Manca solo un mese ormai.
In città già da qualche settimana fervono i preparativi per quello che, per la gran parte dei materani, è il giorno più atteso e più lungo dell’anno. La festa patronale in onore di Maria SS. della Bruna, o come viene comunemente chiamata, la Bruna.

In questi reportage, accompagnati dalle foto che ho scattato lo scorso anno, voglio raccontare come viene vissuta questa giornata da me e dai miei concittadini.
Di notizie storiche ne è piena la rete.

Per me è il momento di maggior attaccamento alla mia città, alle mie radici, il momento in cui sento di essere parte di una comunità. E’ molto difficile per un materano spiegare le sensazioni, le motivazioni che portano a vivere con tanto coinvolgimento questo evento al quale sin da piccoli si viene iniziati dai propri genitori, portati per mano, o sulle spalle sotto il caldo sole delle estati meridionali. Tanta devozione, senza dubbio, ma anche molto di più.
Non di rado suscitiamo le perplessità dei turisti o di chi vive a Matera da anni ma non è materano di origine. Ognuno, puntualmente, dopo la prima partecipazione sentenzia “è stata l’ultima volta, mai più!”.
E’ davvero un giorno speciale, in cui emozioni, gioia, tensione, sacro e profano si mescolano in una tradizione che dura da più di seicento anni.

La sveglia è alle cinque, ed è facile comprendere che stia accadendo qualcosa di speciale. Il sole non è ancora sorto ma le strade sono già percorse da tanta gente assonnata che va verso il centro, a piedi, in macchina o col motorino.

In Cattedrale c’è la prima messa… di solito. Si perché ormai da cinque anni è la chiesa di San Francesco d’Assisi a farne le veci, in attesa che i lavori di restauro della nostra Chiesa Madre giungano finalmente al termine.
Finita la messa parte la processione dei pastori, con l’antico quadro raffigurante la Madonna della Bruna che sfila per le vie della città. In origine questa processione serviva per permettere ai pastori di partecipare alla festa, percorrendo le strette vie dei Sassi e manifestando così la loro devozione alla Santa Patrona, dato che il resto della giornata avrebbero dovuto trascorrerlo nei pascoli. Oggi alcuni pastori che vi prendono parte hanno più il ruolo di figuranti che di attori principali.

La partecipazione nonostante l’ora è sempre massiccia. Sono tantissimi i ragazzi, sicuramente la maggioranza, ma tanti sono anche i padri con i bambini o le famiglie al completo. La folla precede il quadro ed attraversa alcuni quartieri della città, svegliando con il suo frastuono quelli che ancora dormono e che si affacciano dalle finestre per veder sfilare quel lungo serpentone di gente. Il percorso è caratterizzato dalla presenza di batterie di mortaletti in sequenza montate sul ciglio delle strade. Tutti si fermano lì dove la batteria verrà accesa da u’ sparafuc’ (letteralmente lo sparafuoco, l’addetto all’accensione dei mortaletti) ed attendono l’arrivo del quadro. Con il quadro in vista la batteria viene accesa e la gente ammassata nei suoi pressi inizia a correre, incalzata dai botti, avvolta dal fumo, tra spintoni, gomitate e qualche caduta finchè al cessare del frastuono esplode in un urlo di esultanza. La processione dura in tutto un paio d’ore e questo caratteristico carosello si ripete per alcune volte.

La processione si conclude raggiungendo nuovamente il centro, nella chiesa di San Francesco di Paola. Qui viene posato il quadro e celebrata una nuova messa… sono soltanto le 8:30 del mattino.

(continua…)

Foto 1: La messa all’aperto in piazza San Francesco d’Assisi

Foto 2: Il quadro sul sagrato di San Francesco d’Assisi

Foto 3: Prima sosta al rione Serra Venerdì

Foto 4: Scintille…

Foto 5: …ed esplosioni

Foto 6: Sosta al rione Spine Bianche

Foto 7: Concitazione

Foto 8: Il quadro in San Francesco di Paola

 
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Commenti (1)


  1. ottima recensione ;)

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