Il progresso non può essere fermato e la salvaguardia dell’ambiente non può costituire un alibi per arrestarlo, dunque, cosa fare per salvare la capra e i cavoli?

No Biogas 2, chiarimenti.

centrale biogas

Come ho accennato nel precedente articolo “Bio o non bio? Questo è il dilemma” nel 2012, la Regione Lazio ha deliberato la costruzione di vari impianti con tale processo (smaltimento rifiuti con processo di dissolvimento anaerobico, cioè senza l’intervento di ossigeno) distribuendone la collocazione in giro per il Lazio omettendo però, volontariamente ed in mala fede, dettagli sulle conseguenze nell’impatto ambientale.

In sintesi: in occasione di una conferenza dei servizi, indetta appunto nel 2012, la Regione ha proposto l’installazione di tali impianti nell’immediata prossimità di centri abitati, per giunta turistici, spacciandoli per strutture aventi lo scopo di dissolvere sfalci vegetali; in parole più semplici: potature di piante. E alcuni sindaci di comuni, fra cui quello di Anzio, ci hanno creduto e hanno dato l’okay all’edificazione di questi impianti.

Non era vero!

Le centrali biogas progettate dovrebbero agire su due canali: lo smaltimento dei rifiuti organici e quello dei fanghi fognari. Nel primo c’è il rischio concreto che ci finiscano anche quelli inorganici provenienti dalla raccolta del materiale indifferenziato – quindi anche plastica, metalli ed altri elementi indistruttibili – con conseguenti possibili emissioni di sostanze venefiche o quanto meno dannose per la salute; nel secondo, dedicato al dissolvimento dei fanghi, ci finisce il liquame delle cloache, con conseguenze immaginabili in termini di odori ma, anche in questo caso, di elementi inquinanti.

schema funzionamento centrale biogas

E non è finita qui.

Le due centrali insieme lavorerebbero su ben 150.000 tonnellate di digestato (materiale da smaltire) quando si è scoperto che l’area di Anzio ne produrrebbe sì e no 6-7.000 tonnellate.

Qualcuno potrebbe ingenuamente pensare che tale quantitativo è in relazione ad un eventuale, possibile sviluppo della zona nel futuro, ma fra 6-7.000 tonnellate e 150.000 la differenza è esorbitante e improponibile anche in un futuro lontano. Per quanto la zona di Anzio possa svilupparsi (e poi dove? In mare?), è arduo ipotizzare che l’ammontare dei rifiuti possa toccare simili cifre dal momento che, oltretutto, la tendenza è quella di ridurre la produzione di spazzatura al minimo, ricorrendo invece al riciclo laddove è possibile riciclare l’apparentemente inutile.

Problema: il Sindaco di Anzio ed il vice-sindaco hanno firmato la delibera ed ora è quasi impossibile tornare indietro almeno per una delle due centrali in progetto se non con immediato ricorso al T.A.R. e con flebili speranze di spuntarla, salvo sborsare un pacco di euro per l’intervento di un avvocato d’assalto – che comunque ci sarebbe -.

A questo punto, alla popolazione non resta altro che utilizzare tutti i mezzi possibili, disponibili e pacifici per manifestare il proprio sacrosanto scontento: uso dei media per informare e raccolta di firme. Si spera almeno così di poter impedire la costruzione della seconda centrale.

Ribadiamo: non siamo completamente contro la costruzione di tali impianti; stiamo solo dalla parte di un buon senso che invece latita.

 
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