A quattordici anni dalla sua morte, Torre Annunziata ricorda Raffaele Pastore: dalla solitudine iniziale alla ricostituzione del tessuto sociale disgregatosi sotto i colpi della malavita.

Una giornata ricca di appuntamenti questa del 23 novembre di 14 anni dopo l’uccisione del commerciante di mangimi, ucciso nel suo negozio di via Vittorio Veneto, per aver osato denunciare e fatto imprigionare chi gli chiedeva il pizzo sui suoi onesti guadagni.

La commemorazione è iniziata questa mattina con la deposizione sulla tomba di famiglia di una corona d’alloro da parte delle autorità cittadine. Il sindaco Giosuè Starita e l’assessore alle Politiche Sociali, Ciro Alfieri, davanti al picchetto d’onore della Polizia Municipale e al labaro della città, hanno presenziato al rito officiato da don Ciro Cozzolino, alla presenza della vedova Beatrice Pastore, dei familiari e degli amici di Lello.

Alla cerimonia religiosa è seguito il convegno sulla legalità organizzato presso l’istituto “G. Marconi”, a cui hanno partecipato gli studenti e alcune persone in prima linea nella lotta alla criminalità.
Nel primo pomeriggio, invece, nella sede del Palazzo Criscuolo, ha avuto luogo il convegno “La cultura per sconfiggere la Camorra” a cui hanno partecipato, tra gli altri, il neocommissario antiracket e antiusura della Regione Campania Franco Malvano, Anna Maria Torre, figlia di Marcello Torre, sindaco di Pagani ucciso trenta anni fa dalla camorra per volere di Raffaele Cutolo a capo della Nuova Camorra Organizzata, il procuratore capo della Repubblica di Torre Annunziata, Diego Marmo, il sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio, Beatrice Pastore, moglie di Raffaele, il presidente della “Casa della Solidarietà”, Amleto Frosi, e le autorità cittadine.

Un lungo dibattito sulle tema “camorra” e sul concetto di legalità, che ha visto i protagonisti esporre le proprie esperienze di vita e di lavoro, nell’ottica di iniziare un percorso unanime di ricostruzione di quel tessuto sociale che ha ceduto sotto i colpi della malavita.

“La crisi industriale prima, il contrabbando di sigarette e la ricostruzione post terremoto dopo, hanno causato delle profonde lacerazioni delle quali non si può imputare la responsabilità soltanto alla politica e ai suoi rappresentanti – ha commentato il primo cittadino Starita – che, del resto, sono espressione del territorio. La vera reazione alla malavita e l’unico modo per combatterla deve essere la ripresa dei propri ruoli da parte di tutti: politici, amministratori, cittadini. La tolleranza verso ogni forma di illegalità, dalle piccole cose che possono sembrare banali a quelle più gravi, va combattuta con ogni mezzo, ma soprattutto con la cultura”.

Molto duro l’intervento del procuratore Marmo che ha ricordato: “E’ inutile commemorare se non ci ribelliamo a questo stato di cose che, dopo 14 anni, è peggiorato anziché migliorato. Sono in ballo le stesse persone, gli stessi clan, nonostante si sono susseguiti arresti e condanne; l’unico modo per sconfiggerli è fare in modo che a loro non arrivi danaro, perché con quello entrano ovunque, spalancando ogni porta”.

A chiusura del convegno Amleto Frosi ha annunciato l’istituzione di un “Premio Raffaele Pastore” per gli imprenditori del territorio che si distinguono e operano nel rispetto della legalità. Simbolo del premio, la spiga, a memoria di quell’Arte Bianca che fece di Torre simbolo di operosità e laboriosità.

(Foto di Paolo Borrelli)

 
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