“Maria la Sposa” e l’emozione di scoprirla
La porta vetrata lasciava intravedere una flebile luce accesa, forse per vigilare...
E’ come districarsi in un labirinto di ricordi confusi e dati confutabili quando si cerca di ricostruire la storia, cara al popolo oplontino, di “Maria la sposa”. Sembrava bastasse chiedere a qualche nonno di Torre Annunziata per svelare il mistero che avvolge la storia di questa giovane donna, ma anche lì la discrepanza di notizie non aiuta sulla buona strada della ricostruzione storica.
In soccorso giungono alcuni ritagli di giornale, conservati dal cultore Antonio Papa, già curatore del blog “Memorie torresi” e che colleziona quotidiani antichi riguardanti proprio la storia di Torre.
Da qui apprendiamo che la vicenda ebbe inizio nel 1939.
Il 29 dicembre di quell’anno, a causa di una intensa nevicata, due convogli si scontrarono nella stazione di Torre Annunziata centrale. Questa la notizia data dal giornale “La Stampa” dell’epoca:
All’indomani del grave incidente avvenuto in stazione così veniva ripresa la notizia:
Parlando con alcune persone torresi che ancora ricordano quegli eventi, raccontano che la città tutta si mosse per le onoranze funebri e che a Torre ci fu un grande via vai di personalità. Il disastro ferroviario sconvolse tutta la comunità, che si strinse intorno ai parenti delle vittime con lo spirito di partecipazione e commozione a cui da sempre era incline la popolazione torrese. Nell’occasione intervenne a Torre anche il Principe del Piemonte, come riportato da “La Stampa”.
Nell’archivio online del “Corriere della Sera” si trova uno stralcio di un’intervista a Claudio Nico che riporta quanto segue:
Ritornando alla storia di “Maria la sposa”, questo fu l’antefatto. Nel grave incidente, infatti, si narra che perse la vita anche una giovane donna calabrese, che si stava recando in viaggio di nozze col suo giovane consorte.
La sua salma fu deposta, insieme a quelle delle altre vittime, nel cimitero di Torre, nella cripta della Chiesa del Suffragio.
Leggenda narra che, dopo qualche anno, all’incirca negli anni ’50, lo spirito della giovane donna andò in sogno ad un abitante oplontino, pregandolo di darle degna sepoltura. In cambio, avrebbe portato fortuna alle giovani coppie che si fossero recate sulla sua tomba. L’uomo, colpito da tale sogno, ma deciso ad andare fino in fondo alla vicenda, raccolse un gruppo di donne e, dopo qualche giorno, si recò lì dove gli aveva indicato la giovane in sogno.
Con l’aiuto delle “comari”, scese nell’ossario della chiesetta cimiteriale e raccolse lo scheletro nel luogo indicato, lo vestì con un abito da sposa e lo ripose in una nicchia.
Nonostante le ricerche, così come sull’identità della fanciulla, anche su quelle dell’uomo e delle donne che lo hanno aiutato nell’impresa c’è mistero. Sul primo, alcuni affermano che era un commerciante di stoffe molto conosciuto in città, morto circa dieci anni fa all’età di 86 anni, ma nessuna fonte avvalora questa tesi. Anche sulle “comare” c’è riserbo assoluto e vani sono stati tutti i tentativi di cercare ragguagli, come se la cosa dovesse essere dimenticata anziché riproposta.
Tornando alla storia, la storia della fanciulla attirò in città da ogni dove numerosissimi curiosi, tanto che della vicenda fu costretta ad interessarsi la stessa Curia. Dalla nicchia, il corpo della giovane fu esposto in una teca di vetro e divenne meta di pellegrinaggio e, sempre secondo la leggenda popolare, le giovani ragazze vi si recavano con i loro consorti prima del matrimonio per avere la benedizione della sfortunata sposa.
Per grazie ricevute e per presunti miracoli, la tomba di “Maria la sposa” – il nome che fu dato alla fanciulla dal popolo oplontino – si riempì d’oro e di voti tant’è che fu depredato diverse volte.
Nel maggio del 1965, come riporta sempre un articolo d’archivio de “La Stampa”, furono portati via dal sarcofago della fanciulla miracolosa circa cinque chilogrammi di preziosi, tutti ex voto in oro e brillanti, per un valore di circa 10 milioni di lire, provocando l’indignazione della popolazione oplontina e di quella dei comuni limitrofi. Erroneamente però, le cronache di quegli anni riportano che la morte della fanciulla avvenne nello scoppio dei carri di munizioni che rase al suolo parte del quartiere Porto il 26 gennaio del 1946.
Qualche anno più tardi, nel 1968, la Curia di Nola volendo frenare la risonanza che la storia di “Maria la sposa” stava riscuotendo in tutta la regione, vietò il culto alle spoglie della giovane fanciulla che, però, rimase lì, dove ancora riposa.
(Si ringrazia Antonio Papa per il prezioso contributo fornito per la realizzazione dell’articolo)
La porta vetrata lasciava intravedere una flebile luce accesa, forse per vigilare...
9 settembre 2011 15:31 / Commenta
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