Quando seppi che ti avrei rincontrato all’Ufficio Stampa del comune ne ero insieme felice e un po’ turbata. Non sapevo come ci saremmo ritrovati dopo anni di assenza, di silenzio, nei quali era calato il sipario sulla nostra amicizia e stima reciproca. Di lì a poco le mie ansie si disciolsero. Mi accogliesti al mio ritorno col tuo solito sorriso abituale, con un abbraccio affettuoso e con un caldo: “Bentornata!” Sembrava non esserci mai persi di vista, che tutto quel tempo non fosse mai passato.

Ti illustrai spaventata i miei nuovi impegni lavorativi e ti chiesi, umilmente, di aiutarmi a rimettermi in sesto in un mondo che quando ne sei fuori ti dimentica presto. Mi desti una pacca sulla spalla e mi dicesti: “Ritienimi a tua completa disposizione, sono felice di ritrovare una vecchia e sincera amica in questo ambiente sempre pronto ad affondarti!”

Ti presi in parola e divenne routine, tutte le mattina, alle 9.00 in punto, telefonarti per sentire se c’erano novità. Quando non lo facevo eri tu a chiamarmi e irrompendo col tuo sorridente e solito “Buongiorno!” mi ricordavi di qualche conferenza stampa di lì a poco, dell’uscita di qualche bando, di qualche appuntamento che avevamo. A volte mi tiravi giù dal letto per intimarmi di correre perché c’era una protesta in atto, un’operazione della polizia, uno strano movimento sul porto e concludevi: “Tranquilla ho già le foto, pensa a raccogliere le notizie!” E poi….. valanghe di mail a tutte le ore, anche solo per chiedermi se avevo finito e se mi serviva qualcosa.

E quante volte, quando ti palesavo qualche idea da seguire per un approfondimento, mi prendevi in disparte e mi dicevi: “Piccerè nun è cos’! Stai a sentire zio Paolo. Stai buona!” Io, mi stringevo nelle spalle e davo retta al mio amico. Quell’amico che era diventato la mia ombra e al quale chiedevo di aiutarmi anche a sera tarda, di sabato, di domenica…sempre!

Già!… Ti trascinavo con me proprio ovunque. Quando mi spaventava l’idea di andare da sola in qualche posto, bastava che ti chiamassi per trovare un accompagnatore di estrema fiducia. E così ti ho coinvolto nell’entrare da clandestini nel Metropolitan abbandonato e frugare tra quelle macerie in cerca di particolari dimenticati; ad arrampicarti tra le strette scalette dell’organo della Basilica della Madonna della Neve per fotografare i marchingegni interni; a chiedere in giro per svelare i segreti di Maria La Sposa; a camminare col gelo tra le strade di Torre per chiedere alla gente di dirmi “Auguri Torre Annunziata” e tante altre stranezze che affrontavamo col sorriso e con l‘ironia di sempre.

Quando non ne potevi più di rincorrermi o di limitare le nostre peripezie mi intimavi: “Piccerè mo’ basta! Zio Paolo è stanco e tu sei mamma di famiglia!” e ridevi sornione, sapendo di aver colpito l’obiettivo.

Non potevo offrirti in cambio nulla, se non la mia stima. Tu lo sapevi e continuavi ad aiutarmi comunque. “La mia ricompensa è ritrovare con te il vero spirito di fare informazione” – mi ripetevi spesso. Le notizie erano diventate il nostro pane quotidiano: molte volte eri tu a propormi di seguirne alcune, mi presentavi sempre gente nuova e mi inondavi di materiale fotografico dicendomi: “Potrebbe servirti!” E…  insieme alle foto ci scambiavamo le emozioni, i pensieri, i dispiaceri, le preoccupazioni e condividevano le gioie e i dolori familiari, spesso senza avere il coraggio di guardarci negli occhi tanto erano per noi intimi quei pensieri.

La tua disponibilità fu ricambiata da certi amici con una pugnalata che proprio non riuscivi a mandare giù: ti era stata bloccata la pratica per diventare Giornalista Pubblicista perché “avevi cambiato bandiera!” – ti era stato accusato. Ma quale bandiera? Tu aiutavi chiunque venisse a chiedertelo, senza troppi se e troppi ma.
Ci stavi male per davvero!!!! Io ti chiedevo come potevi non correre da questa gente e vomitargli addosso tutto, andare incontro ancora alle loro richieste e non mandarli a farsi benedire. E tu pacatamente rispondevi: “Paola, capirai quando avrai la mia età che molte volte è meglio tacere!”

Quando ti era stato annunciato, finalmente!, il buon esito della tua pratica, avevi persino ripetuto più volte le foto tessera: volevi apparire al meglio su quel tesserino che ti era costato tanta amarezza e tanta sofferenza… grazie agli amici colleghi!

Ci siamo ritrovati con un sacco di progetti dopo l’estate e fiero mi hai mostrato un cartoncino bianco con impresso un numero di protocollo. Era il tuo atteso tesserino! Non era ancora pronto quello ufficiale, ma tu avevi comunque voluto uno provvisorio per mostrarlo ai tuoi, veri o presunti tali, amici con orgoglio. Davanti ad un caffè – me ne avrai offerto un migliaio perché, galantuomo com’eri, era una disonore lasciar pagare alle donne -  ci siamo raccontati delle nostre vacanze, dei nostri buoni propositi e di tutte le tematiche ancora da affrontare….come sempre Insieme!

Da allora….il vuoto incolmabile! Tra me e te, il mio grande amico, solo qualche telefonata e pochi messaggi e tanta tanta sofferenza!
Addio Paolo, avrai per sempre un posto speciale nel mio cuore!

(Foto di Paolo)

 
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