Rientra nella giornata di commemorazione, organizzata dall’Ente di Torre Annunziata, in onore del commerciante Raffaele Pastore ucciso dalla camorra quattordici anni fa, il convegno svoltosi questa mattina all’Istituto Tecnico “G. Marconi” sul tema della legalità.

All’incontro hanno partecipato le rappresentanze di istituzioni, forze dell’ordine, associazioni e chi ha avuto il coraggio di denunciare la malavita e i soprusi subiti, pagando chi con la morte, nel caso di Pastore, e chi vivendo ora sotto protezione, nel caso di “Garibaldi”.

E’ questo il nome in codice riportato dai dossier giudiziari dell’imprenditore del Polo Nautico che, la scorsa primavera, per non piegarsi al ricatto della camorra, denunciò un giro di estorsioni e fece arrestare alcuni individui mandati dai clan oplontini col compito di riscuotere il pizzo.

Il prezzo da pagare per difendere la libertà personale e la volontà di non dividere con chi non ne era artefici, i guadagni sacrificati di una vita dedita al lavoro.

E’ stato lui che, questa mattina, ha portato la sua testimonianza di legalità e di riscatto in quella gente di Torre Annunziata che vuole rinascere per condurre una vita sana e normale nei luoghi di origine. Denunciare anziché tacere, rimanere anziché scappare, continuare a lavorare anziché chiudere i battenti e cercare altrove di costruire una vita spezzata dalla malavita.

La sua testimonianza ha lasciato un messaggio di speranza ai giovani studenti oplontini che, dopo la testimonianza accorata di chi chiede solo di lavorare e portare a casa uno stipendio che gli consenta di vivere una vita dignitosa per sé e la sua famiglia, hanno aperto un dibattito sulle modalità di denuncia predisposte dalla Forze dell’Ordine per chi non vuole subire i ricatti della malavita.

Una platea che a tratti ha dimostrato di comprendere i reali problemi di chi vive a Torre Annunziata, ma che in altri casi ha mostrato un vuoto di conoscenza verso quei soggetti che, con le loro azioni, hanno iniziato una battaglia: quella ancora in corso per far prevalere la cultura della legalità contro quella dell’illegalità. Ben pochi, infatti, conoscevano la strada intitolata proprio a Pastore, quella che da Torre conduce alla vicina Trecase passando per il tribunale e l’uscita dell’autostrada Napoli – Salerno.

“La vita è solo una delle cose che è stata tolta a mio marito – ha commentato Beatrice Federico, moglie del commerciante assassinato – Gli sono stati tolti i sogni che nutriva e per i quali lottava tutti i giorni. A quei tempi c’è stata consegnata solo una triste storia di solitudine, dato che tra la gente non c’era nemmeno il coraggio di pronunciare la parola camorra”.

Circa un centinaio gli studenti che hanno seguito il dibattito animato dalla vedova Pastore, dal presidente dell’associazione “Casa della Solidarietà” che combatte il racket e l’usura sul territorio oplontino, Amleto Frosi, da alcuni delegati della Guardia di Finanza oplontina, e dalla preside dell’istituto e che ha visto come moderatore il direttore del tg del network “Metropolis”, Giovanni Taranto.

 
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