Come avviene ogni anno “ab immemorabili”, lo scorso 9 maggio a Vieste è stata solennemente festeggiata la sua protettrice, Santa Maria di Merino, con un affollatissimo e singolare pellegrinaggio a piedi verso l’omonimo Santuario, situato a circa 7 km verso nord e lungo la litoranea per Peschici, e due solenni processioni, tra le più suggestive della Puglia, che lo hanno preceduto al mattino e seguito in serata ed hanno interessato le principali vie e piazze del centro cittadino.

La preziosa e veneratissima statua lignea di Santa Maria di Merino, risalente al XV secolo, è probabilmente di scuola napoletana e rappresenta l’Annunziata nel momento in cui riceve il messaggio divino dall’Arcangelo Gabriele. Lo sguardo della Vergine è stupefatto ed invita alla preghiera per tutti i suoi figli, mentre la sua postura è caratterizzata dalla mano sinistra sul petto e dall’altra rivolta verso l’alto, per evidenziare la propria adesione al misterioso progetto di Dio per la redenzione del mondo.

All’interno della Concattedrale viestana, intitolata a Santa Maria Assunta in Cielo, la statua di Santa Maria di Merino, che presenta dorature seicentesche, è normalmente custodita, tra gli affreschi di San Giorgio e di San Ponziano, nella nicchia centrale dell’altare marmoreo settecentesco della cappella situata all’inizio della navata destra, che Le è stata dedicata dal popolo viestano nel XVII secolo, dopo che la medesima statua mariana rimase prodigiosamente illesa da un incendio, che in quel periodo si sviluppò nella sagrestia dov’era sino ad allora collocata, oltre che nella chiesa stessa.

Secondo la tradizione, il simulacro di Santa Maria di Merino sarebbe stato ritrovato sulla spiaggia di “Scialmarino”, un lungo ed ampio arenile situato a nord di Vieste ed antistante all’antica e scomparsa città di Merino, costruita nel luogo dove sorge oggi il Santuario intitolato alla protettrice viestana, che per tale motivo è meta del pellegrinaggio del 9 maggio di ogni anno.

Per quanto concerne la giornata di festa del 9 maggio 2014, essa è iniziata con l’esibizione in Piazza Vittorio Emanuele II, alle ore 7:30, dei due Complessi Bandistici viestani rispettivamente intitolati a “G. Cariglia” ed a “P. Rinaldi”. Alle ore 7:00 la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, ha avuto luogo nella Concattedrale, la quale era già stata addobbata a festa sin dallo scorso 30 aprile, all’inizio della novena, con uno scenografico trono a forma di conchiglia per la veneratissima la statua mariana, sistemato al centro e dinanzi all’altare maggiore, ed anche con drappi gialli, bianchi e celesti, arricchiti da dorature, che hanno abbellito l’intera navata centrale, ripetendo il motivo della conchiglia. Al termine della funzione religiosa mattutina e prima dell’inizio della processione, il popolo viestano ha tributato numerose preghiere e canti popolari dialettali, vero e proprio patrimonio della tradizione culturale locale, alla sua protettrice la cui statua era stata già collocata la sera precedente (8 maggio) nell’apposito sontuoso trono a baldacchino finemente intagliato, dorato e dipinto, che viene popolarmente detto “cassa” ed utilizzato nelle due processioni cittadine.

Intorno alle ore 8:50, la cassa contenente la statua di Santa Maria di Merino ed un reliquiario è stata condotta dai rispettivi confratelli all’esterno della Concattedrale per intraprendere il suo cammino processionale che, dopo aver disceso la scalinata, ha percorso, nel centro storico: Via Duomo; Via Vesta; Largo Seggio, dove è stata salutata dall’accensione di una piccola batteria pirotecnica; Corso Umberto I e Piazza Vittorio Emanuele II. Nel lungo corteo processionale la Madonna di Merino è stata preceduta: dalla Croce; dalle quattro confraternite viestane, con le loro insegne; dalla statua di San Giorgio martire, altro protettore di Vieste, che è stata portata dai rispettivi confratelli; dalle statue di Sant’Antonio di Padova e di San Giuseppe, entrambe condotte dai confratelli antoniani; da quella di San Francesco di Paola, condotta da altri confratelli di Santa Maria di Merino; da quella dell’Arcangelo Raffaele, portata da altri confratelli di San Giorgio; da quelle degli Arcangeli Gabriele e Michele, entrambe condotte da alcuni confratelli della SS. Trinità; dai due complessi bandistici viestani; dalle autorità locali col sindaco Ersilia Nobile; dal clero viestano, dai chierichetti e dai ministranti; dall’arcivescovo diocesano mons. Michele Castoro. Dietro alla Madonna di Merino hanno sfilato il baldacchino ed il resto dei fedeli.

Dopo aver assistito allo spettacolo pirotecnico della Marina Piccola e dopo aver percorso l’ampio e rettilineo Corso Lorenzo Fazzini, scenograficamente abbellito da luminarie ad arco, la processione ha raggiunto la Villa Comunale dove nel recinto ospitante “la Pietra della Madonna”, è avvenuto, poco prima delle ore 10, il cambio della cassa, vale a dire il trasferimento della statua di Santa Maria di Merino, appena incensata dall’arcivescovo, dal trono a baldacchino, posizionato su un apposito basamento al centro dell’area recintata, ad un altro più leggero e di minori dimensioni, posizionato su un secondo basamento più piccolo ed adiacente ad un lato del recinto murario. Il cambio della cassa, salutato da un ulteriore spettacolo pirotecnico, ha sancito la consegna al popolo di Vieste del simulacro della sua protettrice per condurlo verso il Santuario di Merino, a Lei intitolato, e di fatto ha segnato la fine della processione mattutina in pompa magna per le vie centrali della cittadina garganica.

A tale pellegrinaggio a piedi hanno preso parte numerosissimi viestani, residenti ed emigrati, che hanno accompagnato per tutto il tragitto ed a passo svelto la cassa contenente la statua della Madonna di Merino, rivolta dal lato del mare come per benedirlo. Il cammino è stato anch’esso accompagnato da preghiere e canti popolari dialettali ed è stato interrotto da alcune soste di preghiera in corrispondenza di altre “pietre delle Madonna”, salutate anche da spettacoli pirotecnici. Al km 3 i pellegrini l’hanno lasciato la SP 52 per Peschici, ed hanno svoltato a destra per condurre ed accompagnare la statua della loro protettrice lungo tutta la spiaggia di “Scialmarino”, dove secondo la tradizione fu ritrovata. Dopo aver percorso questo tratto di litorale viestano, i pellegrini con la cassa contenente la Madonna sono ritornati nuovamente sulla SP 52 fino a raggiungere, intorno alle ore 13, il santuario mariano di Merino, nei cui pressi è stata celebrata la santa messa all’aperto e sono stati consumati i pasti.

Intorno alle ore 16 i pellegrini viestani hanno intrapreso il cammino inverso verso la loro città, sempre a piedi, con la cassa contenente la statua della Madonna di Merino rivolta questa volta verso i campi, sempre in segno di benedizione. Avvicinatisi alla cittadina garganica, dopo aver effettuato un’ultima sosta dinanzi alla Chiesa di San Lorenzo, i pellegrini hanno rallentato di molto il loro passo in modo tale da raggiungere il centro in tarda serata, ai lumi di ceri e candele. Dopo il secondo cambio della cassa ha avuto inizio una seconda processione in pompa magna della protettrice di Vieste, analoga a quella mattutina, che ha riattraversato le suddette vie e le piazze ed è stata salutata dal popolo in festa, dall’accensione delle luminarie, dalle esibizioni di brani marciabili da parte dei due suddetti complessi bandistici e dallo spettacolo dei fuochi pirotecnici presso la Marina Piccola, prima del rientro nella Concattedrale.

Il presente fotoreportage si correda delle sottostanti otto immagini che illustrano:
- la statua della Madonna di Merino collocata nel caratteristico trono a baldacchino subito prima della partenza della processione dalla Cattedrale viestana (foto n. 1);
- la sua sfilata in Via Duomo (foto n. 2);
- il corteo processionale in Via Lorenzo Fazzini col simulacro del patrono di Vieste, San Giorgio martire, in primo piano, davanti a quelli degli altri santi (foto n. 3);
- l’arcivescovo diocesano Michele Castoro spalleggiato dal trono con la statua di Santa Maria di Merino (foto n. 4);
- il cambio della cassa (foto nn. 5-6);
- due momenti del pellegrinaggio dei viestani, con la loro protettrice, verso il Santuario di Merino (foto nn. 7-8).

 
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