Sabato 14 gennaio si sono svolti ad Ascoli Satriano, in provincia di Foggia, i solenni festeggiamenti invernali in onore del patrono San Potito martire, nel giorno del suo dies natalis vale a dire del suo martirio avvenuto tra il 160 ed il 180 d.C. ad opera dei Romani nel territorio di questo comune e precisamente nella località Mefite.

Secondo una leggenda in questo posto sprofondò nel fango un asino di un mulattiere di Tricarico il quale, non riuscendo a risollevarlo, lo privò del carico, lo uccise e gli tolse la pelle per venderla. Dopo aver pregato San Potito e percorso un tratto di strada, il mulattiere udì i ragli e vide venirgli incontro l’asino che aveva da poco soppresso e che nel frattempo era risorto miracolosamente.
Dopo avergli rimesso addosso la pelle, però al contrario, il mulattiere fu condotto dallo stesso asino sul luogo dove era sprofondato. Qui l’uomo scavò il terreno e ritrovò i resti mortali di San Potito martire che compose e trasferì nella sua Tricarico, dove poi furono venerate dai fedeli.

Una consuetudine oggi scomparsa era quella del pellegrinaggio degli ascolani nel luogo del ritrovamento del loro santo patrono dove si organizzava una processione e si faceva celebrare la messa all’aperto. A San Potito i cittadini di Ascoli Satriano chiedevano e chiedono tutt’oggi la protezione contro la siccità e l’abbondanza dei raccolti, oltre che migliori prospettive future.

L’altra consuetudine ancora oggi praticata è quella di preparare un asino di ferro e carta, montato su un carrello, carico di fuochi d’artificio e recante sul corpo la scritta “W San Potito”. Esso viene fatto esplodere la sera del 14 gennaio mentre sfila nella centralissima Piazza Giovanni Paolo II (già Piazza Cecco d’Ascoli) al termine della Santa Messa solenne nella vicina Cattedrale della Natività della Beata Vergine Maria, presieduta dal vescovo della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano che è attualmente mons. Felice Di Molfetta.

Prima dello “sparo del ciuccio” e subito al termine della solenne Messa nel duomo, ai fedeli viene fatto baciare un reliquiario d’argento contenente un avambraccio di San Potito che nel 1873 l’allora vescovo diocesano mons. Antonio Sena chiese ed ottenne dal vescovo di Tricarico mons. Simone Spilotros. Dopo aver baciato questa reliquia i fedeli, prima di uscire dal duomo, passano davanti al seicentesco busto d’argento del santo patrono, scolpito a Napoli e donato nel 1656 dai fratelli Potito e Tommaso Cologno. Il pregevolissimo busto del santo patrono ed il reliquiario del suo avambraccio sono normalmente conservati nella cappella della testata destra del transetto, mentre in occasione della festività sono esposti ai fedeli nella navata centrale presso l’arco trionfale, sulla destra.

Usciti dal Duomo i fedeli si portano nella vicinissima Piazza Giovanni Paolo II, dove assistono al momento clou della festa in onore del santo con:
• la liberazione dei palloni aerostatici multicolori e di quello gigante;
• lo “sparo del ciuccio” di cui si è già detto;
• gli spettacolari fuochi pirotecnici che illuminano a giorno la centralissima piazza, tra la gioia e l’applauso dei partecipanti.

Una seconda festa in onore di San Potito si tiene anche nel mese di agosto, per tre giorni, al fine di farvi partecipare gli ascolani emigrati. Mentre quella del 14 gennaio è essenzialmente religiosa, la festa patronale agostana ha una connotazione più popolare e prevede la processione del busto di San Potito per le vie cittadine nel primo giorno, la Messa Pontificale nel secondo giorno, mentre nel terzo ed ultimo giorno si ripete ciò che avviene il 14 gennaio, tra cui lo “sparo del ciuccio”.

Il presente fotoreportage, realizzato dall’arch. Michele Nardella di San Giovanni Rotondo, si compone anche delle sottostanti dieci immagini ritraenti rispettivamente:
• il seicentesco busto d’argento di San Potito martire, custodito nella Cattedrale di Ascoli Satriano (foto n. 1);
• il bacio del reliquiario dell’avambraccio del santo patrono da parte dei fedeli (foto n. 2);
• i gonfaloni del Comune e della Pro Loco di Ascoli Satriano (foto n. 3);
• la liberazione di uno dei palloni aerostatici multicolori (foto n. 4) in Piazza Giovanni Paolo II;
• la liberazione del pallone aerostatico gigante in onore del santo patrono, realizzato dalla ditta “Di Rella Aerostati” di Ruvo di Puglia (foto n. 5);
• lo “sparo del ciuccio” (foto nn. 6-7-8);
• gli spettacolari fuochi pirotecnici che concludono i festeggiamenti (foto nn. 9-10).

 
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Commenti (8)


  1. Storia, leggenda, fede, tradizione e spettacolo…c’è proprio tutto in questa festa che hai raccontato nei minimi dettagli e con il corredo di immagini significative, come sempre :-)


  2. Grazie Marcello. Ci ho semplicemente messo l’entusiasmo e la passione e questo è il risultato. Saluti.


  3. questa leggenda non la conoscevo – grazie michele :)


  4. Prego, Diana. Non si smette mai di scoprire antiche e curiose leggende, persino nei comuni del nostro territorio. A noi il compito di farle conoscere ed apprezzare ai lettori. Saluti


  5. Grazie Michele… mi fai scoprire sempre tante cose!


  6. Grazie Rosy, ne vedrai ancora delle belle nei miei prossimi fotoreportage, in giro per la Provincia di Foggia e non solo. Saluti


  7. Non vedo l’ora!

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