Biogas 2: aggiornamenti e alcuni chiarimenti
Il progresso non può essere fermato e la salvaguardia dell’ambiente non può...
L’Italia è una repubblica fondata sulla ricerca del lavoro e sulle modalità possibili di smaltimento delle montagne di rifiuti che si stanno accumulando nelle strade delle nostre città, in particolare da Roma in giù. Cosa sta succedendo? Semplice… cioè, non molto. Proviamo a trovare il bandolo della matassa e il bandolo della matassa è costituito dall’avvio della famosa e famigerata raccolta differenziata porta a porta – che non consiste nel consegnare i sacchetti della spazzatura ad un operatore ecologico che bussa ai nostri usci bensì nel dividere in generi e collocare i sacchetti dell’immondizia suddivisa negli appositi cassonetti colorati ed etichettati allo scopo – la quale, chissà perché, è partita abbastanza bene senza troppi traumi e disordini da Roma in su, mentre verso la punta ed il tacco dello stivale sta provocando sconquassi e traumi psicologici di non poco conto.
Ma il punto cruciale deve ancora arrivare ed eccolo che arriva.
Come si smaltisce la spazzatura? Molti mugugnano sospettando che al termine della seccante separazione della medesima ai fini della raccolta differenziata, tutto poi, alla fine, confluisca in un unico posto che diventa una discarica a cielo aperto, cosa che in molti posti è effettivamente avvenuta, sempre più spesso da Roma in giù più che in su.
Ed ecco che, da alcuni anni, per ovviare all’inconveniente si è ricorsi all’opera delle centrali biogas dentro le quali l’immondizia viene distrutta in vari modi che lascio spiegare agli addetti ai lavori, non essendo io ingegnere o, quanto meno, troppo esperta in materia. Ma qualcosetta la so da profana.
In parole poverissime, le centrali biogas (bio = vita; in altri termini: gas che non sarebbero prodotti chimicamente ma naturalmente, cioè dalla combustione di sostanze organiche) sono impianti che dovrebbero (il condizionale ormai è sempre d’obbligo) incenerire i rifiuti solidi urbani senza, in teoria, provocare particolari danni a cose ed esseri viventi, quadrupedi o bipedi che siano e che vivano nelle immediate vicinanze della struttura e, a questo proposito, le autorità di varie regioni italiane hanno disposto la costruzione di tali impianti un po’ ovunque per arginare l’epidemia delle discariche a cielo aperto, soluzione comunque peggiore delle centrali.
Ma in alcune zone, fra cui Anzio, l’iniziativa è stata accolta a fischi e sommosse popolari. Perché?
Perché proprio in immediata prossimità della frazione di Lavinio la Regione ha programmato l’edificazione di ben due centrali biogas a distanza di pochissimi chilometri l’una dall’altra e a pochissimi metri dal centro abitato. Questo non sarebbe nulla. In fondo, in due città del nord le centrali sono state erette addirittura in pieno centro, senza apparente pericolo per gli abitanti; ma la questione è un’altra.
Conoscendo bene come si lavora da queste parti, la popolazione non ha la minima fiducia sulla costruzione degli impianti e ancor meno sul rispetto delle regole basilari che devono essere applicate in tali casi per garantire ai residenti il mantenimento della buona salute, e su questo avrebbe validi motivi per dubitarne. Nell’hinterland di Nettuno, comune adiacente ad Anzio, anni fa sorse la Kiklos, centrale per lo smaltimento rifiuti che, per qualche difetto tecnico – filtri malfunzionanti o mai cambiati dal giorno dell’edificazione dell’impianto -, ha ammorbato l’aria intorno alla città, con odori insopportabili, provocando danni addirittura economici a tutta la zona. Infatti, gli immobili sorti nelle vicinanze dell’impianto hanno subìto un crollo sul loro valore del 40% nel giro di un paio d’anni, complice anche la crisi.
Potrebbe accadere anche nell’area di Anzio e le ripercussioni sarebbero ancora più pesanti, anche per il Comune di Anzio stesso che conta sul cospicuo introito dell’IMU proveniente dalle seconde case, le case delle vacanze, di Lavinio.
Cosa fare? Sembra che contro le decisioni della Regione ci sia poco da fare. L’unica soluzione sarebbe esortare la giunta del Comune di Anzio a muovere ricorso al T.A.R. se non per bloccare definitivamente il provvedimento, almeno per assicurare che la costruzione di tali centrali avvenga nel massimo rispetto delle norme fondamentali per la sicurezza degli abitanti.
Nell’attesa di un qualunque risultato, sono stati organizzati flash mob con esecuzione di danze propiziatorie.
Non so quanti di voi, utenti dei Comuni Italiani potranno sentirsi coinvolti moralmente in questa situazione ma credo che la tematica non manchi d’interesse.
Grazie per avermi letto.
Vostra,
Puppylion
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7 marzo 2016 10:10 / Commenta
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