A Trieste, si sa, soffia la Bora.
Questo vento, conosciuto in tutta Italia per le sue forti raffiche, proviene da est/nord-est e allieta le giornate dei triestini, ormai abituati a sentirlo insinuarsi tra i capelli e a rompere gli ombrelli.
Se il cielo è sereno si parla di “bora chiara”, se invece il cielo è plumbeo e le nuvole minacciose bisogna prepararsi all’arrivo della “bora scura”.

Ma a Trieste quest’anno si è verificato un evento straordinario: la bora incredibilmente forte ha fatto capolino in città con “refoli” che hanno raggiunto i 182 km/h e, accompagnata da un’aria gelida, ha animato la città per due settimane.

Il segno più marcato della sua permanenza? Lo strato di ghiaccio che si è formato sul celebre Molo Audace. La bora ha alzato l’acqua del mare che, venendo a contatto con la banchina, si è cristallizzata. I triestini più coraggiosi si sono avventurati sul molo, chi a piedi, chi con gli sci, nonostante i ripetuti richiami da parte del sindaco e della polizia.
Ma la curiosità e la voglia di immortalare un evento così particolare ha prevalso sul freddo e sul rischio di cadere nelle gelide acque.

Il molo ricoperto da una distesa bianca, le bitte e le panchine ghiacciate hanno portato a Trieste un tocco di magia…
Lo stesso tocco che ha fatto ribaltare un camion in una delle strade più trafficate della città, intasando il traffico per giorni.

 
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Commenti (1)


  1. Bellissimo questo articolo sia per lo spirito con cui l’autore racconta la bora, una specie di identità intrinseca della città e che conosce molto bene. Veramente insolito questo fenomeno, immagino i rischi vissuti dalla popolazione. Questo racconto coinvolge sia con il testo che con le foto bellissime e dramatriche allo stesso tempo.

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