Anche quest’anno “un piccolo gruppo di fedeli – come dice Videolina – ha rinnovato la processione che dal Comune di Cagliari, dove è custodita, riporta nella chiesa della Marina la piccola statua di Agostino dormiente (foto 1). Sono i vigili del fuoco a curare questo trasferimento in una città appena incuriosita da questo insolito corteo”.

La sera del 28 dopo una devota più che solenne celebrazione nell’unico esempio di Rinascimento classico in Sardegna, la Chiesa di Sant’Agostino Nuovo (intra moenia), la piccola statua scortata da una devota folla di fedeli, alla luce dei ceri discende la via Baylle e svolta a destra in Via Roma per rientrare nel Vecchio Municipio (foto 2,3,4,5,6,7,8,9).

Qui ho affianco un signore di mezza età che orta una bandiera completamente arrotolata sull’asta. E’ un minatore della Carbo sulcis; poco prima ha manifestato pacificamente davanti al palazzo della Regione in Via Roma perché non gli venga tolto il lavoro ed ora si trova in silenzio a partecipare ad un’altra protesta, quella che Don Vincenzo Fois porta avanti da 30 anni contro l’indifferenza di una città. “Prima di chiudere la Chiesa di via Baylle dovranno passare sul mio cadavere – dirà nell’omelia Don Vincenzo – da troppi anni l’Ente pubblico è latitante consegnando questo gioiello rinascimentale all’oblio immeritato quanto inaccettabile” (foto 10).

 
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Commenti (1)


  1. Si ringrazia il Comm. Adriano Picciau, Referente Vaticano per la Sardegna della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontefice, per le fonti che mi ha messo a disposizione

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