Gli scavi di Pompei fanno bene alla casse dello Stato italiano. E’ un dato che emerge dal dossier “Beni Culturali in numeri” diffuso ieri nel corso della presentazione della campagna “Abbracciamo la Cultura”, promossa dalla Cgil, insieme a un nutrito gruppo di associazioni, con l’obiettivo di sostenere il patrimonio artistico e culturale del paese e delle professionalità ad esso dedicate.

Numeri ufficiali del Ministero del Turismo alla mano, ammonta a 16milioni e 370mila euro il fatturato prodotto nel corso del 2009 dall’area archeologica di Pompei, che nello stesso periodo ha registrato 2,2 milioni di visitatori. Numeri che la vedono seconda soltanto al Colosseo, che con il Palatino e il Foro Romano, ha accolto 4,7 milioni di visitatori per un fatturato di 30 milioni e 423 mila euro.

Tutto ciò oltre a confermare il ruolo determinante che le rovine dell’antica Pompei conservano nell’immagine del sistema culturale italiano agli occhi dei turisti stranieri, dimostra l’alto contributo alle finanze statali che viene dalla gestione del sito. I suoi introiti rappresentano il 15% del fatturato dell’intero patrimonio culturale, stimato intorno a 104milioni di euro.

A fronte di questi dati è paradossale, secondo la Cgil, che il Colosseo e gli Scavi siano saliti alla ribalta delle cronache recenti per episodi di grave degrado. Di qui la decisione di lanciare una vasta campagna di mobilitazione per la difesa dei beni culturali, che avrà come prima tappa proprio la città mariana.
Appuntamento il 4 dicembre, alle 9,30, con l’incontro “Pompei tra crisi e degrado” ospitato all’Hotel Vittoria di piazza Esedra. Presente all’incontro il segretario generale della Cgil, la neoeletta Susanna Camusso.

Tra gli argomenti centrali del dibattito la grave mancanza di personale tecnico denunciata nel succitato dossier. Sono infatti 350 gli archeologi, 288 i restauratori conservatori, 490 gli storici dell’arte. Una situazione, si legge nello studio, “che mette a serio rischio la tutela stessa del patrimonio culturale”.

 
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