L’ultimo evento legato alla XIV Settimana della Cultura a Enna si è concluso domenica 22 aprile, l’iniziativa è stata organizzata dalla Prefettura di Enna in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Enna, la Sezione Provinciale UNESCO di Enna e la Società Dante Alighieri di Enna.

Doveva essere allestita una mostra dei preziosi monili appartenenti al tesoro di Maria SS. della Visitazione, patrona di Enna, in alcuni locali del Palazzo di Governo, che, in occasione dell’inaugurazione, dovevano essere illustrati dalla Prof.ssa Maria Concetta Di Natale, docente presso l’Università di Palermo e storico dell’arte, ma per motivi inerenti la sicurezza non è stato possibile, si è tenuta però una interessante trattazione con ausili visivi tratti dal libro ‘’Monili appartenenti al tesoro di Maria SS. della Visitazione’’ da parte dello storico ennese Rocco Lombardo sulla formazione e l’origine del tesoro della Madonna della Visitazione dalla semplice collanina in oro ai pezzi più importanti come la corona e il pellicano, si è potuto inoltre visitare alcune delle sale del Palazzo del Governo solitamente interdette al pubblico.

La corona (visibile nella diapositiva foto 7) e i monili della Madonna fanno parte del Tesoro del Duomo di Enna, attualmente custodito nel cavò del Banco di Sicilia e per un certo periodo di tempo esposto nel Museo Alessi uno dei più importanti musei d’arte sacra della Sicila centrale aperto nel 1987 e poi dopo varie vicissitudini di natura amministrative burocratiche chiuso nel 1996, riaperto e poi chiuso di nuovo nel 2006 per mancanza di fondi e a tutto oggi ancora sotto chiave, chiuso al pubblico praticamente “a tempo indeterminato”.
Il tesoro ammonta a circa venti chili d’oro (quello donato dai devoti nel corso dei secoli) e viene usato insieme ai pezzi pregiati per addobbare la statua della Madonna in occasione della annuale festa della patrona. La corona del 1653 in oro gemme e smalto, pesa circa due chili, definita dalla ‘’Enciclopedia Britannica’’ il capolavoro dell’oreficeria barocca dell’Italia meridionale per i preziosi smalti in oro.

Contiene 120 brillanti, 348 rubini e svariati smeraldi, con 6 medaglioni raffiguranti scene sacre. L’ossatura di supporto è in rame dorato costruita dall’orafo Ignazio Bellomo di Calascibetta. Il lavoro fu commissionato a tre artisti orafi palermitani, i fratelli Leonardo e Giuseppe Montalbano e a Michele Castellani, il lavoro che fu pagato con Trecento onze, somma notevole per quei tempi, durò circa due anni tanto che i tre orafi palermitani dovettero trasferirsi ed abitare a Enna (allora Castrogiovanni) per tutto il periodo che fu necessario al completamento dell’opera. Altro pezzo di notevole interesse storico artistico è il pendente (visibile nella diapositiva foto 8 ) demominato’’Il Pellicano’’ del 1682 in oro smalti e gemme, il gioiello in origine sembra sia appartenuto ai ‘’Grimaldi’’ antica famiglia nobiliare ennese che lo donò alla Chiesa Madre.

 
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