La foto ufficiale dell'ASD CF Bardolino Verona 2010-11

Nel 2005, a dieci anni dalla fondazione, il Bardolino Verona ha vinto il suo primo scudetto.
La squadra nata a Bardolino, comune veneto in provincia di Verona con più di seimilasettecento abitanti, ha poi vinto altri tre scudetti e tre Coppe Italia, confermandosi, anche nel duello con il Torres di Sassari, un punto di riferimento nel calcio femminile italiano.
Il club gialloblù ha anche raggiunto una semifinale di Champions League (miglior risultato di sempre per una squadra italiana) portando ben 14.000 spettatori allo Stadio Bentegodi di Verona, record assoluto per un evento sportivo femminile in Italia.

Intervistiamo Renato Longega, allenatore “alla Ferguson” della società gialloblù.

Il quinto posto nella Serie A 2010-2011 è un risultato che rispetta le aspirazioni di inizio campionato?
La scorsa estate si era concluso un grande ciclo ed avevamo deciso di voltare pagina puntando maggiormente sulle giovani. Per dare il via ad un nuovo ciclo ci vuole un po’ di pazienza ed inizialmente abbiamo avuto qualche difficoltà complici anche alcuni infortuni di atlete importanti e le lungaggini burocratiche per il tesseramento delle atlete provenienti da federazioni estere. Nel girone di ritorno abbiamo scalato la classifica ed il quinto posto finale ci deve soddisfare ma nel contempo deve rappresentare un punto di partenza per il futuro.

Renato Longega

Quale atleta gialloblu si è messa maggiormente in evidenza?
Più che parlare di singole, a fare la differenza alla distanza è stato lo spirito del gruppo, l’attaccamento alla maglia e lo spirito di sacrificio da parte di tutte le atlete che hanno saputo calarsi nella nuova realtà ed uscire alla grande da una situazione difficile.
Se devo fare dei nomi, Cristiana Girelli ha conquistato la maglia azzurra, ma anche il portiere svedese Stephanie Ohrstrom è stata una gradita sorpresa, senza dimenticare la repentina crescita di tante giovani.

Cosa rappresenta oggi nel movimento sportivo italiano il calcio femminile?
Siamo maggiormente considerati all’estero piuttosto che in patria. Basterebbero investimenti tutto sommato esigui soprattutto nella promozione e il nostro movimento potrebbe tornare al passo con le federazioni più importanti.

Con il digitale terrestre è aumentata notevolmente la copertura televisiva degli sport diversi dal calcio maschile di serie A e B. Ritiene sufficiente l’attenzione di televisione e giornali e siti internet per il calcio femminile?
A livello locale e regionale noi stiamo lavorando da anni per migliorare la nostra visibilità ed attualmente siamo presenti su quattro canali digitali ed uno satellitare. A livello nazionale il digitale terrestre ha aumentato la visibilità delle gare di serie A femminile su Raisport ma ci sarebbe molto da lavorare soprattutto per avvicinare il pubblico delle reti generaliste almeno per qualche grande evento. In Italia il giornalismo della carta stampata nazionale soffre di una notevole arretratezza culturale quando parliamo di sport coniugato al femminile. Una donna se non raggiunge traguardi di assoluto livello mondiale può comparire sulla carta stampata solamente per il gossip

Cristiana Girelli

La pallavolo femminile è molto diffusa nel nostro paese. Secondo molti addetti ai lavori è uno sport di squadra molto adatto alle donne. Cosa ne pensa?
Considerare il calcio uno sport più adatto agli uomini rispetto alle donne è uno stereotipo mentale tipicamente italiano. In altri paesi non è così. Negli Stati Uniti addirittura il calcio viene considerato più adatto per le donne rispetto agli uomini!

L’interesse per il calcio può ancora crescere tra le ragazze?
L’interesse nel nostro paese potrebbe crescere notevolmente con una politica sportiva finalizzata a questo. Purtroppo fino ad oggi, parole a parte, si è fatto pochissimo a differenza degli altri paesi europei dove il calcio femminile è una realtà in continua ascesa. Dell’enorme interesse che c’è in Europa per il calcio femminile ce ne siamo resi conto negli ultimi anni grazie alle nostre trasferte di Champions League.

ASD CF Bardolino Verona è nata a Bardolino.
A Bardolino ci sono le nostre radici, la nostra storia. Lì sul Lago di Garda siamo cresciuti, siamo diventati importanti anche grazie alle istituzioni locali che ci hanno supportato nella crescita e ai tifosi sempre più numerosi.

Melania Gabbiadini

E poi il trasferimento a Verona?
Con l’approdo in Europa si è reso necessario allargare il nostro bacino d’utenza e ci siamo avvicinati alla città di Verona che ci ha messo a disposizione lo Stadio Bentegodi per le gare di Champions League.
Nell’ultimo campionato disputato la società si è trasferita definitivamente nel capoluogo scaligero disputando le gare di serie A in uno stadio adiacente al Bentegodi messoci a disposizione dal Comune di Verona, dotato di un campo di gioco in erba artificiale di ultima generazione e tribune per tremila posti.
La nostra sfida dell’immediato futuro sarà quella di ampliare l’interesse e il numero dei sostenitori di città e provincia senza dimenticare le nostre radici.

Volete primeggiare anche fuori dal campo. Ci illustra l’impegno sociale del Bardolino Verona?.
Una squadra e una società come la nostra non deve avere come unico obiettivo primeggiare sul campo da gioco ma anche nell’impegno sociale. Le nostre atlete devono rappresentare anche un esempio per i più giovani ed essere impegnate nel sociale come testimonial di iniziative o associazioni a cui leghiamo la nostra immagine e quella delle giocatrici.
In questi ultimi anni sono innumerevoli le iniziative portate avanti, dalla campagna di sensibilizzazione alla donazione di sangue, all’adozione a distanza di una bimba per citarne solo alcune.

I 14000 spettatori al Bentegodi per la semifinale di Champions

Come vi state muovendo per la nuova stagione?
In primo luogo stiamo riconfermando le nostre atlete più rappresentative. Poi continueremo a valorizzare le giovani che sono uscite dal nostro vivaio, ed infine cercheremo di portare a Verona qualche atleta di valore che ci possa permettere il definitivo rientro tra le grandi del calcio femminile italiano.

La crisi economica rende difficile la gestione di una squadra di calcio femminile di serie A?
Nei momenti di crisi gli sport considerati minori, e lo sport femminile in particolare, sono quelli che ne subiscono per primi le conseguenze più pesanti. Anche per questo dobbiamo offrire ai nostri sponsor non solo la visibilità legata agli eventi sportivi ma anche l’aspetto sociale, un’immagine pulita, legata alla passione pura e al sacrificio, elementi che contraddistinguono da sempre le donne nello sport.

 
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