Culto e festa rosetana di Sant’Antonio abate
A Roseto Valfortore, piccolo comune dei Monti Dauni settentrionali confinante ad...
Il 20 gennaio 2018, terzo sabato del mese, a Roseto Valfortore, piccolo centro dei Monti Dauni il cui territorio è confinante ad ovest ed a sud col Sannio beneventano, si è rinnovato, come ogni anno, il tradizionale rituale dei Foche de Sant’Antone, falò devozionali preparati sin dalle prime ore del mattino in diversi punti del paese dai suoi abitanti, organizzati in gruppi, ed accesi in serata per rendere onore a Sant’Antonio abate, famoso eremita egiziano vissuto tra la metà del III e quella del IV secolo dopo Cristo, il quale fu il fondatore del monachesimo cristiano ed è venerato dai Cristiani sia come potente taumaturgo, soprattutto contro l’herpes zoster (Fuoco di Sant’Antonio), sia come protettore degli animali domestici, dei macellai, dei salumieri, degli allevatori, dei contadini e, appunto, del fuoco.
In sei casi tali falò sono stati fiancheggiati da originali creazioni artistiche realizzate con la legna da ardere e riproducenti i principali monumenti rosetani, anch’esse andate a fuoco, oppure da ricostruzioni sceniche di semplici luoghi (ad esempio il pagliaio Fiorillo) dove si svolgevano le attività contadine e casalinghe del passato, a loro volta popolate da figuranti in costumi d’epoca impegnati nelle loro parti di rievocazione delle stesse.
Preceduta dalla tradizionale benedizione degli animali, avvenuta intorno alle ore 17:30 nella centralissima Piazza Bartolomeo III Di Capua, l’accensione dei falò, che è stata accompagnata in ogni caso da canti, musiche e degustazioni di prodotti tipici della gastronomia locale, ha avuto luogo in serata dopo il passaggio dei componenti un’apposita giuria che, a partire dalle ore 18:30, accompagnati dal duo di fisarmonica “Intermezzo”, hanno visitato tutti i falò ed hanno poi stilato una classifica e premiato quello ritenuto più artistico, fantasioso, tipico e armonioso (categoria adulti e bambini), secondo i parametri stabiliti dal regolamento del concorso bandito dall’Associazione “Senza Confini” col patrocinio dell’ente comunale. Per quanto concerne i falò artistici, il primo premio è stato dunque assegnato al falò del pagliaio Fiorillo (u pagghjar Fiurill) che ha totalizzato 501 voti, a sua volta seguito da quello avente per tema la Piscina presso i mulini Capobianco, con 476 voti, e poi da quello riproducente la Fontana Grande. Tra i falò dei bambini è stato degno di nota, oltre che premiato, quello allestito nel III Vico mons. Sabetti, presso il quale i bimbi del posto, che avevano allestito ad hoc la scena con la Chiesa di Santa Maria, sono stati gli attori dello spettacolo avente per oggetto il matrimonio di Ppin e ‘Ciett.
Durante la serata di festa si è inoltre svolta nel centro del paese, dalle ore 20:30 in poi, una Sagra con piatti tipici della tradizione della cucina rosetana (pancotto, pane unto, soffritto, involtini di cotenna al sugo, salsiccia, coratella sotto la brace, fagioli e cotenna cotti nella tipica pignat). Il tutto è stato animato sia dal duo di fisarmonica “Intermezzo”, sia dalle danze popolari del gruppo “Ethnos”.
Il presente fotoreportage è illustrato dalle sottostanti sei immagini aventi per oggetto:
il falò allestito in Via Gianbattista d’Avanzo con la contigua ed artistica riproduzione lignea della Piscina situata presso i mulini della famiglia Capobianco, a valle del paese dauno (foto n. 1);
il falò ritraente la monumentale Fontana Grande di Piazza Umberto I, allestito in Largo Donatelli (foto n. 2);
la riproduzione dei pagliaio Fiorillo (foto n. 3);
il falò di Via IV novembre, spalleggiato dall’artistica riproduzione lignea della fontana di Piazza Giuseppe Ronca (foto n. 4);
il falò riproducente una fontana dell’agro rosetano ed allestito in Largo Fontana Vecchia (foto n. 5);
l’accensione del falò allestito dinanzi all’Istituto Comprensivo, unica scuola pubblica del paese (foto n. 6).
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