“Quello che vede è lo scheletro dell’imprenditore di una volta”, inizia così il colloquio con Carmine Carotenuto, il promotore del Polo Nautico di Torre Annunziata intorno al quale dall’inizio del 2000 si sono concentrate gran parte delle iniziative del territorio: da quelle imprenditoriali a quelle sociali, dalle ricreative alle sportive.

Un oplontino che ha promosso il nome della città in giro per l’Italia e per il mondo e che caparbiamente è riuscito a far investire sul territorio marchi eccellenti della nautica italiana, da Aprea Ferretti a Gagliotta, passando per Air Naval. E’ nella sua mente che si era delineato il progetto del Polo Nautico, che ha portato avanti fino allo stremo per poi arenarsi nelle piaghe del territorio.

“Ce ne andiamo perché qui non ci viene data la possibilità di lavorare – continua – andiamo ad investire altrove, lasciando il territorio per il quale ci siamo battuti e abbiamo lavorato tanto”.

“Forse si riferisce alla vasca di alaggio pubblica chiesta a gran voce dagli imprenditori del Polo? Alle infrastrutture inadeguate?” – gli chiedo incalzando. Non risponde, abbassa lo sguardo.

“Tutto l’entusiasmo che avevo è stato sommerso da una valanga di problemi e di ingiurie che mi sono state rivolte. Ho promosso il nome di Torre Annunziata al salone internazionale di Genova, a Dubai negli Emirati Arabi, a Valencia in Spagna e in tanti altri luoghi che, ormai, è inutile ricordare. Allora credevo nel progetto, ora non più!”

Una squadra di pallavolo, una cooperativa di associazione onlus operante nelle zone degradate della città, una rivista tutta dedicata al polo oplontino, sponsorizzazioni dei maggiori eventi in città, una fiera dell’usato nautico sul porto di Torre, per citare solo alcune delle iniziative alle quali ha legato il suo nome.

C’è ancora nella mente di molti il ricordo del varo del primo mega yacht creato nelle aziende del Polo: la sfilata di majorette che apriva il corteo, la banda musicale come nelle grandi occasioni di festa, il rinfresco per i curiosi e le personalità intervenute. Dalle dieci del mattino che era uscito dal cantiere, quel gioiello dal valore di 4 milioni di euro toccò l’acqua del mare alle 12 del giorno dopo, davanti allo sguardo attonito del committente messicano.

Già allora una serie di problemi, dalle strade strette e dissestate che cedettero al passaggio della mega barca ai capannoni abusivi che ne impedivano il passaggio, sembravano anticipare i disagi che si sarebbero incontrati lungo il cammino.

Tutti i fasti relegati nel bagaglio dei ricordi. Ora sono altri tempi, la realtà ha prevaricato l’entusiasmo e il sorriso ha lasciato il posto all’amarezza.

(Foto di Paolo Borrelli)

 
© Riproduzione Riservata
 

Nessun commento

Lascia un Commento