L'ASD Orlandia'97 2011-2012

L’ASD Orlandia’97 partecipa al campionato di calcio femminile di serie A2 girone D. Dopo 4 partite ha collezionato sette punti.
Comuni-Italiani.it intervista Roberto Curasì, neo tecnico della società di Capo d’Orlando, comune in provincia di Messina.

Quali sono gli obiettivi per la stagione appena iniziata?
Stiamo cercando di assorbire la grande delusione per la retrocessione della passata stagione cercando, attraverso la riorganizzazione e l’incremento del nostro settore Giovanile, di allestire una squadra più competitiva possibile per cercare di riconquistare l’A1.

Roberto Curasi

Come è stata rinforzata la rosa?
La rosa è sicuramente meno assortita e forte rispetto alla passata stagione, vista la partenza di 5/6 titolari di notevole livello tecnico ed agonistico. Noi speriamo che sia il “gruppo” la nostra forza, con l’innesto di tante ragazze provenienti dal nostro settore giovanile.

Quali sono le squadre più forti?
Sicuramente Napoli e Res Roma lotteranno fino alla fine per la vittoria finale, ma dovranno comunque stare attente alle possibili outsider, tra queste penso ci possano essere Acese e Pink Bari.

Quelle più deboli?
Sicuramente le squadre ripescate dalla B dovranno impegnarsi tanto per disputare un campionato tranquillo, ma tutte credo abbiamo uguale possibilità di salvarsi.

E’ attuale il dibattito sul futuro del calcio femminile italiano o per dargli un futuro più vicino ai livelli raggiunti in Germania o negli USA. Vengono proposte sostanziali modifiche all’organizzazione delle società, verso il semi-professionismo e il professionismo. Qual è il suo giudizio?

ASD Orlandia'97 in campo

Credo che la via verso il professionismo non possa prescindere dalla sinergia con il calcio maschile. Io sono molto scettico, ma penso che sicuramente ci voglia comunque molta più professionalità, a cominciare dai vertici Federali, per riuscire a dare maggiore visibilità a tutto il movimento. Decisioni come quella di quest’anno, in A2, certamente non rappresentano la strada giusta da seguire. Bisogna limitare il divario tecnico tra squadre appartenenti alla stessa categoria, per assistere a partite più equilibrate, che finiscano con risultati meno tennistici di quelle attuali. Più che ad un cambio di denominazione, credo che le società debbano essere costrette a rispettare alcuni parametri tecnici ed economici, per essere ammesse a disputare i campionati di A2 o A1, e non ripetere l’errore che è stato commesso nel calcio maschile dove, l’iscrizione sempre crescente di tante società, accettate solo per far cassa, hanno portato ad un notevole abbassamento del livello tecnico ed al fallimento sistematico di molte società.

 
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