i relatori dell'incontro sulla legalità

Lotta ai clan, emergenza rifiuti, funzione educativa di famiglia e scuola, intercettazioni e libertà di stampa. Sono i temi clou della lectio sulla legalità che Giandomenico Lepore, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, ha tenuto sabato alla sezione regionale del Coordinamento nazionale Antimafia “Riferimenti”, in via don Gennarino Carotenuto.

L’iniziativa, inserita nel progetto “Le(g)ali al Sud”, era rivolta soprattutto ai ragazzi della scuola media “Matteo Della Corte” di cui l’associazione è partner nel suddetto progetto promosso dal Ministero dell’Istruzione e inserito nella programmazione dei Fondi Strutturali Europei 2007-2013.
Presenti all’incontro tra gli altri Adriana Musella, presidente del Coordinamento nazionale Antimafia “Riferimenti”, Rosario Alfano, presidente di “Riferimenti” Campania, e una delegazione delle Mamme vulcaniche.

L’intervento dell’ospite principale si è aperto sul ruolo centrale della famiglia nell’educare i ragazzi alla legalità.
“La legalità si afferma con i fatti – ha esordito Giandomenico Lepore rivolgendosi agli studenti – La famiglia è la prima cosa essenziale. Bisogna insegnare ai ragazzi il rispetto delle norme, anche le più banali. Il brutto esempio lo diamo soprattutto noi maggiorenni nei confronti dei nostri figli, ad esempio non rispettando il codice della strada. Bisogna rispettare se stessi e soprattutto il prossimo. Se non rispettiamo il prossimo, diventiamo dei violenti e dei prevaricatori. Un’opera che nasce dalla famiglia e dalla scuola. Nel caso di ragazzi che vengono da famiglie disagiate, è la scuola che deve intervenire a formarli.

Il tema della gestione dei rifiuti in Campania ha preso gran parte del suo intervento.
“E’ assurdo che l’emergenza duri da 16 anni – ha tuonato il magistrato – La cartolina di Napoli è quella con la munnezza davanti ai vari monumenti. La cartolina di Napoli è quella con la munnezza davanti ai vari monumenti. Io stesso sono diventano in Italia, l’unico procuratore regionale per la munnezza. Cose buone a Napoli si fanno. Ad esempio ho saputo che pochi giorni fa, l’Università ha istituito un centro di medicina in un paese dell’Africa, e dato che la cosa non fa notizia, ecco che sui giornali esce solo la munnezza”.

Giandomenico Lepore


Sul peso della camorra e sulle scelte della politica sale l’allarme di Lepore.
“I migliori camion per lo smaltimento dei rifiuti sono in mano alla camorra – ha denunciato il capo della Procura partenopea – per questo occorre combattere l’illegalità a tutti i livelli. Il problema maggiore è che mancano i controlli, per cui quando interviene la magistratura, il reato è stato già compiuto. A ciò si aggiungono scelte sbagliate come quella di provincializzare la raccolta dei rifiuti; andrebbe bene quando tutto è normale, ma in una situazione straordinaria qual è quella che si vive in Campania, e nel Napoletano in particolare dove non ci sono terreni in cui sversare i rifiuti, occorrono altre soluzioni”.

Di fronte allo scenario di emergenza, Lepore si è soffermato anche sullo smaltimento dei rifiuti e sulle soluzioni possibili. “La differenziata, oggi, è superata – ha sottolineato – perché ci sono macchinari che hanno la possibilità di operare dividendo i vari materiali. Lo stesso termovalorizzatore di Acerra che è stato tanto combattuto, è il più sicuro d’Europa e riceve 1.400 tonnellate di rifiuti al giorno.

Altro punto centrale del suo discorso i risultati della lotta ai clan. “Nel 2004, quando ho preso possesso della procura di Napoli, iniziò la lotta di scampia, dove in pohi mesi mi trovai con 50 morti per terra – ha ricordato il capo delle toghe di NapoliA volte in questi casi ci si trovano anche persone innocenti morte per pura casualità. Nel 2010, la percentuale è scesa notevolmente. La camorra esiste anche se grazie alle forze dell’ordine, abbiamo decapitato tutti i clan, mi manca ancora come capoclan Zagara, e poi potrei andarmene anche in pensione. La camorra non è sconfitta per un motivo semplice, perché soprattutto nel napoletano esistono vari clan ed ognuno vuole fare a modo suo, al cospetto della mafia che è più organizzata”.

Di qui ha sottolineato l’insistenza dei clan nel traffico degli stupefacenti “un mercato che nessun industriale potrebbe sostenere per le spese ai propri dipendenti, considerando che ogni spacciatore guadagna cifre alte rischiando il carcere o la morte per uccisione”. Ciononostante ha elencato i risultati raggiunti dall’attività di indagine di magistratura e forze dell’ordine, riconoscendo a questi ultimi il lavoro di intelligence che ha portato a un forte calo dei reati registrati a Napoli; un dato inferiore a quello registrato a Firenze e diffuso in occasione dell’inaugurazione del commissariato di Secondigliano.

Adriana Musella e Giandomenico Lepore


In conclusione il tema del rapporto tra intercettazioni e libertà di stampa.
“L’intercettazione rimane l’unico mezzo per incastrare chi commette reati – ha ammesso Lepore – In questo caso, non ci sono documenti e soprattutto testimoni che potrebbero ritrattare. Dà fastidio che vengano fuori intercettazioni sui giornali che riportano a volte i fatterelli che servono solo per servizi gossip. Sono contrario in questi casi alla carcerazione ma propenso a bloccare le vendite del giornale che pubblica la notizia, per un lungo periodo”.

(Foto di Paolo Borrelli)

 
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