Venerdì scorso mi sono imbattuta il tre turisti francesi che cercavano spaesati gli Scavi di Oplonti. Erano finiti, sopraffatti da cantieri, sensi unici e strade interdette alla circolazione, in prossimità della Basilica, tra le bancarelle dei pescivendoli e dei fruttivendoli.

Erano barricati nella loro auto e, in una lingua incerta, chiedevano ad un parcheggiatore abusivo informazioni per raggiungere il sito archeologico, sventolando i depliant informativi con cartine vecchie e non aggiornate.

Mi sono fermata e ho cercato di dirigerli verso la meta, ma poi mi sono detta che sarebbe stato impossibile indicare loro la strada da seguire a modo di mimo che, visti i lavori in corso, li avrebbe portati tra i vicoli e vicoletti del centro storico… poco sicuri anche per un cittadino di Torre.

Ero come sempre di corsa, non avevo il tempo di accompagnarli fino alla villa di Poppea. Il senso di frustrazione per la loro condizione e lo sguardo fisso del mio accompagnatore, quasi come a richiamarmi ai miei doveri civili, mi ha fatto mettere da parte il malsano pensiero di andare via e col sorriso li ho invitati a seguirmi.

Mi sono messa in auto e abbiamo iniziato a percorrere le stradine strette del centro con l’occhio attento allo specchietto retrovisore per controllare che mi seguissero. Abbiamo attraversato piazza Nicotera, da lì il corso e poi su per lo Spolettificio.

Mentre guidavo mi chiedevo cosa mai pensavano quegli stranieri ritrovandosi tra quelle strade sporche e strette, dominate da palazzi fatiscenti e nugoli di bambini che inseguivano un pallone malconcio.
La loro auto proseguiva lenta tra le altre parcheggiate ovunque e si guardavano intorno quasi a chiedersi: “Ma dove siamo finiti?”

Raggiunta via Vittorio Veneto, siamo passati davanti corso Garibaldi, a cui genialmente hanno cambiato senso di marcia: per chi viene dall’autostrada non è più possibile svoltare per gli scavi, deve prendere qualche centinaio di metri prima, senza essere minimamente indicato, una traversina stretta per accedere in via Margherita di Savoia e da lì proseguire per il sito archeologico. Ovviamente auspicando l’aiuto della manna dal cielo per trovare parcheggio tra le auto degli avvocati diretti alla vicina sede giudiziaria.

Il Totem che indica l’accesso agli scavi si trova all’incrocio con via Sepolcri: praticamente per i turisti che arrivato dall’autostrada, il totem indica l’ingresso in un luogo inaccessibile con l’auto.

Mi sono sentita mortificata, vinta da tanta disattenzione verso chi può dar vigore alla nostra Torre. Mi sono chiesta lungo tutto il tragitto come si possa dare così poca attenzione alle indicazioni per raggiungere un luogo che è un volano dell’economia e della cultura locale. Sul perché della disinformazione totale, della mancata creazione di info point per i visitatori, dell’assenza di vigili urbani, di piantine cittadine presenti in vari punti così come nelle altre città del territorio. Mi sono chiesta, chiesta, chiesta…..

Arrivati agli scavi, insieme al mio amico, abbiamo scortato i malcapitati francesi fin nello spazio antistante la villa, li abbiamo invitati a parcheggiare all’interno e, solo quando hanno riconosciuto il sito, hanno abbassato il finestrino e col sorriso ci hanno rivolto un caloroso: “Mercì!”

(Foto di Paolo Borrelli)


 
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