Il Teatro dei Ricordi è nato quasi per gioco nel 1994 dalla volontà di un gruppo di persone già impegnate in alcune associazioni di volontariato locale, con lo scopo di riscoprire e riproporre alcuni lavori o semplicemente la quotidianità della vita che scorreva nelle cascine e nei paesi della campagna Cremonese.

Le prime rappresentazioni sono state presentate come un teatro itinerante nel comune di Castelverde, andando a far rivivere l’atmosfera contadina proprio nelle cascine delle varie frazioni con lavori e momenti di vita tipici degli anni 50.

Lo slogan delle manifestazioni “Gheera ‘na volta” indica chiaramente “Cose del passato” che a nostro avviso non devono essere dimenticate ma anzi riproposte alle nuove generazioni affinché comprendano alcuni valori e modi di vivere che hanno contrassegnato la vita dei tempi passati.

Dopo alcuni anni di attività sul territorio Cremonese, il Teatro dei Ricordi è stato invitato a rappresentare i lavori con grande successo in numerosi comuni dell’interland Milanese e in Emilia.

I lavori raffigurati nella galleria fotografica vengono realizzati con attrezzi autentici dell’epoca così come la maggior parte degli “Attori” che rappresentano i lavori non improvvisano, ma ripetono perfettamente gestualità che fin dalla giovane età hanno imparato all’interno delle loro famiglie vissute nelle nostre cascine e cortili.

Ecco quindi raffigurati nella breve galleria alcuni lavori ormai quasi dimenticati: la sgranatura del granoturco, chi fa le scope con la saggina, chi batte il ferro per falciare, la sarta, il calzolaio, il materassaio, l’impagliatore, la pollaiola, chi impasta il pane, la polenta e il falegname.

 
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Commenti (7)


  1. Dalle tue immagini e dall’espressione di alcuni personaggi trasuda quella vena romantica e malinconica che appartiene al vissuto familiare di ognuno di noi. Grazie delle emozioni :-)


  2. Bel servizio Gianfranco!
    Belle riprese, ovviamente.
    Odiavo la sgranatura del granoturco. A sera avevo tutte le meni scorticate !!


  3. Grazie Ilice,
    veramente io pensavo che tu fossi troppo giovane per avere vissuto personalmente la “scartocciatura” del mais.
    Ma c’era anche di peggio, quando si andava a zappare e a cimare le piante.
    In compenso c’era tanta solidarietà e amicizia e nella cascina nessuno si sentiva isolato perchè in caso di bisogno poteva sempre contare sul’aiuto dei vicini.


  4. Noi non avevamo il campo, si acquistavano le pannocchie per la granella da dare alle galline e da sbriciolare per i pulcini in inverno.
    altro che geneticamente modificati !!
    Avevano una carne soda ed un sapore che………….ancora me lo sogno !!
    (o forse è solo perchè il pollo si mangiava solo in certe occasioni speciali )


  5. complimenti per le foto, ottima idea di Marcello di far emergere gli antichi mestieri, antichi mestieri di un tempo che grazie alle rappresentazioni fotografiche rivivono e mantengono un bellissimo pezzo di storia che dovremmo portare avanti sempre, una manualità che con i tempi attuali…ritornerà molto utile.
    complimenti a tutti.


  6. Grazie Davide, sono felice di avere attratto la vostra attenzione su un argomento che mi sta particolarmente a cuore ed al quale da anni dedico parte del mio tempo libero.


  7. Bellissimo reportage, complimenti.

    Ciao.

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