A Roseto Valfortore, piccolo comune dei Monti Dauni settentrionali confinante ad ovest ed a sud col Sannio beneventano, lo scorso 17 gennaio 2015 si è rinnovata la consolidata tradizione di festeggiare Sant’Antonio Abate (Qumans, 251 circa – deserto della Tebaide, 17 gennaio 357), famoso eremita egiziano che fu il fondatore del monachesimo cristiano ed è venerato dai Cristiani di tutte le Chiese, latine ed orientali, sia come potente taumaturgo, soprattutto contro l’herpes zoster (Fuoco di Sant’Antonio), sia come protettore degli animali domestici, dei macellai, dei salumieri, degli allevatori, dei contadini e del fuoco.

Secondo la retrospezione storico-sociologica fatta da don Michele Marcantonio (2007), il culto di Sant’Antonio abate e la contestuale accensione del fuoco in suo onore furono introdotti a Roseto Valfortore, nei primi anni del XVI secolo, da parte di un nucleo di provenzali provenienti da Vienne, dove si venerano le reliquie del santo qui traslate tra il IX ed il X secolo. Nel paese valfortorino costoro furono ospitati dal barone Bartolomeo III Di Capua, che era anche Principe di Riccia, dopo essere stati scacciati dagli Aragonesi dalla località Pagliarini, in agro di Roseto, nella quale si erano stanziati agli inizi del XV secolo ed avevano poi eretto, nel 1422, una chiesa in onore del santo abate egiziano nella confinante contrada Jacolaizzo (anch’essa nel territorio rosetano), presso la fontana Scattacavalli.

Inizialmente e fino ad oltre la metà del XIX secolo, il fuoco devozionale che si accendeva a Roseto Valfortore in onore di Sant’Antonio abate era uno solo e di grandi dimensioni. Esso trovava posto nell’attuale Piazza Bartolomeo III Di Capua, oggi al centro del paese, ma che allora era inedificata ed al di fuori delle mura. Intorno al 1860, a causa della rivalità tra le famiglie facoltose rosetane, i fuochi che venivano accesi in onore di Sant’Antonio Abate divennero due: uno dinanzi all’Arco della Terra, che collega la suddetta piazza alla Chiesa Madre di Santa Maria Assunta, ed il secondo di fronte alla Cappella della Consolazione, in Largo Croce. Col passar del tempo i fuochi si moltiplicarono in diversi punti del paese, insieme alla partecipazione popolare nel realizzarli, ed ad essi si aggiunsero intrattenimenti vari come musiche, canti, balli e la consumazione di prodotti tipici della gastronomia locale.

Per quanto concerne i festeggiamenti che Roseto Valfortore ha tributato a Sant’Antonio abate il 17 gennaio 2015, nella mattinata e nel pomeriggio sono stati preparati numerosi falò, da parte di diversi gruppi di persone, utilizzando la legna raccolta sei giorni prima (11 gennaio), nel corso di una giornata ecologica alla quale hanno partecipato anche i turisti. Dopo la Santa Messa delle ore 18, celebrata nella Chiesa Madre dal parroco don Antonio De Stefano, ha avuto inizio la processione della statua del santo abate che ha inizialmente attraversato le principali vie del centro storico, tra le preghiere ed i canti dei fedeli, guidati dal parroco, ed i brani musicali del complesso bandistico locale. Una volta giunta in Largo Croce, davanti alla Cappella della Consolazione, la processione ha incontrato i primi due falò accesi in onore del santo ed ha iniziato il suo cammino di ritorno lungo Via Roma, fiancheggiando altri falò accesi per lo stesso motivo, fino a giungere nell’ampia Piazza Bartolomeo II Di Capua. Qui la processione ha effettuato la sua ultima sosta prima del rientro del simulacro di Sant’Antonio abate nella Chiesa Madre. Durante tale sosta il parroco, oltre a tenere il suo discorso di preghiera, ha impartito la benedizione al falò acceso presso il Monumento ai Caduti ed agli animali. Dopodichè i festeggiamenti sono proseguiti fino a tarda sera con spettacoli e degustazioni di prodotti tipici della gastronomia rosetana presso i falò accesi, in gara tra loro.

Il presente fotoreportage è integrato dalle sottostanti sei immagini che raffigurano:
l’uscita, per la processione, della statua di Sant’Antonio abate dalla cinquecentesca Chiesa Madre di Santa Maria Assunta (foto n. 1);
la processione mentre attraversa il centro storico (foto nn. 2-3);
il suo passaggio in Via Roma, accanto ai fuochi accesi in onore del loro santo protettore (foto nn. 4-5);
l’accensione del falò di Piazza Bartolomeo III Di Capua, durante il discorso di preghiera del parroco don Antonio De Stefano e la benedizione degli animali (foto n. 6).

 
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