Teatro Grande in una foto d'epoca

E’ ormai in fase avanzata l’attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata sulla regolarità dei lavori di maquillage effettuati sul Teatro Grande di Pompei. Attesi a breve nuovi avvisi di garanzia.

Dopo aver disposto il sequestro del materiale scenico utilizzato per gli spettacoli (impianto luci, tubi, arredi, assi dei gradoni e del palco), la Procura ha incaricato in questi giorni la Guardia di Finanza di completarne l’inventario per stabilire il reale valore dei materiali acquistati e degli interventi di restauro realizzati per adattare l’antica arena ad ospitare alcuni concerti di musica classica del Teatro San Carlo di Napoli.

L’obiettivo dei giudici oplontini è di accertare se vi siano state incongruità nelle spese sostenute dal Commissariato per l’emergenza. Anche per questo motivo le fiamme gialle hanno fatto visita alla ditta Caccavo, che ha eseguito i lavori di restauro, dove sono stati sequestrati altri materiali che insieme alle attrezzature rinvenute all’interno del Teatro sono stati conservati in alcuni locali del contestato prefabbricato sorto nel 2008 tra la necropoli di Porta Nocera e la zona di San Paolino, e visibile da via Plinio.

Teatro Grande prima dei lavori

Le recenti operazioni si ricollegano all’indagine sul restauro del Teatro partita nel luglio 2010 dopo le polemiche scatenate da un reportage del periodico vesuviano “Il Gazzettino Vesuviano” che denunciava l’invasività degli interventi eseguiti nell’antica struttura.
Al vaglio dei giudici la presunta irregolarità degli stessi, se in contrasto o meno con la salvaguardia del sito archeologico, e i costi sostenuti dalla gestione commissariale. Su quest’ultimo aspetto la prima voce di denuncia è arrivata dal segretario della Uil beni culturali, Gianfranco Cerasoli, che contestava l’anomala impennata della spesa passata dai circa 500mila euro del gennaio 2009 ai circa 6 milioni di euro del maggio 2010.

Su un altro fronte gli inquirenti continuano a passare al setaccio le spese di gestione amministrativa dell’ente, in particolare quelle sostenute nel periodo di reggenza del commissario Marcello Fiori. Oltre a questo restano aperti altri due filoni di inchiesta che interessano l’area archeologica di Pompei.
Uno relativo ai crolli che hanno interessato alcune domus a cavallo tra novembre e dicembre dello scorso anno, di cui i magistrati voglio accertare le responsabilità; in particolare quello alla schola armaturarum, seguito da altri alla domus del moralista e lungo via Stabiana

teatro grande dopo i lavori


Il secondo attiene ai cosiddetti “corsi fantasma”, corsi di formazione per i dipendenti utilizzati per mascherare il pagamento di ore di straordinario a 265 addetti alla vigilanza, e nell’ambito del quale sono stati iscritti nel registro degli indagati gli stessi dipendenti insieme all’ex direttore amministrativo Luigi Crimaco.

(Foto di Marzio Vignoli, Mizar, Lucam)

 
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