I migliori fotoreportage di novembre
“Com’è cambiata la città?” Quante volte sarà capitato di farsi questa domanda passeggiando su un marciapiede che prima non c’era, al margine di una strada che prima non esisteva, fissando una fila di lampioni che prima erano di un altro tipo. Spesso il cambiamento è così frazionato e in sottofondo che viene subito assimilato, diventando abitudine. Ma basta un fermo immagine di un tempo ormai andato a far sobbalzare di nostalgia i ricordi intorpiditi, come ritrovare all’improvviso una propria foto di vent’anni prima: lo sguardo non è mutato, ma tutto il resto… La memoria di una città (Bari, in questo caso) sono i racconti delle persone anziane, che ricordano alla perfezione tutti i dettagli, quasi da farli toccare con mano. Oppure ci sono le vecchie cartoline, che quei dettagli li restituiscono precisi e con una patina di nostalgia. “Davvero prima non c’erano tutte queste macchine?”.
La fotografia si è diffusa e perfezionata sempre di più; siamo giunti ad un punto di non ritorno dove ormai tutti fotografano tutto e la memoria visiva sarà, seppur interpretata, sempre palese.
A volte vien voglia di rifugiarsi dove il mistero e l’immaginazione ancora possa assalirti. Dove non arriva il “documento”, ma la ricostruzione mentale e l’immaginazione. Come capita a Chiusdino, nel senese, tra i resti della famosa abbazia intitolata ad un cavaliere che rinnegò la sua condizione e volle farsi Santo. Galgano Guidotti, come segno forte della sua conversione, affondò la sua spada in una roccia dove ora sorge l’eremo e nella croce dell’elsa consacrò la sua croce. Storia e mito si sovrappongono, uniti alla potenza suggestiva del luogo, sprigionando effluvi epici e meditativi. E l’affascinante interrogativo di quanto quel Re Artù e la sua Excalibur debbano in termini di ispirazione alla leggenda di San Galgano.
Chissà se il re bretone era presente anche lui a Lucca quest’anno. Mica per ingaggiar battaglia, ma per uno scopo molto più nobile: divertirsi! Magari in compagnia di pirati, maghi e supereroi. Troppa fantasia mischiata insieme? Eppure al Lucca Comics & Games c’era tutto e anche di più. Un vortice gioioso e coloratissimo che da oltre 40 anni consacra la città toscana a capitale dei comics: decine e decine di personaggi di fumetti, cartoni animati, videogames, film d’animazione, giocattoli. A questi si è aggiunto negli ultimi anni il fenomeno dei cosplayers, l’esercito di super-appassionati che si tramutano letteralmente nel proprio personaggio preferito confezionandosi vestiti adatti, truccandosi in maniera impeccabile e imitandone alla perfezione tic, movenze e parole d’ordine.
Un altro evento internazionale ha scosso di vibrazioni positive il Centro Italia (e scuotere Assisi, la città della pace, è tutto un dire)! Centinaia di persone si sono qui radunate per partecipare a Gospel Connection, il più grande raduno gospel nazionale. La manifestazione vanta la presenza di maestri qualificati d’oltremanica e d’oltreoceano che con pazienza ed entusiasmo, convogliando braccia, ugole e anime verso un’unica destinazione: il cielo. Così come al cielo aveva guardato San Francesco in tutta la sua vita. Ma l’arricchimento nella fede, ricevuto e condiviso, non si spegnerà assieme ai microfoni e alle luci del palcoscenico: ognuno è invitato a farsi messaggero della propria spiritualità attraverso la sua personale presenza nel mondo. Un compito che ricalca quello apostolico.
Altre braccia levate in alto invece gridano rabbia e dignità. Sono le braccia di ragazzi e ragazze che protestano contro le etichette facili e generiche, liquidati dal mondo politico e mediatico con supponenza e grossolanità, che mai e poi mai si lasceranno ingabbiare nello status dell’eterno fenomeno sociologico, appunto, dei “giovani”. Chi sono “i giovani”? Possiamo dare una risposta secca che riguardi tutti? No. Possiamo solo affermare che questi ragazzi di Carmagnola nel corso di un flash mob nella piazza principale della propria città, sul ritmo di un ballo improvvisato, lanciano un messaggio chiaro: “i giovani non sono quel che si pensa”. Un sasso scagliato contro la superficialità.
C’è un angolo, a Cassino, sul limite tra cielo e terra dove riposano per l’eternità più di mille uomini. Quegli uomini, più di sessant’anni fa, erano soldati. Soldati polacchi. Diedero la vita per una nazione che non era la loro, durante la più sanguinosa guerra mai combattuta della storia. Come recita l’iscrizione all’ingresso del cimitero militare polacco, questi soldati diedero le loro anime a Dio, i loro corpi al suolo italiano e i loro cuori alla Polonia. Una immagine di grande dolore, ma di ancora più grande umanità. L’eco dell’orrore di quella guerra è coperto da marmi bianchi, sudari per il sonno di chi dorme ora sulla collina.
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Commenti (4)
marivodo (Senior) scrive:
E bravo nostro Luciano !
alexZalex scrive:
Wow!!!! Bellissima sintesi di di tanti momenti interessanti o eventi particolari!!! Grazie!!!
Ale
esterina scrive:
Waw!! Il mio primo reportage!! Grazie!!
pojana scrive:
Arrivo sempre tardi…..anche per me il primo fotoreportage segnalato.