Giancarlo Siani

23 settembre 1985: ventisei anni dopo Torre Annunziata è “piena” di Giancarlo.

I giovani dell’ISIS “Pitagora” leggono i suoi articoli più belli raccolti nel libro “Le Parole di una Vita” curato dal professor Raffaele Giglio; sulla terrazza del Lido Azzurro, apre la Festa Democratica, il convegno “Ricordando Giancarlo Siani – Primo: Battere la camorra”; la comunità oplontina si unisce in una veglia di preghiera nella Chiesa della SS Trinità in memoria del giovane giornalista per non dimenticare e riaffermare la voglia di libertà, legalità e di cambiamento.

Tanti eventi nella ventiseiesima ricorrenza della morte del giornalista ucciso dalla camorra, Giancarlo Siani. Letture, riflessioni, preghiere per onorare chi, da cronista, è riuscito a smascherare i legami tra politica e malaffare, spingendosi lì dove nemmeno la magistratura avevano avuto l’ardire di andare. La sua vicenda è scritta in una delle pagine più dolorose della storia oplontina e preferiamo raccontarla attraverso le parole di chi, Giancarlo, lo ha conosciuto, apprezzato e stimato.

“Probabilmente due articoli, poche righe in ciascuno di questi, provocarono la reazione della malavita organizzata e furono la causa della morte di Giancarlo”: ad affermarlo è il collega de “Il Mattino”, Pietro Gargano, intervenuto stamane alla manifestazione organizzata nell’aula magna dell’ISIS Pitagora dall’assessore alla cultura, Maria Elefante, lo stesso luogo in cui è stata girata la scena dell’incontro di Giancarlo Siani con gli studenti nel film di Risi, Fortapash.

Gargano è stato un punto di riferimento nell’inchiesta giudiziaria che ha poi portato all’arresto degli assassini e dei mandanti del giovane cronista, ucciso sotto casa, nella sua auto, mentre tornava dalla redazione napoletana.

In quelle poche righe, Giancarlo, così come gli era stato riferito, riportava che stavano cambiando gli scenari camorristici della zona e che l’arresto di Valentino Gionta era scaturito da un accordo tra il clan Bardellino della Nuova Famiglia e i Nuvoletta di Marano. Accordo che avrebbe avuto come prezzo proprio l’eliminazione del boss di Torre Annunziata, per una nuova distribuzione dei grossi interessi economici dell’area vesuviana.

“Giancarlo praticamente in quegli articoli – continua Gargano – affermava che la camorra a Torre Annunziata era diventata mafia. I camorristi ora avevano rapporti diretti con Totò Riina e con la cupola e che il boss Gionta era stato venduto per cercare una tregua tra i clan che si contendevano i traffici sul territorio. Un ‘insulto’ per i Nuvoletta da lavare con la morte, nonostante le iniziali reticenze di Gionta. Ma Giancarlo era consapevole di cosa stava rischiando – continua il giornalista – lo immaginava per le minacce che aveva ricevuto, le pressioni, lo schiaffo nel bar e tanti altri particolari. Il tragico epilogo doveva prevederlo chi lavorava dall’alto, da chi era in redazione, da chi faceva i titoli degli articoli, molti dei quali pubblicati soltanto nell’edizione locale. Tuttavia, credo la verità non è stata ancora tutta svelata, c’è ancora qualcos’altro da scoperchiare!”

L’articolo che uccise il giovane Siani riportato sul sito di Radio Nuovevoci

 
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