schola armaturarum

Una sinergia di idee e risorse a livello internazionale per la salvaguardia degli scavi di Pompei. E’ la proposta lanciata da Mary Beard, nota storica inglese e docente di cultura greca e romana all’Università di Cambridge.

La proposta è stata rilanciata sul “Corriere della sera” di oggi, attraverso un sondaggio sulla versione on line del quotidiano di via Solferino. Il sondaggio, al momento, vede nettamente in vantaggio la percentuale di lettori favorevoli al “patto internazionale”.

La studiosa, apprezzata editorialista dei principali quotidiani londinesi come “The Times”, sulla cui versione online cura un blog, ritiene in sostanza che sia impossibile per una sola nazione sobbarcarsi della spesa finanziaria che richiederebbe la messa in sicurezza del sito archeologico nella sua interezza. In un precedente editoriale sul “Daily Telegraph” (alcuni stralci sono riportati da Rainews24 qui) pubblicato all’indomani del crollo della schola armaturarum, la Beard aveva sostenuto che era “troppo facile accusare la negligenza delle autorità italiane”, considerando le “enormi quantità di denaro” necessarie alla gestione della città antica “con le sue case vecchie di 2000 anni”.

“Chiunque abbia fatto lavoro archeologico a Pompei – spiega Mary Beardconfermerà quanto siano d’aiuto le autorita’ italiane sul posto, e quanto vadano oltre i propri doveri, sia pure nel modo tipico del Sud Italia, per fornire le strutture di cui c’è bisogno. Il loro problema – conclude la storica – sono i soldi, e un’adeguata cura di Pompei è semplicemente al di la’ di quanto la maggior parte dei paesi possa permettersi, recessione o non recessione”.

Sull’ipotesi del coinvolgimento di privati, da più parti propugnata, la Beard è lapidaria: “Se la preservazione di Pompei è troppo per una nazione – taglia corto – è certamente troppo per una singola impresa privata”.

 
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