Si è spento, ieri sera, Giuseppe Viola, grande artista poliedrico oplontino che ha legato il suo nome a numerosi scritti poetici, umoristici e satirici.

I funerali, per volontà dei familiari, si stanno celebrando in queste ore nella chiesa di San Michele Arcangelo di Rovigliano dove il compianto, che di professione faceva l’architetto, ha curato i lavori di ristrutturazione post terremoto.

“Fino a trent’anni fa poeta e sognatore sono stato. In seguito sapete che è successo? Ad umorista so stato retrocesso. Il titolo l’ho perso quando ho scritto il primo verso Chi mi ha declassato? Ah, si , lo so è ‘a società che mi ha spoetizzato” – scriveva di se stesso il poeta Viola.

Amava decantare i suoi versi e lo faceva con una maestria tale che era impossibile non prestare attenzione alle sfumature che regalava ad ogni singola parola. Ogni verso uscito dalla sua bocca aveva un sapore particolare. Per ricordarlo nel migliore dei modi, di seguito, una sua poesia sulla Vita:

La vita è come
un rotolo di filo.
Quant’è luongo stu filo?
E chi ‘o ppo’ sapè’
Questo è il segreto eterno
Ca sape sulamente
‘o Pateterno.
Ce sta chi ce n’ha poco,
chi abbastanza,
chi parecchio.
Quann”o filo fernescia
si ferma il rotolo
e buonanotte al secchio.
Perciò, sentite a me
che ve grattate ‘a ffà?
E nun tuccate cchiù
ferri, amuleti e corni.
Nun ce sta nient”a fa’,
il filo non’è elastico,
chell’è ‘a lunghezza
e quelli sono i giorni.
Si vulimme fa’ fesso
‘o destino,
Nun putenno aumentà
giorni alla vita,
cercamme ‘e aumentà
la vita ai giorni.



Da vedere: Il Torrese

 
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