Nel territorio del Comune di San Giovanni Rotondo, in località Quadrone si trova un complesso di archeologia industriale e mineraria che è quello della miniera di bauxite, i cui giacimenti, risalenti al Cretaceo superiore ed inglobati nella roccia calcarea, furono sfruttati dalla Società Montecatini dal 1937 al 1973.
Il sito si raggiunge dalla cittadina garganica percorrendo la SP 45 bis per Foggia fino al km 10, poi si svolta a destra e si percorre una strada fiancheggiata da eucalipti la quale conduce presso gli edifici e le strutture industriali abbandonate della miniera.

I giacimenti di bauxite furono scoperti per caso da Giovanni Pompilio (1874-1957), contadino-pastore che emigrò negli Stati Uniti dove svolse vari mestieri tra cui l’operaio delle ferrovie. Tornato nella sua terra, arricchito dalle sue esperienze di lavoro oltreoceano, notò in località Quadrone la presenza di campioni di bauxite dal caratteristico colore rosso. Li prelevò e ne diede notizia ai suoi conoscenti e ad una società chimica che mandò i suoi esperti a verificare il minerale ma senza provvedere a compensare lo scopritore.

Nel frattempo la notizia si sparse a San Giovanni Rotondo ed anche a livello nazionale tanto che la società Montecatini inviò in loco l’ing. Moruzzi a compiere le sue ricerche della bauxite ma costui non riuscì a scoprirlo finchè non entrò in contatto con lo scopritore Giovanni Pompilio, che perciò fu premiato con 500 lire ed un attestato di riconoscimento al merito del lavoro.
Fu così che una volta trovata la bauxite, i risultati delle indagini condotte sul minerale furono soddisfacenti e la Società Montecatini cominciò i lavori di impianto della miniera nel 1936 e la produzione iniziò l’anno seguente. Data la sua età, 63 anni, il suddetto scopritore vi lavorò solo per il primo anno.

Nel 1938 la Società Montecatini vi costruì un villaggio (oggi in rovina) con gli edifici per i propri uffici, gli alloggi per gli operai forestieri, uno spaccio alimentare ed un cimema. Nel 1939 la stessa società ottenne con un decreto ministeriale, datato al 10 luglio, la concessione a sfruttare il minerale su di un’area di 786 ettari successivamente ampliata fino ad un massimo di 1640 ettari.

Durante il secondo conflitto mondiale, la miniera sangiovannese fu bombardata nell’agosto del 1943 e la sua produzione si interruppe il mese seguente. Finita la guerra, negli ultimi mesi del 1945 la miniera di bauxite riprese la sua attività raggiungendo negli anni il massimo della sua produzione (170.000 tonnellate all’anno) mentre vi lavoravano oltre 700 persone, ridotte di 130 unità nel giugno del 1948.
Nel 1963 vi lavoravano ormai 330 persone, nel 1969 solo 154 e nel 1973 la Società Montecatini chiuse in via definitiva la miniera di bauxite nonostante gli scioperi e le proteste della popolazione sangiovannese.

La ragione dei progressivi e pesanti tagli del personale e della chiusura è da ricercare nel fatto che alla Società Montecatini conveniva importare la bauxite a costi inferiori dalla Francia e dalla ex Jugoslavia piuttosto che dalla miniera sangiovannese dove il minerale estratto, anzichè essere lavorato in sito come ci si aspettava, veniva caricato sui camion, condotto al porto di Manfredonia e qui imbarcato per Porto Marghera per subire quelle lavorazioni che non furono mai rese possibili presso la suddetta miniera.

Ben 27 furono le morti bianche nei 36 anni di attività della miniera, per il duro e pericoloso lavoro dei minatori. Particolarmente grave fu l’incidente conseguente all’allagamento della miniera causato dal nubifragio della notte del 27 luglio 1951 e che fece tre vittime. Ai minatori caduti nel loro lavoro è dedicato un apposito monumento inaugurato nel 1986 all’interno della Villetta di S. Onofrio a San Giovanni Rotondo.

La miniera di bauxite di San Giovanni Rotondo è composta da un pozzo centrale, posto in corrispondenza dell’alta torre metallica dell’ascensore, raggiunge una profondità di 150m e dava accesso a tre livelli dai quali si poteva risalire anche per mezzo di scale oppure di discenderie (gallerie inclinate che erano percorse dalle rotaie). Due di queste ultime sbucavano all’esterno dove le rotaie erano sostenute da strutture lignee (non più esistenti) e da basse torrette in muratura (ancor oggi visibili).

Gli accessi ai livelli sotterranei della miniera non sono visitabili in quanto sono stati ostruiti con crolli intenzionali per ragioni di sicurezza. Infatti questa miniera sino ad oggi non è stata mai interessata da un concreto progetto di riqualificazione, neppure a fini culturali e turistici. Quest’anno, il 2 maggio è stato avviato un progetto finanziato dalla Provincia di Foggia (Avviso 07/2010) e consistente in uno studio per il rilancio turistico della miniera. Inoltre ha avuto luogo un sopralluogo del “Gruppo Speleologico” di San Giovanni Rotondo il giorno 14 maggio.

Durante il periodo di attività della miniera di bauxite (1937-1973), i minatori festeggiavano il giorno 4 dicembre la loro protettrice, Santa Barbara vergine e martire, la cui statua si conserva nella chiesa sangiovannese dedicata a S. Onofrio. Questa santa, contro il volere di suo padre Dioscuro, aveva abbracciato la fede cristiana e perciò fu denunciata dal genitore ad un magistato romano che la condannò alla decapitazione stabilendo che ad eseguire la condanna fosse il suo stesso padre, che dopo averla uccisa (4 dicembre 306) fu a sua volta colpito mortalmente da un fulmine.

Per questo motivo S. Barbara è la patrona dei minatori, degli artificieri e dei vigili del fuoco. I minatori in questo giorno di festa non andavano al lavoro ed avevano la giornata ugualmente retribuita dalla Società Montecatini che donava loro anche un pacco con pasta, bottiglie di vino e alcuni chili di carne. Molto partecipata era la Santa Messa in onore della loro santa patrona ed il pranzo era abbondante.

Nel corso dei festeggiamenti si eseguivano differenti giochi sociali come il tiro della fune tra le varie categorie dei lavoratori della miniera, il palo della cuccagna, la corsa delle carriole e quella dei sacchi e persino la toccante corsa a piedi dei minatori mutilati.
Verso sera usciva dalla Chiesa di Sant’Onofrio la processione di S. Barbara che attraversava le principali vie sangiovannesi ed il centro storico ed era molto partecipata dalla popolazione. Al termine si accendevano i fuochi d’artificio ed in seguito si tenevano le serate danzanti nei locali del dopolavoro dei minatori, poi abolite perchè spesso si scatenavano le zuffe causate da coloro che avevano abusato dell’alcool.

Dopo la chiusura della miniera ed ancora oggi non si tengono più nè la processione di Santa Barbara e nemmeno i giochi sociali appena descritti, ma ha luogo solo la deposizione di una corona di alloro al Monumento ai caduti della Miniera (1986), il discorso del sindaco e la Santa Messa celebrata in onore della santa nella Chiesa di Sant’Onofrio.

Il presente fotoreportage è stato realizzato dall’arch. Michele Nardella di San Giovanni Rotondo (FG) e si compone della presente descrizione e delle sottostanti dieci immagini ritraenti rispettivamente: l’impianto di raffinazione della bauxite con la torre dell’ascensore che scendeva nel pozzo principale (foto nn. 1 e 2); una gru per la frantumazione della bauxite (foto n. 3); l’argano (foto 4); due torrette che con gli scomparsi ponteggi lignei sostenevano le rotaie che collegavano le discenderie con i punti di scarico della bauxite estratta (foto n.5); il villaggio dei minatori in stato di abbandono (foto nn. 6 e 7); il manifesto della festa di S. Barbara di oggi, 4 dicembre 2011 (foto n.8); il Monumento ai Caduti della miniera, inaugurato nel 1986 (foto n. 9); la statua di S. Barbara vergine e martire che si venera nella chiesa sangiovannese di S. Onofrio (foto n. 10).

 
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Commenti (2)


  1. Nel tuo contributo c’è una pagina di storia importante per San Giovanni Rotondo, ma che potrebbe riguardare chissà quanti altri comuni del sud, dov’è si è vissuto l’entusiasmo per il boom industriale e il dramma della crisi da cui il sud non è mai più riuscito a risollevarsi.

    Toccante la testimonianza sulle morti bianche, tema – anche quello, purtroppo – ancora drammaticamente attuale.


  2. Grazie Marcello, devo anche ammettere che se a San Giovanni Rotondo c’è ancora oggi, seppur in parte, un certo benessere economico e sociale questo lo si deve anche a questa miniera oltre che ovviamente a San Pio da Pietrelcina, al suo santuario ed al suo Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza. Qui c’è la convinzione di parte di alcuni che riattivando la miniera col relativo indotto si potrebbe in parte risolvere la crisi occupazionale. Vediamo quali saranno i futuri sviluppi. Saluti.

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