Il grande progetto intrapreso del ripristino dell’antico organo della Basilica Ave Gratia Plena è solo l’ultimo, in ordine di tempo, di una serie di interventi strutturali che hanno ridato dignità e decoro al santuario oplontino, voluti da monsignor Raffaele Russo appena giunto a Torre Annunziata circa dieci anni fa. Dopo un “fiocco di neve per l’orfanotrofio” è la volta dell’iniziativa un “fiocco di neve per l’organo” che fa leva sulla solidarietà del popolo torrese per portare avanti un’altra onerosa iniziativa nata sotto il manto protettore di Maria SS della Neve.

Monsignor Russo come nasce l’idea di riportare l’organo ai suoi antichi splendori?
L’idea in realtà venne già al mio predecessore monsignor De Felice che iniziò a reperire i fondi per aggiustare l’antico organo polifonico. Riuscì a raccogliere circa 30 milioni e li depositò in banca in attesa che raggiungesse tutta la cifra che serviva. Quando venni qui però mi accorsi che l’organo era solo una delle ultime cose che andavano aggiustate: non era assolutamente la prima cosa da fare. Infatti, chiesi ai miei superiori di poter utilizzare quei soldi per ristrutturare la basilica che se ne stava cadendo letteralmente a pezzi.

Acconsentirono?
Non potevano fare altro, dato che la struttura versava davvero in pessime condizioni. Per recuperare i fondi necessari iniziai una gara di solidarietà sotto il segno de “un fiocco di neve“. Il popolo oplontino rispose generoso e in pochi anni è cambiato il volto e l’immagine della basilica. Abbiamo recuperato l’80% dello stabile adiacente, un tempo sede dell’ex orfanotrofio comunale e da decenni abbandonato all’incuria e al degrado, trasformandolo in una casa accoglienza per giovani mamme in difficoltà e in centro propulsore per le attività culturali e ricreative in questo difficile angolo di Torre Annunziata. Poi siamo passati alla ristrutturazione dell’oratorio, fondamentale in questo quartiere dove i ragazzi passano molto tempo per strada, e poi dell’antico teatro della chiesa di San Francesco di Paola, un altro piccolo gioiello restituito alla città e ai suoi abitanti.

Ora per l’organo ritorna “il fiocco di neve”?
Eh si, facciamo di nuovo appello alla sensibilità dei torresi. Per recuperare l’organo ci siamo rivolti in primis alla ditta costruttrice Rotelli, ma questa ha chiesto circa 240 mila euro. Oscar Guidone, un nostro concittadino che da anni vive in Germania, lo scorso anno incominciò ad interessarsi alla faccenda e fece venire appositamente dal suo paese l’ingegnere Heinz Boschert per valutare l’entità dei lavori da effettuare. Il costo complessivo per il ripristino chiesto dall’ingegner amico di Oscar, quest’ultimo anche presidente dell’associazione “Torresi nel Mondo”, è di 100 mila euro, meno della metà del primo preventivo.

Come pensa di recuperarli?
In realtà abbiamo acceso un mutuo quinquennale di 50 mila euro per dare il via ai lavori, ma non basta. Oltre a cercare sponsor, è nata l’idea di riproporre una sottoscrizione cittadina e già un centinaio di famiglie hanno aderito. Privarsi di un caffè al giorno per donare un “fiocco di neve” alla Basilica è un gesto di grande sensibilità e di amore verso la Madonna. Anche i ragazzi dell’oratorio stanno mettendo da parte i loro spiccioli e, anziché spenderli in caramelle, li offrono alla chiesa per far risuonare l’organo: un gesto meraviglioso indice dell’amore che nutrono verso la nostra realtà comunitaria.

Quando sarà inaugurato?
Spero per la prossima festa votiva del 5 agosto. Il recupero dell’organo è il coronamento di tutto il lavoro svolto in questi anni. Le canne che non siamo riusciti a recuperare, insieme a tante statue antiche risalenti al Settecento, trovate abbandonate qui e lì nelle stanze della chiesa, entreranno nel museo che stiamo allestendo alle spalle della Chiesa del Suffragio, a sua volta ristrutturata. Poi sarà allestito anche un archivio storico coi documenti ritrovati in Basilica, un punto di riferimento per gli studiosi e tutti gli amanti della storia e della cultura oplontina.

Qualche rimpianto?
Il mio predecessore all’epoca del terremoto avrebbe potuto chiedere fondi pubblici per il recupero dell’organo, il secondo più grande in Campania. Mi dispiace che non lo abbia fatto perchè probabilmente non ci saremmo trovati di fronte a una mole di lavoro così corposa per recuperarlo.
Ma, rimpianti a parte, sono felice che anche stiamo portando avanti anche questo progetto.

(Foto di Paolo Borrelli)

 
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