Come in molti comuni italiani anche a San Giovanni Rotondo, in Provincia di Foggia, si è rinnovata l’usanza di festeggiare San Giuseppe, sposo della Vergine Maria, con l’accensione serale delle fanoje (altrimenti dette falò) sistemate in diversi punti della cittadina garganica, sia nelle vie centrali sia negli ampi spazi liberi della periferia.

L’antichissima tradizione delle fanoje affonda le sue radici nella cultura pagana, prima ancora di quella cristiana, dal momento che con la loro accensione si festeggiava l’equinozio di primavera e perciò la fine dell’inverno. Il passaggio dall’inverno alla primavera, in tempi remoti, coincideva pertanto con quello dal vecchio al nuovo anno.

Con l’accensione delle fanoje si intende da una parte allontanare il freddo inverno e tutto ciò che è stato maligno e angosciante per gli individui e per la collettività, e dall’altra parte augurarsi e sperare nei futuri benefici della primavera, stagione in cui la natura germoglia e si rigenera dopo la stasi invernale.

Altri due importanti significati delle fanoje sono da ricercare sia nel riscaldamento dell’ambiente per velocizzare la maturazione dei raccolti sia nella devozione verso San Giuseppe, che fu scelto da Dio come Sposo della Vergine Maria nel momento in cui il bastone del santo falegname fu l’unico a fiorire tra quelli degli aspiranti a tale Sposalizio.

Va inoltre precisato che la festa con l’augurio di una primavera migliore sotto la protezione di San Giuseppe trova espressione anche nei banchetti ai lati delle fanoje, dal momento che esse hanno sempre svolto un ruolo socializzante, essendo un focolare allargato ad altre famiglie ed agli amici.

Le fanoje che si sono accese la sera del 19 marzo a San Giovanni Rotondo sono state numerose e di varie dimensioni, da quelle più piccole, accese dai più giovani, a quelle giganti, accese negli ampi spazi liberi da gruppi organizzati, composti da numerose persone, soprattutto giovani.
Attorno ad esse la serata è stata animata dai banchetti con degustazioni di prodotti tipici (pizze fritte, fave e cicoria, bruschetta, ceci, cicerchie) e da musica popolare oppure contemporanea, a seconda dei gusti dei gruppi organizzatori. Tutto ciò sta ad indicare il legame ancora molto sentito dalla comunità sangiovannese per questa festa, nonostante l’avanzare della modernità e del progresso e la recessione economica di questi periodi.

Inoltre l’Amministrazione Comunale sangiovannese e l’Associazione Arte Cultura e Spettacolo “Don Luigi Amigò” hanno per l’occasione organizzato la dodicesima edizione della gara delle fanoje di San Giuseppe, alla quale hanno partecipato 15 delle tante fanoje sparse per la cittadina garganica. Esse saranno valutate in base alla scenografia del contesto, alla gastronomia e all’accompagnamento musicale. La relativa premiazione avverrà il prossimo 24 marzo alle ore 20 presso l’Istituto dei Terziari Cappuccini dell’Addolorata (I.T.C.A.).

Il presente fotoreportage si compone inoltre delle sottostanti otto immagini che ritraggono:
• la gigantesca fanoja di Via Giuseppe Saragat insieme ad un mandorlo in fiore (foto n. 1);
• una fanoja che illumina e riscalda la gente che fa la fila per degustare i prodotti tipici davanti al mulino del centro storico, mentre vengono intonate canzoni popolari sangiovannesi (foto n. 2);
• la fanoja di Via Calatafimi mentre viene alimentata (foto n. 3);
• una tavola imbandita secondo la tradizione locale dei tempi andati (foto n. 4);
• la fanoja di Via Giovanni del Giudice mentre arde davanti al rispettivo banchetto dei suoi organizzatori (foto n. 5);
• la fanoja di Via Monte Grappa mentre arde a destra di un garage parato a festa con tavole imbandite e fiancheggiato sulla sinistra da donne impegnate nella preparazione delle pizze fritte (foto n. 6);
• la fanoja allestita presso l’ipermercato CONAD con relativo mega simposio (foto n. 7);
• la fanoja del Motoclub Gargaros (foto n.8).

 
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Commenti (2)


  1. Bravo! Bello il testo e le foto.


  2. Grazie Lazzarini, questa usanza meritava questo fotoreportage che realizzato con vera passione. Saluti.

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