La Vergine rapita
La Giornata Internazionale della Donna (8 marzo) è stata ricordata a Foggia con un’appropriata iniziativa culturale, di carattere storico-documentario e divulgativo, avente per titolo “La Vergine rapita” e per sottotitolo “Processi criminali per reati contro le donne nelle carte del Tribunale della Dogana delle Pecore di Foggia”.
Essa è stata organizzata dall’Archivio di Stato del capoluogo dauno, all’interno della propria sala di lettura che si trova al pian terreno del settecentesco Palazzo Galiani-Filiasi in Piazza XX Settembre n. 3. Il fine è sostanzialmente quello di sensibilizzare i ricercatori, gli studenti e più in generale il pubblico sul delicato tema della violenza verso le donne nel corso dei secoli e sui relativi e conseguenti procedimenti giudiziari.
“La Vergine rapita” è stata concepita dagli organizzatori come un invito alla ricerca aperto gratuitamente a tutti ed articolato in una conferenza di presentazione, tenutasi attorno alle ore 10:00, e in una mostra documentaria con l’esposizione selezionata di 22 documenti dei fascicoli penali del Tribunale della “Dogana delle pecore di Foggia” che recano la presenza di incarti riferiti ai reati contro le donne non ancora sposate, chiamate “vergini”, in un arco di tempo che va dal 1770 al 1787.
La documentazione esposta, che fa parte della IX serie del fondo archivistico “Dogana delle pecore di Foggia”, ivi conservato, è solo una piccola parte, seppur significativa, del vasto insieme dei procedimenti giudiziari per reati contro le donne di Capitanata, in quanto riguarda soltanto quelli commessi o subiti dai “sudditi della Dogana” oppure dai loro familiari e dipendenti.
Negli altri casi la ricerca va estesa agli atti dei procedimenti penali della Regia udienza provinciale di Capitanata (1649-1806), della Gran corte criminale di Capitanata (1807-1862) e della Corte di assise di Lucera (1870-1931). Tutti questi altri documenti giudiziari sono conservati nell’Archivio di Stato di Lucera, che fu capoluogo della Capitanata dal 1579 al 1806 e dunque prima di Foggia.
Va reso noto che la “Regia Dogana della Mena delle pecore di Foggia”, fu istituita dal re Alfonso I Aragona nel 1447 secolo con lo scopo di regolamentare il settore agricolo e di riscuotere i tributi provenienti dalla transumanza e dal diritto di pascolo concesso ai pastori che conducevano i loro armenti nella pianura del Tavoliere per lo svernamento.
Tale istituzione fu munita di un apposito Tribunale, con ampia giurisdizione dal Tavoliere all’Abruzzo, chiamato a giudicare tutte le cause, comprese quelle relative ai reati contro le donne, che riguardassero i pastori ed in generale i “sudditi” della stessa “Dogana delle pecore di Foggia” la quale ebbe vita fino al 1806, quando fu soppressa da Giuseppe Bonaparte, durante l’occupazione francese del Regno di Napoli.
Tornando ai documenti giudiziari esposti in questa sede per la Festa della Donna, dalla loro lettura traspare evidente il coraggio non comune dimostrato dalle donne vittime dei reati, e dai loro parenti, nel denunciare i propri malfattori in un’epoca in cui la donna era considerata un oggetto da possedere gelosamente mentre la sua voglia di liberazione e di riscatto della propria dignità era bollata come un disonore ed una vergogna.
Oltre a ciò si apprende anche il funzionamento della giustizia tardosettecentesca della “Dogana delle pecore di Foggia” in merito a questi reati e, al tempo stesso, l’attualità di questi tristi episodi e dei procedimenti ad essi conseguenti se confrontati con quelli analoghi che avvengono ancora oggi in varie parti del mondo.
Il presente fotoreportage, realizzato dall’arch. Michele Nardella di San Giovanni Rotondo, è corredato dalle sottostanti nove immagini che ritraggono rispettivamente:
• il manifesto dell’iniziativa culturale “La Vergine rapita” con un fascicolo penale recante un querela per stupro fatta nel 1770 da una ragazza ventenne di Pietramontecorvino contro il suo datore di lavoro (foto n. 1);
• una significativa parte dei documenti giudiziari tardosettecenteschi, esposti nella sala lettura dell’Archivio di Stato foggiano (foto n. 2);
• un fascicolo penale con la querela presentata da una ragazza di Foggia nel 1771 contro un suo corteggiatore respinto per averla insultata e picchiata (foto n. 3);
• un fascicolo penale con la querela del padre di una ragazza violentata a Foggia nel 1770 (foto n. 4);
• due fascicoli recanti un procedimento penale (1785) ed una querela (1772) per stupri avvenuti rispettivamente nel Terziero di Casorcia ed a Rocchetta (foto n. 5);
• una querela criminale sporta nel 1773 contro il suo aggressore da una donna di San Donato per violenza carnale e mancato matrimonio promesso (foto n. 6);
• un fascicolo recante gli atti del processo (1783-1784) per stupro e successivo rapimento di una donna ventiduenne di Faeto da parte di un sacerdote secolare (foto n. 7);
• un fascicolo recante il procedimento penale (1785-1787) a carico di due uomini di Melfi per rapimento a mano armata e stupro di una tredicenne di Rapolla mentre stava rientrando al proprio paese (foto n.8);
• il settecentesco Palazzo Galiani-Filiasi, in Piazza XX settembre n. 3, dove si trova la sala di lettura dell’Archivio di Stato di Foggia presso la quale è stata allestita questa significativa mostra documentaria (foto n. 9).
*Si ringraziano il dott. Viviano Iazzetti, direttore dell’Archivio di Stato di Foggia, e la dott. ssa Maria Antonia De Pascale, una delle organizzatrici di quest’iniziativa culturale, della loro disponibilità e cortesia nonché delle informazioni fornite.
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Michele Nardella:
Ciao angel1967,
l'opera di Gino Berardi esposta in questa mostra è: Finestra s...
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angel1967:
Ciao Michele, sono stato allievo di Gino Berardi, uno dei pittori che partecipan...
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Michele Nardella:
Grazie Maria per il tuo commento.
La cerimonia di inaugurazione di questa mostr...
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MaGi72:
Complimenti Michele per il fotoreportage!
Una personale molto interessante: be...
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Michele Nardella:
Grazie Maria, ho partecipato anch'io da protagonista a questa manifestazione, co...
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