Sciola non stone!, così l’artista, “passando dall’età della pietra all’età del ferro” come lui stesso dice, invita a far visita al suo omaggio a Gaudì, esposto presso la Basilica di San Saturnino di Cagliari dal 6 luglio al 25 settembre, Le Colonne infinite (foto 1 e 2).

Tanti vecchi tubi innocenti arrugginiti, disposti simmetricamente attorno ad una spirale che protegge un giovane verde ulivo (ulivo messaggero di vita e di pace interiore), che con slancio ascensionale sfiorano l’intradosso della cupola nella Basilica di San Saturnino.

Un “tempio nel tempio” come lo vede Anna Pistuddi. Più specchi contrapposti creano una foresta infinita e i tubi coi giunti son tronchi nodosi e sinuosi che fanno un tutt’uno con le linee plastiche della Basilica (foto 3 che riproduce la locandina di incontri musicali durante l’esposizione), annullando il contrasto fra ciò che è morto e che riprende a vivere, fra la materia e lo spirito, fra la realtà e il sogno, fra me ieri ed oggi.

Metto a fuoco sulla retina l’olivo (fotografare è vietato anche ai reporter) e mi vedo al suo posto studente liceale, col naso all’insù a sognare una cupola “sberluccicante” per un mosaico dorato inesistente. Gli occhi di un ragazzo superano la realtà e fantasticando nuotano in un mondo più profondo, nell’inconscio.

In mezzo alla foresta incantata di Pinuccio Sciola, l’anima e il corpo dei presenti sono travolti da un’esperienza che fa nuotare i sentimenti in un mare irreale. E’ un vero omaggio di Sciola a Gaudì: la fantasia di entrambi sboccia dalla necessità interiore di esprimersi in maniera inconsueta, neutralizzando così una propria insoddisfazione con un linguaggio fantastico ma ricco del passato.

Così facendo, Sciola e Gaudì spingono se stessi e noi con loro verso il mistero, verso l’incerto fino alla consapevolezza delle proprie capacità ritrovando così il proprio “io” nascosto nella realtà. Entrambi gli artisti rispettano il passato utilizzandolo nel presente con innovazioni fantastiche: la realtà è vista con le loro esigenze interiori.

Come quel ragazzo al posto dell’ulivo, Gaudì, spirito insofferente e incontentabile, è ammaliato dai colori e dalle forme e Sciola, partendo da strumenti arrugginiti e scartati dal rapido processo evolutivo, da tubi innocenti, giunti, ruote dentate, pezzi d’aratro, trascende la realtà domandandole una dimensione spirituale.

Le foto dell’esterno e del piccolo assaggio dell’opera fanno fatica a giustificare il mio entusiasmo su questo eccellente omaggio a Gaudì (Foto 4, 5, 6, 7, 8, 9 e10).

 
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