Secondo l’accezione comune essere ignorati – in politica – sembra sia peggio che essere criticati.

Da questo punto di vista, pertanto, dovremmo essere compiaciuti degli attacchi, dei distinguo e delle morbose attenzioni verso presunte motivazioni e ipotetiche ambizioni collegate alla nascita, alla presentazione ed alle prime proposizioni di “Centro Comune”.

Abbiamo, evidentemente, mosso qualcosa sia nel sistema politico cittadino che nel monolitico blocco di potere che governa la città.

Per taluni è scattato l’allarme rosso. Il primo obiettivo – rivitalizzare la discussione ed il confronto di merito –  è, quindi, stato raggiunto.

Ce ne rallegriamo, visto che non hanno saputo fare altrettanto alcune compagini politiche che, nel recente passato, hanno tentato di rompere il conformismo della scena politica torrese.

In una realtà che ha rischiato di essere cloroformizzata, passare inosservati è più che probabile. D’altra parte, è stato ignorato, persino e fortunatamente, l’annuncio di ricandidature: annuncio accolto dal gelo polare sia del partito proponente sia dell’opinione pubblica.

La verità è questa: la città è stanca del solito copione, di remake, di notti dei lunghi coltelli, di procedure oscure, di dibattiti in codice. Occorre una svolta anche in questo.

Per fortuna, questa storia imbarazzante si concluderà presto, allo scadere – ordinario o anticipato – di questo mandato; e pochi ricorderanno il frutto ingombrante di un lustro di malapolitica, da smaltire in un periodo quanto più rapido possibile.

Ma, in questi anni, ad essere ignorate sono state soprattutto le istanze della cittadinanza. Infatti, mentre si attendono ancora risposte serie alle problematiche che vive la nostra città, assenti anche nella discussione e nel confronto sul bilancio di previsione che sta per essere sottoposto al Consiglio Comunale, si continua nel balletto delle alleanze, nel valzer delle nomine, nel risiko delle poltrone: l’unica finalità è non schiodarsi dal potere.

Il ribaltamento del voto popolare, le clientele, l’incapacità, il mancato uso di risorse disponibili o a portata di mano un risultato l’ha prodotto: la maggioranza, gli uomini che la compongono  sono destinati a rimanere soli anche perché già male accompagnati.

Hanno divorziato da tempo dal compagno di viaggio più prezioso: il consenso popolare.

E non sembri un paradosso ma per rivedere la luce sarebbe ora di staccare la spina.

 
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