Promossa dal Movimento Cristiano Lavoratori di Brescia e patrocinata dalla Diocesi si è inaugurata ieri la 40ª edizione “Concorso dei Presepi”.

L’interno monumentale del Duomo vecchio di Brescia, chiamato anche “Rotonda”, si trasforma fino al 19 Gennaio in una mirabile, gigantesca grotta che raccoglie più di 200 presepi, provenienti da tutto il mondo. Sono infatti rappresentati tutti i continenti.
Si possono ammirare opere di maestri presepisti nazionali, ma soprattutto numerosi presepi di artigiani locali e di artisti bresciani.

Partendo dall’Enciclica “Popolurum Progressium” di Paolo VI, che scriveva che: “il Mondo soffre per mancanza di pensiero”, il M.C.L. e la Diocesi di Brescia , hanno scelto il motivo di riflessione per il Natale 2013; tratto dal Vangelo di Luca: “Andiamo e vediamo questo avvenimento”, un invito a vivere concretamente e insieme agli altri i momenti di vita, mentre il prodigioso progresso “virtuale” ci consegna strumenti che ci dividono e ci rendono sempre più soli.
Nella scorsa edizione l’esposizione è stata veramente un successo, portando nella cattedrale cittadina oltre 35.000 visitatori.

Orari di apertura:
Lunedi – Venerdi 9-12 – e 15 -18,30
Sabato 9- 12 e 15 -19,30
Domenica 9- 10.45 – 15- 19

Ingresso Gratuito – Offerta
www.concorsopresepi.it

Fotoreportage:
Foto 1,7,8 – artisti bresciani;
Foto 2 – Giappone;
Foto 3 – Tanzania;
Foto 4 – Filippine;
Foto 5 – Cile;
Foto 6 – Portogallo… e tante altre nazioni;
Foto 9 – la cripta;
Foto 10 – il Gesù Bambino della trincea.

Nota: Gesù Bambino della trincea

Durante la Prima Guerra Mondiale un soldato di Capriano del Colle, Bortolo Alberti, fuggendo ad un bombardamento in zona di confine, si rifugiò con alcuni commilitoni tra le macerie di una chiesa. Tra mattoni e calcinacci crollati notò un Gesù Bambino scolpito nel legno e lo prese con sé, custodendolo nello zaino.

Nel 1916, si trovava in trincea sotto un violento bombardamento nemico; una granata scoppiò a pochi metri da lui e sentì un forte dolore alla schiena: “È la fine!”, pensò. Invece non fu così: il soldato Bortolo a parte il dolore e tanto spavento, stava bene. A fine bombardamento, pulendo lo zaino dalla polvere e terra, estrasse il Gesù Bambino e si accorse con meraviglia, che una scheggia gli aveva spezzato un braccio, salvando probabilmente la sua schiena.

Il Bortolo per i rimanenti due anni della guerra si portò sempre con se il Gesù Bambino e riuscì a tornare a casa. Ora il Gesù Bambino, tramandato di generazione in generazione, viene custodito dal nipote Giuseppe Alberti.

 
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Commenti (1)


  1. Molto emozionante e commovente, da tenere sicuramente presente per la futura edizione, grazie!
    Un caro saluto a te e … al tuo lago!
    Grazia e l’immancabile Speedy ;)

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