E’ come districarsi in un labirinto di ricordi confusi e dati confutabili quando si cerca di ricostruire la storia, cara al popolo oplontino, di “Maria la sposa”. Sembrava bastasse chiedere a qualche nonno di Torre Annunziata per svelare il mistero che avvolge la storia di questa giovane donna, ma anche lì la discrepanza di notizie non aiuta sulla buona strada della ricostruzione storica.

In soccorso giungono alcuni ritagli di giornale, conservati dal cultore Antonio Papa, già curatore del blog “Memorie torresi” e che colleziona quotidiani antichi riguardanti proprio la storia di Torre.
Da qui apprendiamo che la vicenda ebbe inizio nel 1939.

Il 29 dicembre di quell’anno, a causa di una intensa nevicata, due convogli si scontrarono nella stazione di Torre Annunziata centrale. Questa la notizia data dal giornale “La Stampa” dell’epoca:

  • Scontro ferroviario a Torre Annunziata – Un direttissimo investe un treno locale – 14 morti e 40 feriti – 29 dicembre 1939
    “Il treno straordinario per viaggiatori 4030 doveva, verso le 8 di stamane, dare la precedenza in stazione di Torre Annunziata centrale al direttissimo 88, proveniente dalla Calabria, senonchè – per difficoltà di manovra degli scambi a causa del gelo – fu invece stabilito di far proseguire il 4030  fino alla stazione successiva e di fermare il treno 88 nella stazione di Torre Annunziata Centrale. A tale scopo, al segnale di protezione della stazione lato Reggio Calabria era disposto ‘via impedita’. Ma il treno 88 non rispettava il segnale e proseguiva la corsa, investendo in coda il treno 4030, mentre questo si rimetteva in moto. In conseguenza dell’urto si debbono deplorare  14 morti e circa 40 feriti, di cui alcuni in condizioni gravi. Funzionari delle Ferrovie sono sul posto per procedere a una inchiesta”.

All’indomani del grave incidente avvenuto in stazione così veniva ripresa la notizia:

  • La sciagura di Torre Annunziata – Le salme visitate dal Ministro Host Venturi – 30 dicembre 1939
    “Le salme ed i feriti del disastro di Torre Annunziata sono stati oggi visitati dal Ministro delle Comunicazioni Host Venturi, accompagnato dal Prefetto, dal Federale e dal Podestà. Lunedì avranno luogo i funerali delle vittime e la cittadinanza prepara imponenti onoranze. Alle ore 16 il corteo muoverà dalla chiesa di San Pasquale a Torre Annunziata, dopo una funzione religiosa. Al corteo parteciperanno le rappresentanze delle Forze Armate, le autorità, il clero, le organizzazioni del Partito ed i parenti delle vittime. Nella piazza antistante il cimitero, il corteo sosterà e sarà fatto dal Segretario del Fascio l’appello dei caduti. Una Compagnia delle Forze Armate renderà gli onori alle salme”.

Parlando con alcune persone torresi che ancora ricordano quegli eventi, raccontano che la città tutta si mosse per le onoranze funebri e che a Torre ci fu un grande via vai di personalità. Il disastro ferroviario sconvolse tutta la comunità, che si strinse intorno ai parenti delle vittime con lo spirito di partecipazione e commozione a cui da sempre era incline la popolazione torrese. Nell’occasione intervenne a Torre anche il Principe del Piemonte, come riportato da “La Stampa”.

  • Lo scontro di Torre Annunziata – Il Principe visita i feriti – 1 gennaio 1940
    “Hanno avuto luogo le esequie delle trentuno vittime dell’incidente ferroviario di Torre Annunziata. Le salme (…) sono state collocate su otto autocarri del 10° Autocentro, che si sono diretti verso il cimitero locale. Il corteo era aperto dalla banda del presidio militare. Seguiva un battaglione del 31° Fanteria con bandiera ed altri reparti delle Forze Armate e 320 corone di fiori inviate da enti, autorità, famiglie e amici delle vittime: era in testa quella inviata dal Principe di Piemonte. (…)
    Il corteo, imponentissimo, era chiuso da una marca di popolo che seguiva le salme e che era schierato su due ali compatte lungo tutto il percorso”.

Nell’archivio online del “Corriere della Sera” si trova uno stralcio di un’intervista a Claudio Nico che riporta quanto segue:

  • L’impubblicabile intervista al Duca nominato Re – 6 giugno 1998
    “Non credo, purtroppo, che il disastro ferroviario in Germania sia il più grave tra quelli avvenuti in Europa. All’alba del 30 dicembre 1939, un espresso proveniente dalla Sicilia si schiantò, anzi penetrò, nella stazione di Torre Annunziata, all’interno di una tradotta militare piena di soldati che andavano in licenza. Io fui uno dei pochi superstiti. Fu un errore del macchinista che non osservò i segnali, abituato com’era a non trovare ostacoli sul percorso. I morti, indicati nei dati ufficiali, furono molti più di cento. Non dimenticherò mai l’ufficiale postale del treno investito, che sotto la mia vettura, con le gambe imprigionate dalla ferraglia, ammoniva, morendo, ‘Salvate le assicurate’”.

Ritornando alla storia di “Maria la sposa”, questo fu l’antefatto. Nel grave incidente, infatti, si narra che perse la vita anche una giovane donna calabrese, che si stava recando in viaggio di nozze col suo giovane consorte.
La sua salma fu deposta, insieme a quelle delle altre vittime, nel cimitero di Torre, nella cripta della Chiesa del Suffragio.

Leggenda narra che, dopo qualche anno, all’incirca negli anni ’50, lo spirito della giovane donna andò in sogno ad un abitante oplontino, pregandolo di darle degna sepoltura. In cambio, avrebbe portato fortuna alle giovani coppie che si fossero recate sulla sua tomba. L’uomo, colpito da tale sogno, ma deciso ad andare fino in fondo alla vicenda, raccolse un gruppo di donne e, dopo qualche giorno, si recò lì dove gli aveva indicato la giovane in sogno.
Con l’aiuto delle “comari”, scese nell’ossario della chiesetta cimiteriale e raccolse lo scheletro nel luogo indicato, lo vestì con un abito da sposa e lo ripose in una nicchia.

Nonostante le ricerche, così come sull’identità della fanciulla, anche su quelle dell’uomo e delle donne che lo hanno aiutato nell’impresa c’è mistero. Sul primo, alcuni affermano che era un commerciante di stoffe molto conosciuto in città, morto circa dieci anni fa all’età di 86 anni, ma nessuna fonte avvalora questa tesi. Anche sulle “comare” c’è riserbo assoluto e vani sono stati tutti i tentativi di cercare ragguagli, come se la cosa dovesse essere dimenticata anziché riproposta.

Tornando alla storia, la storia della fanciulla attirò in città da ogni dove numerosissimi curiosi, tanto che della vicenda fu costretta ad interessarsi la stessa Curia. Dalla nicchia, il corpo della giovane fu esposto in una teca di vetro e divenne meta di pellegrinaggio e, sempre secondo la leggenda popolare, le giovani ragazze vi si recavano con i loro consorti prima del matrimonio per avere la benedizione della sfortunata sposa.

Per grazie ricevute e per presunti miracoli, la tomba di “Maria la sposa” – il nome che fu dato alla fanciulla dal popolo oplontino – si riempì d’oro e di voti tant’è che fu depredato diverse volte.

Nel maggio del 1965,  come riporta sempre un articolo d’archivio de “La Stampa”, furono portati via dal sarcofago della fanciulla miracolosa circa cinque chilogrammi di preziosi, tutti ex voto in oro e brillanti, per un valore di circa 10 milioni di lire, provocando l’indignazione della popolazione oplontina e di quella dei comuni limitrofi. Erroneamente però, le cronache di quegli anni riportano che la morte della fanciulla avvenne nello scoppio dei carri di munizioni che rase al suolo parte del quartiere Porto il 26 gennaio del 1946.

Qualche anno più tardi, nel 1968, la Curia di Nola volendo frenare la risonanza che la storia di “Maria la sposa” stava riscuotendo in tutta la regione, vietò il culto alle spoglie della giovane fanciulla che, però, rimase lì, dove ancora riposa.

(Si ringrazia Antonio Papa per il prezioso contributo fornito per la realizzazione dell’articolo)

 
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